Salute

«Donare il plasma per salvare le vite», la mission di Takeda

14
Aprile 2022
Di Alessandro Cozza

Perché è importante donare il plasma? «Perché i farmaci plasmaderivati rivestono un ruolo determinante nel trattamento di condizioni cliniche acute, gravi, rare e croniche», lo spiega Massimiliano Barberis, AD di Takeda Manufacturing Italia, l’azienda biofarmaceutica specializzata in questo segmento. Di recente l’azienda ha presentato il nuovo piano di investimenti 2021-2025, annunciando un aumento della produzione del 100% e 150 nuove assunzioni nei siti di Pisa e Rieti. E una mission è stata dichiarata con grande fermezza: bisogna consolidare ulteriormente la produzione di farmaci plasmaderivati, ma per farlo serve donare il plasma, cosa su cui l’Italia può migliorare.

Massimiliano Barberis

Il nuovo piano investimenti 2021 – 2025 di Takeda Italia prevede un impegno per 275milioni di euro in 5 anni. In che modo saranno investiti questi fondi nelle vostre sedi di Pisa e Rieti?
«Sono investimenti che puntano all’incremento della capacità produttiva e al miglioramento della tecnologia degli stabilimenti di Rieti e di Pisa. Dei 275 milioni di euro totali, 100 concorrono all’acquisto e all’installazione di nuovi macchinari per lo stabilimento di Rieti; 17,4 milioni invece sono indirizzati allo stabilimento di Pisa per la costituzione di una linea all’avanguardia destinata alla produzione di albumina e per la realizzazione di un innovativo laboratorio di Controllo Qualità. Ulteriori 180 milioni che serviranno a migliorare la sostenibilità ambientale, l’efficienza, l’infrastruttura e la sicurezza aziendale di entrambi i siti». 

La vostra azienda ha deciso di consolidare la produzione di farmaci plasmaderivati. Grazie a questi investimenti, di quanto sarà possibile aumentare la disponibilità?
«Il nostro obiettivo è quello di raddoppiare la capacità produttiva entro il 2025 per venire incontro alle esigenze di un sempre più alto numero di pazienti in Italia e nel mondo, spesso non trattati o non diagnosticati, con prodotti di grande qualità. Significa principalmente garantire ad un numero di pazienti in costante crescita terapie mirate, efficaci, necessarie, in alcuni casi salva-vita». 

In Italia c’è poca sensibilità verso questo tema. Ci può spiegare perché è importante donare il plasma?
«Quando si parla di donazione ci si riferisce per lo più a quella di sangue e solo in pochi sanno che è possibile donare anche il plasma. A partire dalla donazione di plasma occorrono circa 8-12 mesi prima di poter produrre un farmaco salvavita come l’albumina o le immunoglobuline. I farmaci plasmaderivati hanno dunque enorme rilevanza sotto il profilo etico e sociale: da un lato derivano da una risorsa per definizione limitata, la donazione di plasma umano, dall’altro rivestono un ruolo determinante nel trattamento di condizioni cliniche acute, gravi, rare e croniche quali: immunodeficienze primitive, emofilia e altri disordini congeniti della coagulazione. L’autosufficienza nella produzione di farmaci plasmaderivati rappresenta un obiettivo strategico per l’Italia. Il plasma raccolto dai donatori, in Italia, garantisce infatti una copertura del fabbisogno che arriva solo al 70%; una quantità non sufficiente quindi a produrre tutti i farmaci necessari. Per tale ragione, il restante 30% viene coperto utilizzando plasma raccolto all’estero, in particolare negli Stati Uniti, nazione che da sola soddisfa oltre il 60% del fabbisogno mondiale di plasma. Alla luce di tutto ciò, sensibilizzare e stimolare l’opinione pubblica a donare il plasma diventa cruciale. Il ri-equilibrio tra domanda e offerta di prodotti plasma derivati non si raggiunge in tempi celeri  e richiede un dialogo costruttivo tra tutte le realtà del settore, dalle Istituzioni, alle associazioni dei pazienti e dei donatori, alle aziende, per l’incremento delle donazioni di plasma sul territorio nazionale, promuovendo l’importanza della donazione e l’impatto sul benessere dei pazienti».

Questo piano investimenti è stato approvato dalla sede centrale di Tokyo, che ruolo ricopre Takeda Italia per l’azienda globale? È previsto nel prossimo futuro un piano di crescita aziendale?
«Presente in Italia dal 1982 con la sede commerciale di Roma, Takeda conta anche due siti produttivi, a Rieti e a Pisa dove ogni giorno circa 800 persone si dedicano alla produzione di terapie plasmaderivate. Entrambi i siti sono parte di un network mondiale composto da 8 stabilimenti. Takeda si attesta al 13esimo posto tra le aziende farmaceutiche del mercato italiano; all’11° per mercato ospedaliero. È un grande risultato, soprattutto se tenuto conto delle particolari aree terapeutiche all’interno delle quali operiamo. Il piano di investimenti poterà con sé anche una serie di ricadute sul territorio molto importanti: stiamo parlando di una crescita notevole delle assunzioni (circa 150 unità) e delle competenze che entreranno a far parte della grande famiglia Takeda». 

Cosa possono fare le istituzioni sia dal punto di vista della sensibilizzazione della cittadinanza, sia per favorire lo sviluppo del settore?
«La cura di diverse gravi malattie dipende in primo luogo dalla disponibilità dei cittadini a compiere un atto di generosità donando il plasma e poi dalla capacità dell’industria di trasformare il plasma in farmaco. Occorre quindi da un lato sensibilizzare le persone a donare e dall’altro lato lavorare con le istituzioni per attrarre più investimenti esteri in italia, favorendo la competitività del Sistema Paese su temi strategici quali: digitalizzazione, Industria 4.0 e sostenibilità».