Politica

“Troppa grazia, Sant’Antonio!”. Alle comunali si chiede di ‘prevedere’ troppo. Le aspettative dei principali partiti e loro leader

02
Ottobre 2021
Di Ettore Maria Colombo

“Troppa grazia, Sant’Antonio!”. Il dato delle elezioni comunali e le eccessive aspettative dei principali partiti, leader e schieramenti politici

La cosa più curiosa delle elezioni comunali che si terranno il prossimo 3 e 4 ottobre (più gli eventuali ballottaggi 15 giorni dopo), è che non solo i principali partiti politici, i loro schieramenti, e ovviamente i loro leader, per non dire dei media (ma solo una parte dell’opinione pubblica, quella più avvertita, che legge i media), le vivono come una sorta di ‘giudizio di Dio’ che dovrebbe decretare cosa accadrà nei mesi – e, persino, anni – prossimi: il futuro del governo, quello di ‘Grande coalizione’ retto da Draghi, ‘chi’ andrà al Quirinale, con la conseguenza che le elezioni possono essere anticipate (maggio 2022) o tenersi, invece, a scadenza naturale, cioè nel 2023. Infatti, detta in modo brutale, se Draghi diventa Capo dello Stato, il rischio di elezioni anticipate c’è, se resta dov’è si arriverà a fine legislatura…

Alle elezioni comunali si chiede di ‘prevedere’ troppo dello stato di salute degli attuali partiti

Insomma, si potrebbe dire, come nel vecchio, e mai tanto attuale, proverbio, “troppa grazia, Sant’Antonio!”. A delle ‘semplici’ elezioni che riguardano una manciata di comuni in tutt’Italia (1200 su oltre 8 mila…) si chiede di ‘prevedere’ troppo e troppe cose tutte insieme. Il futuro della leadership di Salvini, dentro la Lega, scossa dai venti ‘moderati’ di Giorgetti e dei suoi.

Il ‘lancio’ della candidatura di Giorgia Meloni a premier del centrodestra. La perenne ‘vitalità’ del leader di FI, Berlusconi. O, ancora, la forza della leadership del neoleader del Movimento 5Stelle, Giuseppe Conte, eletto da pochi mesi a guida del M5s; la salda tenuta del segretario del Pd, Enrico Letta, sul suo partito e sull’intero centrosinistra (meglio noti, ormai, come gli ‘ex’ giallorossi).

Le aspettative dei partiti davanti alle elezioni

Ma non basta, ovviamente. In ‘ballo’ ci sono pure la tenuta della Lega, o il suo crollo, l’avanzata di Fratelli d’Italia, o il suo ‘fermarsi sul bagnasciuga’, la sopravvivenza (fisica e morale) di Forza Italia, all’interno del centrodestra. E, dall’altra parte, nel centrosinistra, il risultato che sarà ‘guardato’ e ‘letto’ in controluce: il buono, o meno, radicamento del Pd, la vittoria di Letta nel collegio uninominale di Siena, ma anche lo stato di salute dei partiti minori di centrosinistra.

Infine, sarà scrutato, con grande attenzione, il risultato dei 5Stelle, che rischiano di prendere percentuali da prefisso telefonico, specie al Nord, e la tenuta dell’alleanza giallorossa, dove si farà (in due sole grandi città, su sei, e in una regione) e se potrà ‘funzionare’ anche alle future politiche.

Per non dire della ‘tenuta’ del centrodestra e del fatto che, Salvini e Lega o Meloni e FdI che siano e primeggino nelle urne, debba diventare uno schieramento di ‘destra-centro’ o restare quel che, ancora oggi, è, un ‘normale’ centrodestra.

Sono pur sempre elezioni ‘comunali’: conterà, e pesa, l’astensionismo e le (tante) liste civiche

Ora, va bene tutto, ma si tratta pur sempre di elezioni comunali, in 20 capoluoghi di provincia (non pochi, di sicuro, ma neppure troppi su 120…) e, tra loro, in sei capoluoghi di regioni, importanti (sono le città metropolitane di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli, più la città di Trieste) e cercare di voler cogliere, a tutti i costi, ‘auruspici’ sul Futuro da queste elezioni comunali è troppo.

