Politica
Pnrr, Fitto: «Alcuni progetti non saranno portati a termine ma non perderemo i fondi»
Di Simone Zivillica
L’attesa è tutta per il ministro Fitto, che a sala già piena ancora si fa attendere, e non potrebbe essere altrimenti. È mercoledì 19 aprile. Il ministro si trova, infatti, a Montecitorio, a qualche centinaio di metri da piazza Venezia, per la discussione sulle dichiarazioni di voto per la fiducia al Dl Pnrr alla Camera. Il suo intervento è particolarmente utile in quanto, ci si aspetta, risponderà alle domande che più appaiono incalzanti da quando il governo Meloni ha preso in mano il timone del sistema Italia. Tra queste, molte sono centrate sul Pnrr e l’implementazione dei fondi europei, stanziati dopo la crisi pandemica ma prima dello scoppio della guerra in Ucraina, un fatto che ha cambiato radicalmente la faccia geopolitica ed economica dell’Europa.
La terrazza del palazzo storico delle Generali si affaccia su piazza Venezia e sull’imponente altare della Patria che, va detto, assomiglia a tutto tranne che a una gigantesca macchina da scrivere – specialmente da quassù. La sala, gremita di giornalisti, agenzie stampa, e pubblico, appare come un acquario da cui guardare bellezze di una Roma che dai vicoli del centro spesso ci si dimentica di omaggiare, anche solo con uno sguardo. L’occasione è quella di confrontarsi sulla messa a terra dei fondi del Pnrr destinati alla cultura e al turismo culturale. L’egida di Civita, che prende il nome dal borgo di Civita di Bagnoregio, salvato dallo sprofondamento grazie al primo esempio di partnership tra fondi privati e impegno pubblico, come ha ricordato il presidente dell’associazione Gianni Letta nei saluti di apertura – non potrebbe essere più a fuoco, anche solo per il motivo anticipato in apertura, ossia che si sta votando proprio in questi minuti la fiducia al Dl Pnrr.
“Laboratorio di idee, riflessioni e scambio di buone pratiche delle imprese, delle istituzioni degli operatori della cultura e dell’informazione, con l’obiettivo di promuovere la collaborazione pubblico-privato nella valorizzazione e promozione del patrimonio culturale italiano”. Si legge così nelle prime righe del manifesto dell’Associazione Civita, un modo in più per evidenziare quanto a fuoco sia stata la tavola rotonda di ieri, intitolata “Recovery Plan : le opportunità per Turismo e Cultura, un confronto sull’avanzamento del piano nazionale con il ministro Raffaele Fitto”.
Prima dell’intervento del ministro e dopo i saluti del presidente Letta, l’introduzione di Simonetta Giordani, segretario generale dell’associazione no profit che da 35 anni opera nel settore culturale, ha messo subito al centro il fulcro della trattazione: il connubio tra cultura e turismo nell’implementazione dei fondi del Pnrr. Di questi, il 3,5% del totale sarà dedicato alla cultura. «Un treno, questo, che sta passando treno e che è di quelli da non perdere, con l’obiettivo di riacquisire identità competitiva con il resto del mondo e colmare il gap con gli altri paesi, anche digitale» – così la Giordani nel suo intervento in apertura. A partecipare all’incontro, c’erano poi Nicola Maccanico, Amministratore Delegato Cinecittà SpA, Stefania Radoccia, Managing partner SLT e EY e Valerio Valla, Ceo dello Studio Valla che ha portato i risultati di un’indagine condotta su alcuni paesi europei e gli interventi nei diversi piani di resilienza. Infine, a moderare il dibattito è stato il giornalista del Tg1 Mario De Pizzo.
A cominciare da Gianni Letta, che ringrazia il ministro Fitto arrivato direttamente dalla discussione alla Camera sul voto di fiducia sul Dl Pnrr alla Camera, la discussione sulle terrazza Generali segnava una congiuntura particolarmente fortunata. Non poteva che essere così, ricorda Letta, in quanto Civita è nata proprio con il presupposto e l’obiettivo che la cultura sia motore dello sviluppo e della crescita. L’approvazione da parte dell’Ue del Pnrr, tra l’altro, è avvenuto proprio a Cinecittà – di cui Maccanico è rappresentante presente. «Questo – continua nella memoria storia Letta – rappresenta necessariamente un buon auspicio per il ruolo della cultura in questo piano per la ripresa e resilienza, nato all’interno il magico studio 5 a Cinecittà, quello di Fellini». Maccanico non può che cogliere i rimandi al cinema del presidente Letta, e infatti ci tiene a sottolineare che Cinecittà non è solo il passato di quando ,negli anni ‘60 Holliwood la scelse come alternativa alla California, ma anche il futuro per la realtà che rappresenta oggi: «una realtà solida economicamente e con prospettive di contenuti ben fondate. Cinecittà non è solo luogo di sogni, ma è anche l’infrastruttura giusta per realizzarli. Il Pnrr è l’occasione per mettere a terra questi sogni e realizzarli tramite la cultura di cui l’Italia è, oggi come ieri, alfiere e promotrice» – conclude Maccanico.
