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13
Ottobre 2023
Di Redazione

A meno di una settimana dal più grave atto di terrorismo e di guerra subito da Israele nella sua storia, sono ancora troppo forti le immagini delle atrocità per reagionare con freddezza. 

La questione Israele-Palestina è sempre stata materiale infiammabile in tempi di relativa pace, figurarsi ora dopo quanto accaduto e con la prospettiva di ciò che accadrà. 

Il mondo attende con il fiato sospeso la reazione israeliana, l’eventuale ingresso dell’esercito a Gaza per la liberazione degli ostaggi e il rischio dell’apertura di più fronti contemporaneamente: Gaza a Sud, ma anche Libano a Nord. Gli Stati Uniti hanno espresso vicinanza senza condizioni; alcuni Paesi Europei anche, mentre l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha assunto una posizione decisamente più cauta, se non equidistante. 

Come già fatto in altre occasioni, la Presidente Meloni non ha lasciato spazio ad un grammo di ambiguità. La posizione del Governo italiano è chiara e rappresentata plasticamente dal suo incontro con la Comunità Ebraica di Roma. 

Anche il Parlamento si è espresso, ma non ci sentiamo di biasimare il fatto che non si sia giunti ad una Mozione unitaria. Pur nella condivisione del sostegno di fondo a Israele, è comprensibile che i partiti abbiano voluto affermare le loro sfumature, peraltro in un clima decisamente meno fratturato che in altri Paesi europei. 

Duole rimarcare ancora una volta che chi sta offrendo lo spettacolo peggiore è il circo mediatico dei talk show. In nome di non si sa quale par condicio – una delle parole più masticate fino a perderne il significato nella storia del latino – si sta ricreando lo stesso meccanismo già visto con la pandemia e la guerra in Ucraina. 

Se c’è chi parla delle misure contenitive e dei vaccini, andrà rappresentato chi è contro (“sì vax” contro “no vax”); se c’è chi condanna l’aggressione della Russia all’Ucraina dovrà esserci chi difende le ragioni di Putin (“anti-putiniani” contro “putiniani d’Italia”). 

Ma perché? Ma quando mai si è sentito il bisogno di rispettare questa equidistanza completamente falsata, foriera solo di produrre i “nuovi mostri”, gli “animali da talk show” con relative liste di proscrizione? 

Ma possibile che nemmeno di fronte alla sofferenza più evidente si riesca ad immaginare una conversazione utile più a comprendere che ad eccitare gli animi? 

Non faremo nomi perché ci siamo ripromessi di non dare mai spazio all’oppio dei popoli del Terzo Millennio (ci perdonino Marx e tutte le religioni), ma ognuno potrà fare le associazioni mentali che ritiene. 

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