Inoltre, tutti gli istituti di sondaggi – nelle loro rilevazioni condotte fino a quando si poteva farle, cioè non oltre i 15 giorni antecedenti al voto – hanno notato, e fatto presente, un tasso di astensionismo molto più alto che in analoghe, recenti, rilevazioni del passato. Un dato che rischia di ‘sfalsare’ pesantemente le comunali.

Il centrodestra vince (o perde) se…

Il centrodestra ‘vince’ le elezioni comunali se riesce a imporre il suo candidato a Torino, Paolo Damilano, in prima posizione per il ballottaggio (anche perché è il più accreditato di una vittoria), conferma il sindaco uscente di Trieste, Dipiazza, e soprattutto, porta il candidato più imbarazzante che ha, Roberto Michetti a Roma, al ballottaggio, ma con ampio margine e, dunque, con buone possibilità di vittoria finale. Il ‘colpo gobbo’, infine, sarebbe quello di portare al ballottaggio anche il candidato di Napoli, Catello Maresca, oggi in caduta libera, mentre è fin troppo facile ‘prevedere’ la vittoria del candidato azzurro, Roberto Occhiuto, alle elezioni regionali calabre, come pure la vittoria a Trieste. Nessuna speranza, invece, per il candidato di Bologna, Battistini, e quello di Milano, Berardo, che rischiano l’eliminazione già al primo turno.

Il centrosinistra (o perde) vince se…

Il centrosinistra – come dice Enrico Letta – vince se conquista più di due città che già aveva, alle precedenti comunali (Milano e Bologna), mentre registrerebbe una “grande vittoria” se vincesse anche in almeno altre due città grandi (Napoli e Torino), che alle scorse comunali aveva perso (a favore del sindaco ‘arancione’ De Magistris la prima e della sindaca dei 5Stelle, Chiara Appendino, la seconda) mentre, ove mai portasse il suo candidato, Roberto Gualtieri, al ballottaggio, e questi avesse il cuore di vincere, potrebbe dire, né più né meno, di avere ‘trionfato’ con i suoi candidati (oltre a Gualtieri, Lorusso a Torino e Manfredi a Napoli), specie se la vittoria arrivasse già al primo turno, nel caso di Napoli. Infine, ove mai il centrosinistra dovesse ottenere il ballottaggio a Trieste, con Francesco Russo, e date per acquisite le vittorie di Lepore a Bologna e Sala a Milano (forse già al primo turno), certo si sentirebbe, sbagliando assai, la ‘prima’ coalizione del Paese. Viene data per scontata, invece, la – sonora – sconfitta del candidato Pd-M5s alle Regionali in Calabria, anche se, nel Pd, c’è chi, come il responsabile Enti locali, Francesco Boccia, crede possibile un ‘miracolo’ anche qui. Ovviamente, ogni risultato di lista, per il Pd, sopra il 20% sarebbe salutato a colpi di spumante (italiano) e anche buoni risultati delle altre liste, quelle più ‘di sinistra’.

I 5Stelle vincono (o perdono) se…

Infine, i 5Stelle. E’ evidente che un buon risultato delle liste del Movimento, specialmente al Nord (Milano, Torino, Bologna, Trieste), darebbe a Conte la spinta per affermare, in via definitiva, la sua leadership, mentre un loro cattivo risultato (sotto il 10%, per non dire fosse intorno al 5%…), ne metterebbe in crisi la ‘presa’ sul Movimento.

Certo è che, da queste elezioni, il centrodestra ha tutto, e solo, da perdere, il centrosinistra ha tutto, e solo, da guadagnare, i 5Stelle navigano a vista.

Una cosa, però, possiamo già dirla. Se il Pd, solo per aver vinto in quattro, o cinque, grandi città, crede di potersi ‘lanciare’ alla guida del Paese, in alleanza con i 5Stelle, si sbaglia, e pure di grosso. Questo è un Paese di destra e il centrodestra, solo smettesse di litigare, può vincere e governarlo.