Dalla magia dei ricordi d’arte e di cinema del presidente Letta, si è passati poi ai numeri, freddi sì, ma non meno evocativi e soprattutto significativi, di Valerio Valla dello Studio Valla e di Stefania Radoccia di Ernst&Young. L’analisi presentata è utile a mettere bene in prospettiva gli impegni e i pesi specifici messi in campo da Ue e stati membri (nello specifico Portogallo, Francia, Spagna e Italia) per tracciare la ripresa dopo la pandemia. Le stime delle ricerche di E&Y sono state rispettate, dice la Radoccia: sono stati spesi il 50% dei fondi previsti nel 2021 e 2022. Un’accelerazione è necessaria perché altrimenti a questa velocità si arriverebbe a una decrescita dell’1% nel 2023 e di crescita solo lieve nel 2024. Al contrario, se l’impiego dei fondi sarà al 70% vedremo una crescita del Pil sia nel 2023 che nel 2024 in entrambi i casi oltre all’1%. «Gli investitori ci guardano e il Pnrr è l’occasione per mettere a terra progetti di modernizzazione del paese. Riuscire a farlo trasformerebbe l’attrattività del sistema paese per gli investitori, co nun ritorno di oltre 3 punti percentuali di Pil» – conclude la Radoccia.
Anche il ministro Fitto si concentra, nel suo intervento conclusivo, sulle differenze – oggettivamente sostanziali – tra i diversi Piani di ripresa. L’Italia è, con ampio margine, il paese che ha ottenuto più fondi, 220mld, per implementare il Pnrr. È seguita dalla Spagna che ne ha ricevuti 90, quindi la Francia quasi 40mld e il Portogallo circa 16. Anche l’Estonia, per esempio, ricorda Fitto, ha ricevuto fondi per il suo piano di ripresa, e ha già finito di allocarli sui progetti previsti, ma si parla di meno di un miliardo di Euro. I paragoni, quindi, danno certamente una giustificazione, se la si vuol chiamare così, all’Italia che non ne ha ancora spesi abbastanza e che rischia di dover cominciare a restituirli prima ancora di aver capito dove e come spenderli, ma in Europa siamo i soli ad aver avuto così tanti fondi da subito mentre in molti, oggi, stanno cominciando a chiederne altri per implementare altri progetti. Inoltre, non è intellettualmente onesto non ricordare – e infatti Fitto lo fa – che il Pnrr è stato pensato e disegnato all’indomani della pandemia da Covid-19 ma, ed è cruciale, prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Un fatto, quello della guerra che a distanza di più di anno stiamo continuando a vivere, che ha cambiato la faccia dell’Europa da tanti punti di vista. Su tutti quello geopolitico, ma anche quello economico, con gli aumenti netti dei prezzi dell’energia e delle materie prime che, necessariamente, hanno cambiato le carte in tavola per quanto riguarda dove c’è bisogno di fondi.
Ecco, il Pnrr in Italia ha le sue criticità, ma dal governo assicurano che il disegno di legge messo a punto per fargli fronte sarà all’altezza del compito richiesto. Nello specifico, sarà messa in funzione una cabina di regia che controllerà e gestirà tutte le fasi dalla selezione del progetto alla sua ultimazione. Inoltre, ed è questa la risposta che si aspettavano i più – giornalisti in primis – in sala, c’è un piano per non mandare persi i fondi che, come sarà probabile in taluni casi, non saranno impiegati. È previsto, dice Fitto, che i fondi del Pnrr saranno stanziati fino alla data ultima di giugno 2026, gli altri saranno redistribuiti sui piani di coalizione e sviluppo nelle finestre temporali che danno spazio fino a dicembre 2026 e tutto il 2030. Più tempo, quindi, per mettere in piedi tutti i progetti indispensabili alla ripresa del paese, dalla cultura alla digitalizzazione alla transizione ecologica fino alla riforma della pubblica amministrazione. Intanto, l’appuntamento è per mercoledì prossimo, 26 aprile, alle 16:30, quando il ministro Fitto sarà alla Camera dei deputati per riferire in aula sull’avanzamento dei lavori sul Pnrr.