Politica

Pari opportunità, Roccella: libertà donne tema centrale per il governo

05
Marzo 2024
Di Ilaria Donatio

«Credo che abbiamo fatto per le donne, in un anno e mezzo, più di quanto sia stato fatto altre volte, in più tempo. Ma è soltanto un inizio. Questo è il primo governo guidato da una donna che sicuramente ha il tema delle pari opportunità e della libertà delle donne come tema centrale». Ecco il cuore dell’intervento che la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, ha fatto oggi durante la conferenza stampa “Pari opportunità, pari libertà – le iniziative del Governo Meloni”.

Tutte le battaglie di libertà a favore delle donne
Le battaglie delle donne, ha spiegato la ministra, «hanno piena cittadinanza nella destra perché sono battaglie di libertà, sia sul piano lavorativo che della sicurezza anche a livello familiare». E secondo Roccella – che si definisce «da sempre, femminista» – la destra avrebbe «più capacità di affrontare queste battaglie».

È una battaglia di libertà, per esempio, quella della «conciliazione tra vita e lavoro». È una battaglia di libertà il fatto che «le donne possano finalmente avere i figli che desiderano», perché tutte le statistiche e le indagini ci dicono che «le donne desiderano ancora due figli e poi non li fanno». Dunque, il problema che secondo la ministra esiste, è proprio la «mancanza di libertà nella realizzazione dei propri desideri». Ed «essere madri, e padri» secondo Roccella, «è il lavoro più socialmente utile che ci possa essere».

La legge contro la violenza: non solo repressione
Rispetto alla legge contro la violenza sulle donne, la ministra per le Pari opportunità e la famiglia ha spiegato che il governo ha «agito non tanto sulla repressione nonostante alcuni elementi della legge siano repressivi ma in chiave preventiva». Lo scopo era quello di «evitare che le situazioni di violenza si aggravino fino a diventare mortali». E dunque il governo è intervenuto all’inizio per «spezzare il circolo della violenza, dando tempi certi». Perché «fare una legge vuol dire anche creare un clima culturale, sollecitando una risposta da parte dell’opinione pubblica e di tutti quelli che operano nel settore. È una legge che, penso e spero, possa salvare delle vite», ha concluso.

Occupazione femminile e bonus mamme
Sul bonus mamme, poi, la ministra ha detto di aver «letto commenti assurdi: valuteremo se renderla strutturale, ma decontribuzione vuol dire soldi in tasca, in media 120-150 euro al mese: non so come si possa criticare una misura di questo genere che significa un concreto aiuto quotidiano».

Ha poi ricordato che il bonus era tra quelle misure – rivelatesi efficaci – con cui il governo ha ottenuto «un incremento dell’occupazione femminile» ed è «la prima volta che succede».

Non esistono bambini di serie B 
E alle dichiarazioni di Elly Schlein rivolte al governo Meloni, –  «Non possono continuare a ignorare e calpestare la dignità e i diritti di centinaia di bambine e bambini chiudendo gli occhi di fronte alla pluralità di modelli familiari che sono presenti nel nostro Paese» – la ministra risponde: «In Italia i bambini sono tutti uguali e hanno tutti gli stessi diritti: lo ha riconosciuto di recente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e, prima ancora, la Corte di Cassazione a sezioni unite: il nostro ordinamento, che il governo Meloni non ha modificato di una virgola» – prosegue Roccella – «è perfettamente in grado di assicurare ai bambini, non solo tutti i diritti ma anche il rapporto con l’eventuale partner del genitore biologico. Ci sono procedure semplici e accessibili che valgono sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali, e pieni diritti sono garantiti anche ai figli di genitori single». 

Dunque il tema, argomenta la ministra è che «non rispettare le leggi e le procedure indicate dalla magistratura (e non dal governo) può portare a contenziosi, come è evidente, e come dovrebbe sapere chi a sinistra ha sempre sostenuto che le sentenze non si discutono. Negare che i diritti dei minori siano pienamente garantiti nel nostro Paese, come hanno invece riconosciuto le corti italiane ed europee al massimo livello» – conclude la ministra – «non solo è una bugia, ma è anche giocare con la vita delle persone».

L’esempio francese e quello italiano
A margine della conferenza stampa, ai giornalisti che le chiedevano un commento sulla Francia, diventata il primo Paese al mondo a iscrivere esplicitamente il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in Costituzione, la ministra ha risposto: «La Francia ha una legislazione diversa dalla nostra. Non penso che mettere in campo argomenti divisivi per un Paese sia utile, comunque abbiamo una legge sull’aborto buona, equilibrata – la 194 – che si aggancia sul piano Costituzionale alla tutela della salute psico-fisica della donna».