Politica

Reddito di cittadinanza e quota 100: primo ok dal Senato

28
Febbraio 2019
Di Redazione

 

Con 149 voti favorevoli, 110 contrari e 4 astensioni, l’Aula del Senato ha approvato mercoledì 27 febbraio il cd. Decretone, cioè il disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.

Il testo, che adesso dovrà passare alla Camera per la seconda lettura, ha subito delle modifiche in Senato. Ecco le principali novità: anzitutto, con le modifiche del Senato, vengono definiti una serie di obblighi che i cittadini stranieri appartenenti a Stati extra-europei devono adempiere al fine di rientrare nella platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Altra novità riguarda la procedura di selezione e di assunzione dei cosiddetti ‘navigator’, che avverrà previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome.

Regole stringenti anche per i divorziati: se la separazione o il divorzio sono avvenuti dopo il 1° settembre 2018, è necessario possedere un cambio di residenza certificato da apposito verbale della polizia locale. Il reddito invece sarà revocato – con obbligo di restituzione di quanto percepito – in caso di sentenza passata in giudicato per reati di associazione con finalità di terrorismo e di associazione di tipo mafioso. Le imprese che non sono in regola con le quote di occupazioni di lavoratori disabili non potranno beneficiare dell’incentivo di assunzione di un percettore di reddito; mentre sono previsti incentivi per le aziende che assumono, anche con contratto di apprendistato, i percettori del reddito. Ci saranno inoltre sanzioni molto dure per i datori di lavoro che impiegano in nero i percettori.

Grande attenzione del Senato anche al tema privacy: infatti il funzionamento del reddito di cittadinanza viene uniformato ai criteri fissati dal Garante Privacy, anche per quel che concerne il monitoraggio delle spese effettuate con la card. Inoltre, i percettori del reddito sono obbligati ad accettare un lavoro se lo stipendio è di almeno 858 euro; sarà avviata la condivisione dei dati (dati anagrafici, fascicolo elettronico aziendale, malattia, maternità ecc.) delle banche dati INPS con l’Ispettorato nazionale del Lavoro; ci saranno anche dei fondi (20 milioni per il 2019) per i lavoratori dipendenti dei call center; si prevede un periodo più lungo (da 5 a 10 anni) per a rateizzazione della pace contributiva, meccanismo sperimentale per il periodo 2019-2021 volto a consentire ai lavoratori in attività dal 1996 di riscattare tutto o in parte i periodi (massimo cinque annui) non coperti da contribuzione.

Adesso tocca alla Camera proseguire l’esame del provvedimento e già vi è un elenco di nodi da sciogliere nel corso della seconda lettura; tra questi: le risorse per le famiglie numerose e con disabili, i tagli alle pensioni dei sindacalisti, il riscatto degli anni di laurea. Vedremo cosa deciderà Montecitorio; intanto c’è tempo fino al 29 marzo per modificare e rendere funzionante al massimo il provvedimento chiave di questo Governo.

 

Fabiana Nacci

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