Politica

Bill Gates a Meloni: «L’intelligenza artificiale sia nelle mani giuste»

18
Gennaio 2024
Di Giampiero Cinelli

È durato oltre un’ora l’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il fondatore di Microsoft Bill Gates, che ha lasciato Palazzo Chigi. Il confronto rientrava nell’ambito del ciclo di incontri sull’Intelligenza artificiale ed è stata un’occasione per fare il punto su uno dei temi principali dell’agenda del G7 italiano. A parte dell’incontro con Gates ha partecipato anche Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione AI per il Dipartimento informazione ed editoria, nonché membro italiano del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

Le osservazioni di Benanti

«Bill Gates, da tecnologo, ha soprattutto sottolineato i grandi vantaggi di ottimizzazione di alcuni processi che possono arrivare (il riferimento è all’Intelligenza artificiale). Per quanto riguarda i rischi, lui dice che è più importante che sia nelle mani giuste. Approcci differenti ha sottolineato Padre Benanti», il quale ha aggiunto: «Ho partecipato solo a un piccolo pezzo, in cui si parlava di AI e delle sfide che pone l’AI. Abbiamo qualcuno che ha fatto la storia di questo settore e abbiamo la presidente del Consiglio che ha espresso una serie di cose già dette nel discorso all’Onu e in occasione di altri discorsi. La cosa interessante è che si aprono spazi di dialogo».

L’approccio di Meloni

Sul tema dell’IA, il Presidente Meloni ha già avuto una serie di incontri con diversi leader e personaggi chiave a partire dal confronto con il Primo Ministro del Regno Unito Rishi Sunak, sia in occasione del vertice sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale che si è svolto a Bletchley Park lo scorso novembre sia nell’ambito della recente visita del premier britannico a Roma. Ma tutti ricordano anche i contatti tra Meloni ed Elon Musk, patron di Tesla, X e altro guru del Tech, che era presente all’evento di Fratelli D’Italia “Atreju”. La leader di Fratelli D’Italia si è confrontata anche con il fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, divenuto uno dei massimi esperti a livello globale dello sviluppo dell’Intelligenza artificiale.

Giorgia Meloni, insomma, mostra buone capacità di fare rete tra l’entità istituzionale e il mondo della grande imprenditoria digital-tech. Importante è capire la natura vera di questa serie di incontri. Se servono a capire meglio le implicazioni delle tecnologie innovative sul lavoro e sulla gestione della cosa pubblica o se l’intento principale è attrarre investimenti sul territorio. I due propositi certamente non si escludono a vicenda ed è ipotizzabile Giorgia Meloni li abbia toccati entrambi.

Bill Gates resta comunque in Italia poiché domani incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Le critiche dal PD

«La Presidente Giorgia Meloni sembra apprezzare gli incontri con le icone del mondo digitale. Ci auguriamo quindi che non si limiti a scattare selfie con Elon Musk e Bill Gates, ma che ascoltandoli capisca perché l’Italia non riesce a colmare il divario tecnologico globale e riesca a convincerli a investire nel nostro Paese», hanno dichiarato il Senatore Basso, vicepresidente della Commissione Trasporti e Innovazione Tecnologica del Senato e il Senatore Nicita, vicepresidente del Gruppo PD. Secondo i due, si tratterebbe solo di «Tech washing. Parlando in termini generici di innovazione digitale, le strategie concrete per competere in settori chiave come i semiconduttori, l’intelligenza artificiale e il quantum computing brillano per la loro assenza. Si tratta di ambiti fondamentali per il progresso tecnologico, la creazione di posti di lavoro e la crescita economica. Non possiamo permetterci di rimanere a guardare mentre il resto del mondo avanza».

IA e giornalismo

Paolo Benanti, interpellato dai giornalisti a margine dell’incontro, ha poi messo in guardia su come l’intelligenza artificiale condizioni l’ambito dell’informazione e di conseguenza della democrazia. Egli stesso in audizione in Commissione di Vigilanza Rai aveva detto: «Come Commissione vogliamo guardare che tipo di impatto può avere questa nuova forma di automazione in un settore specifico come quello dell’informazione e dell’editoria. Abbiamo voluto prima di tutto ascoltare i giornalisti, gli editori e i player tecnologici. Sono emersi tre grandi temi: il primo è la figura del giornalista, figura fondamentale per nutrire quella parte dell’opinione pubblica e tutto ciò che sostiene il funzionamento democratico. Ecco, oggi il giornalista potrebbe essere un elemento secondario nella produzione della notizia: potrebbero esistere redazioni senza giornalisti, e questa è la prima grande sfida. La seconda grande questione emerge su come sia possibile avere giornalisti in un contesto democratico, e questo avviene solo se il settore dell’editoria è capace a mantenere tutto questo. Infine c’è il ruolo giocato dai grandi colossi della tecnologia, che al momento non rispondono alle logiche degli editori. Qui c’è un altro settore che si apre, e le difficoltà sono grandi, perché sono soggetti molto grandi, internazionali, e tutto va valutato anche in base a quello che l’Europa sta decidendo con l’AI Act».