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25
Novembre 2023
Di Redazione

È sempre complicato commentare una settimana politica quando un caso di cronaca conquista l’attenzione di tutti e definisce il framework all’interno del quale ognuno si esercita nella sua parte. 

Si fa fatica a capire da dove si sia iniziato, chi sia stato il primo a “politicizzare” un fatto gravissimo e chi ne voglia trarre un vantaggio continuando a parlarne. 

Si fa fatica a capire il senso di proposte normative che andrebbero a sommarsi alla legislazione esistente, come se bastasse un qualsivoglia inasprimento delle pene a risolvere il problema, questo come qualsiasi altro derivi da un fatto di cronaca. 

Si fa anche fatica a capire come si leghi la parte con il tutto, come il caso singolo derivi da un determinato contesto piuttosto che un altro. 

Soprattutto, si fa davvero fatica a capire perché tutti, ma proprio tutti, si sentano in dovere di commentare qualcosa che meriterebbe un più profondo rispettoso silenzio. 

E’ una cosa che abbiamo scritto spesso negli anni e continueremo a farlo perché troppo convinti di quanto la pulizia del linguaggio sia uno dei principali fattori di concreto cambiamento. 

Perché non introdurre una norma che regoli i “30 minuti di introspezione” prima di un qualsivoglia comunicato/video/post/tweet di un politico? Fosse mai che…