Politica

Elezioni Abruzzo, Marsilio parla a Pescara. Prima vera prova per Meloni?

05
Marzo 2024
Di Giampiero Cinelli

Le elezioni in Abruzzo, in programma questa domenica, sono state caricate di significato dopo la vittoria del centrosinistra in Sardegna. Affermazione però con uno scarto sottilissimo, grazie al “campo largo”, e stavolta l’opposizione alla destra in carica nella regione, rappresentata da Marco Marsilio, è un campo larghissimo in cui ci sono Pd, M5S, Azione, Italia Viva, +Europa. Alleanza Verdi Sinistra, Sinistra e Democrazia Solidale, Partito Socialista Italiano e la civica Abruzzo Insieme. Una grande alleanza che vuole comunque dimostrare una cosa: che l’attuale governo non ha la maggioranza dei consensi tra la popolazione.

Insomma un’elezione territoriale interpretata come il primo vero banco di prova dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che dopo poco più di un anno di governo fa i conti con la difficoltà di temere insieme un corpo sociale, quello italiano, da sempre variegato e sfibrato dalla complessa fase storica, con al fondo le ormai strutturali difficoltà economiche, pur alleviate negli ultimi tre anni. Per questo la leader di Fratelli D’Italia oggi sarà in Abruzzo, prima a Teramo e poi a Pescara in Piazza Salotto, dove si svolgerà alle 18 il comizio di Marco Marsilio. Con lei anche Tajani, Salvini, Cesa e Lupi di Udc e Noi Moderati.

Ad ogni modo è difficile dire se nel caso dell’Abruzzo la personalizzazione, o la “nazionalizzazione” del voto, possa essere la strategia vincente, siccome Marsilio ha governato la Regione negli ultimi cinque anni e sa su quali punti battere il ferro, davanti a uno sfidante, Luciano D’Amico, molto radicato e identificato con il suo territorio, grazie alle esperienze da ex rettore dell’Università di Teramo ed ex presidente del Trasporto Unico Abruzzese (Tua).

La critica che si fa a Marsilio, infatti, è che non sia abruzzese, accusa già conosciuta a cui il coordinatore di Fratelli D’Italia in Abruzzo ha risosto: «Proviene da una famiglia abruzzese a cui, come a molte altre famiglie di questa regione, per motivi di lavoro è capitato di trasferirsi a Roma. Ma come tutte le persone che hanno a cuore le proprie origini, Marsilio è tornato nella sua terra. E’ più abruzzese lui di molti altri che qui hanno avuto la fortuna di crescere».

Nei sondaggi Marsilio è in netto vantaggio, con una media del 53%. Nel 2019 ha ottenuto il 48% delle preferenze ed è stato il primo candidato di Fratelli d’Italia a diventare presidente di Regione. Nel suo nuovo programma ha l’apertura di cantieri ospedalieri sfruttando le risorse del Pnrr, il miglioramento delle infrastrutture tra le quali le autostrade e le ferrovie, l’insediamento di nuove aziende per lanciare la ripresa del mercato del lavoro.

Luciano D’Amico, dal canto suo, sposa i temi sociali e di welfare proponendo la riduzione delle liste d’attesa nel campo sanitario, l’adeguamento della rete autostradale, il potenziamento del sistema ferroviario, l’insediamento di nuove aziende sul territorio per frenare la disoccupazione giovanile.

In questi giorni anche i leader del centrosinistra saranno in Abruzzo per sostenere i loro candidati, e ironia della sorte, stando a quello che dicono nelle fila di FdI, non si sono ancora presentati tutti insieme in un comizio, validando così l’idea che il campo largo, o larghissimo, sia solo un espediente. Tuttavia se questo poteva essere vero poco tempo fa, non è detto che continui ad esserlo anche nei prossimi tempi e man mano che la legislatura attuale va avanti. Non solo è più facile trovare convergenze a livello locale, ma anche dai palazzi del potere si fa strada la consapevolezza che l’unità delle forze alternative sia necessaria se si vogliono cambiare gli attuali assetti; ciò porterebbe addirittura Carlo Calenda a pensare che con il M5S si possa trovare un accordo. Difficile però credere che per Conte sia possibile farlo, ad esempio, con Matteo Renzi. Ciò che è certo è che al momento il perno è il Pd, forte del suo 13,8% in Sardegna e potenzialmente in grado di fare sponda sia con il centro, sia con la frangia pentastellata.

Una vittoria del centrosinistra in Abruzzo non aprirebbe ufficialmente la crisi di governo, ma quantomeno indurrebbe a riconsiderare alcune gerarchie nelle scelte e nelle linee, facendo avocare il diritto agli alleati della Meloni di far avanzare propri candidati nelle prossime tornata elettorali.