Politica
Ursula 2.0: cosa significa la candidatura di von der Leyen per un secondo mandato
Di Federico Trenta
Finalmente, Ursula! Dopo settimane di voci di corridoio e indiscrezioni l’attuale Presidente della Commissione ha annunciato la sua candidatura per un secondo mandato alla guida dell’esecutivo europeo. “Una decisione consapevole” ha dichiarato von der Leyen, che ha sottolineato come “il mondo sia profondamente cambiato dal 2019”, quando l’ex Ministro della Difesa tedesca veniva indicata dal Presidente Francese Macron e l’allora Cancelliera Angela Merkel come successore di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione Europea.
Cinque anni dopo, con una pandemia alle spalle e un conflitto alle porte dell’UE, Ursula von der Leyen sembra avere la strada spianata per un secondo mandato in qualità di candidata del Partito Popolare Europeo, proiettato verso la vittoria alle elezioni europee del 6-9 giugno.
La decisione di von der Leyen era nell’aria già da tempo e sicuramente non arriva come un fulmine a ciel sereno, almeno tra gli addetti ai lavori. L’attuale Presidente è infatti a oggi l’unico nome proveniente dai partiti in grado di mettere insieme la maggioranza qualificata del Consiglio Europeo (55% degli Stati Membri che rappresentino il 65% della popolazione ndr) necessaria per la nomina, grazie al suo lavoro politico e diplomatico con i leader di schieramenti avversi e il patto con l’ex collega di governo e attuale Cancelliere tedesco Olaf Scholtz, pronto a supportarla per non dover cedere il posto da Commissario ai Verdi. Il pericolo di replicare quanto successo nel 2019 con Manfred Weber sembra dunque essere scongiurato.
Sarà invece il voto di conferma in Parlamento Europeo il vero banco di prova per von der Leyen, dove si verificherà la tenuta della cosiddetta “maggioranza Ursula” formata da PPE, S&D e Renew Europe. Se il PPE potrà infatti contare su circa 180 voti, l’ex Ministro della Difesa tedesco dovrà trovare altri 130 voti e spiccioli per riavere le chiavi del Berlaymont. Sono dunque fondamentali l’endorsement di Pedro Sanchez e il supporto di Emmanuel Macron, ma lo sarà altrettanto il rapporto sviluppato con Giorgia Meloni, che, in virtù dell’atteso calo di Renew alle urne, potrà garantire a Ursula i voti utili per passare indenne l’ostacolo Parlamento in cambio di un ruolo di peso per l’Italia nel prossimo quinquennio.
Un quinquennio che si preannuncia già molto diverso, quantomeno per le politiche che perseguirà. La crescita dell’ultradestra non dovrebbe avere effetti immediati sul voto per la Presidenza della Commissione per i veti incrociati sulla possibile coalizione auspicata da Matteo Salvini (PPE, ECR, ID ndr): praticamente impossibile una convivenza tra AfD e CDU-CSU in Germania, così come tra PiS e Piattaforma Civica in Polonia.
Ne avrà invece sulle geometrie partitiche che si formeranno all’interno del Parlamento sui singoli dossier, dove saranno molte le proposte che verranno approvate con una coalizione di centro-destra. Se ad oggi S&D, Verdi e Sinistra sono in grado di raggiungere la maggioranza con il supporto dei centristi, l’atteso calo di Renaissance in Francia e dei Verdi in Germania, renderà il PPE l’unico perno per ottenere i voti necessari. Ciò costringerà S&D e Renew a cedere su alcune posizioni per evitare che il PPE cerchi appoggio a destra, dove ECR e ID in forte crescita potranno far valere i loro voti in cambio di concessioni politiche.
Sarà dunque una maggioranza Ursula 2.0, con un programma meno sensibile alle sirene ambientaliste che hanno caratterizzato questo mandato e più attenta alle priorità storicamente vicine al centro destra: supporto all’industria e all’agricoltura, sicurezza e difesa. Il recente ritiro della proposta sui pesticidi è un primo segnale in questa direzione, nonché mossa da campagna elettorale.
La strada verso il secondo mandato sembra quindi spianata per von der Leyen, ma occhi puntati sul programma che la Presidente-eletta presenterà al Parlamento per il voto, dove Ursula 2.0 dovrà trovare un equilibrio per assicurarsi il sostegno della coalizione PPE-S&D-Renew, strizzando l’occhio a quelle forze a destra che potrebbero risultare decisive per il suo futuro alla guida della nuova Commissione Europea.