Salute

I nodi economici e scientifici del tabacco riscaldato

09
Novembre 2020
Di Redazione

Nessuna tassazione differenziata per il tabacco riscaldato, perché potenzialmente dannoso come le sigarette tradizionali. E’ stato questo il focus della conferenza stampa promossa dalla Senatrice di Forza Italia, Paola Binetti che ha visto la partecipazione di alcuni dei massimi rappresentanti delle istituzioni sanitarie italiane ed è stato moderato dal giornalista di Report, Giulio Valesini, che negli scorsi mesi ha condotto un’inchiesta proprio sui prodotti a base di tabacco riscaldato.

“Siamo qui per fare chiarezza su due aspetti molto importanti: il primo è legato alla diffusione delle fake news in ambito scientifico relative al tabacco riscaldato, l’altro è quello che fa riferimento alla grande differenza di tassazione tra questi prodotti e le sigarette classiche”, così ha aperto la Sen. Binetti che, nel corso dell’evento, ha anche chiarito l’obiettivo della sua battaglia politica: tutelare i consumatori e, in particolare i giovani, da ogni tipo di dipendenza. “Di decreto in decreto – ha specificato la Binetti – “abbiamo presentato emendamenti per aumentare la tassazione del tabacco riscaldato facendone una sorta di tassa di scopo, ma il Governo ci ha sempre detto no”. Secondo la senatrice, alla base della risposta negativa da parte dell’esecutivo vi è la grande forza della lobby del tabacco e dell’indotto delle attività sociali che mette in atto tanto da riuscire a “cancellare dalla mente delle persone le ingiustizie in materia di salute e di politica fiscale”.

Eppure, le proposte della Sen. Binetti si basano anche su ricerche condotte dal Prof. Spallone, Vice direttore del Centro di Ricerca CASMEF Luiss Guido Carli (anche lui presente alla conferenza stampa), che da anni conduce studi finanziati dalla British American Tobacco (BAT). Come risulta dallo stesso sito internet del CASMEF, inoltre, al momento sono due i progetti in corso tra il Professore e la multinazionale, uno con BAT Italia, l’altro con BAT Francia.

Non è un segreto che proprio BAT da mesi stia chiedendo un innalzamento delle accise sui prodotti a tabacco riscaldato per riequilibrare il mercato e rallentare il calo di vendite di sigarette che, come confermato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non più di un mese fa, è calato ad un minimo storico anche a causa dell’introduzione sul mercato dei prodotti senza combustione. La proposta di aumentare le tasse su questa categoria di prodotti è stata oggetto anche di una lettera al Ministro della Salute e al Ministro dell’Economia da parte della stessa multinazionale inglese, nonostante la presenza sul mercato italiano del loro prodotto a tabacco riscaldato "Glo". Iniziativa che aveva suscitato il plauso della stessa Binetti che aveva dichiarato "non si capisce perche' il governo debba rifiutare questo gesto di grande correttezza della Bat” (Dire, 7 aprile 2020).

Sorge quindi legittima la domanda se dietro alcuni studi non si celi una battaglia commerciale fra aziende. Del resto, è ormai risaputo come sia in corso una scontro a livello globale tra la British American Tobacco e Philip Morris sul futuro del settore tabacco.

In merito al coinvolgimento del Prof. Spallone e al finanziamento degli studi la Senatrice Binetti si è premurata di precisare che il suo intento – sul quale non nutriamo alcun dubbio – “non ha nessuna implicazione commerciale; la situazione è complessa e il più importante alleato, davanti al rischio di conflitto di interessi – che sempre si può palesare – è proprio il coraggio di porre i problemi in modo trasparente”. 

The Watcher Post era presente alla conferenza stampa e siamo intervenuti per porre delle domande ai relatori in merito a questi dubbi.

Come mai ci sono delle differenze di valutazione tra le Istituzioni italiane e quelle di altri Paesi, non ultima la Food & Drug Administration USA (di cui The Watcher Post ha scritto qui), rispetto al diverso grado di tossicità tra tabacco riscaldato e sigarette classiche.  

Sul tema delle evidenze scientifiche, è intervenuta la Direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS, Roberta Pacifici, che ha sottolineato come “l’FDA ha dato un parere relativo alla quantità delle sostanze tossiche emesse, che sono minori nel prodotto a tabacco riscaldato rispetto alle sigarette tradizionali, ma non ha assolutamente avallato che questo si traduce in una riduzione di rischio". Il problema evidenziato dalla Pacifici è che se l’ISS autorizzasse una comunicazione di questo tipo, al distratto pubblico generalista arriverebbe solo il messaggio che il prodotto è esente da rischi, quando invero la funzione dell’Istituto è quella di valutare l’impatto ultimo sulla salute del consumatore, e non comunicare che il prodotto contiene meno sostanze nocive e quindi il suo rischio potenzialmente ridotto. In sostanza, il consumatore non sarebbe in grado di comprendere l’espressione “prodotto a rischio ridotto”, confondendolo per un prodotto privo di alcun rischio, e pertanto non gli viene raccontata la realtà per quella che è, perché non verrebbe capita nella sua complessità.

A ribadire il principio di massima precauzione, è intervenuta anche la Direttrice della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Daniela Galeone, secondo cui “anche se venisse riconosciuto che le sostanze dannose sprigionate dal tabacco riscaldato sono inferiori, non sappiamo nel lungo termine quali possano essere gli effetti sul nostro corpo degli altri sistemi diversi dalla combustione classica, per questo non ci possiamo permettere di fare distinzioni”.

Dello stesso avviso anche Maria Sofia Cattaruzza, Vice Presidente della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB), che ha illustrato i dati relativi alla curiosità da parte dei giovani nei confronti di questi prodotti, affermando che la “SITAB e altri esperti hanno presentato al Parlamento europeo l’Italian Declaration per enfatizzare e favorire l’adeguamento di tassazione”.

Dunque, secondo i rappresentati intervenuti, il principio di massima precauzione dovrà essere seguito fino a quando non ci saranno studi che evidenzieranno anche nel lungo periodo gli effetti per la salute umana. Ciononostante, nel mondo, sono ormai molteplici gli studi che confermano già oggi una ridotta tossicità del tabacco riscaldato rispetto alle sigarette classiche, tra cui proprio l’FDA. Il punto però è capire come mai la valutazione italiana differisca da quella di altri paesi nel mondo, nonostante il dato sulla tossicità, a differenza di quello sul rischio ridotto, presumiamo debba essere abbastanza oggettivo: si tratta di misurare se produce più o meno sostanze tossiche.

Durante tutto il convegno non si è invece fatto nessun riferimento a possibili aumenti della tassazione delle sigarette, l’unico vero prodotto a rischio certo, che in Italia costa ancora molto meno degli altri Paesi europei e che provoca solo nel nostro Paese quasi 100.000 morti all’anno.  

E questo si che è un favore a big tobacco.

 

 

Salvatore Battaglia

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