Esteri

Russia-Ucraina, è guerra. La sicurezza europea è a rischio

24
Febbraio 2022
Di Barbara Caracciolo

«A brutal act of war» lo ha definito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Il miracolo dell’ultima ora non c’è stato e l’attacco russo, smentito più volte, alla fine si è concretizzato all’alba di oggi. Inizia la guerra. Le prime esplosioni sono state fra le 4 e le 5 locali nelle grandi città ucraine, a Kiev e a Kharkiv. Obiettivi iniziali aeroporti ed infrastrutture militari, per neutralizzare immediatamente la reazione ucraina. I bombardamenti hanno preso di mira nelle ore successive anche altri centri del Paese in quello che da subito si è rivelato un attacco concentrico, pianificato, preparato da tempo. Da nord, dalla Bielorussia, i tank avanzano in territorio ucraino mentre a sud, sul Mare d’Azov, sono state prese di mira Mariupol, snodo strategico fondamentale fra il confine russo e la Crimea, e Odessa, dove la base della flotta ucraina è stata annientata. Lo strapotere militare di Mosca si è materializzato anche dai cieli e ha incontrato poca resistenza. Il Governo di Kiev parla di alcune decine di vittime, numerosi feriti e parecchi dispersi ma i numeri della Cnn sono ben più elevati.

La puntata di “A View from Italy” con Piero Fassino con focus sulla crisi russo ucraina

Per ora è troppo presto per fare la conta ma sembra fuori di dubbio che non si tratterà di una “guerra intelligente” con obiettivi esclusivamente militari. Non esistono conflitti senza morti, anche e soprattutto fra i civili. Nelle prossime ore, invece, sarà più agevole capire se il Cremlino si fermerà all’annientamento delle forze ucraine o se l’invasione e l’occupazione saranno complete. Nel frattempo il Donbass, che inizialmente sembrava l’obiettivo prioritario di Putin, è rimasto relativamente silente. I primi bombardamenti nelle zone contese dell’est sono iniziati a metà mattina ma sono stati meno violenti rispetto ad altre parti del Paese. Gli scoppi comunque hanno provocato il panico: strade deserte, abitanti chiusi in casa, quei pochi che ancora non hanno abbandonato i villaggi vicini al fronte dei separatisti. La sensazione è che la guerra vera e propria, in questa regione sudorientale, dove i combattimenti proseguono ininterrottamente dal 2014 e hanno già provocato 14 mila vittime, sopraggiungerà a breve e che in qualche giorno tutta l’area cadrà sotto il controllo russo. La gente è sgomenta e non ha più speranza: da otto anni vive sotto le bombe, non crede in Mosca e non crede in Kiev. Aspira semplicemente alla pace e invece vede inasprirsi la guerra.

Le reazioni della comunità internazionale sono state sostanzialmente unanimi nel condannare l’invasione ma al di là delle solite frasi di circostanza, che in questo momento sanno tanto di condoglianze, la sensazione è che Putin abbia la strada spianata e che l’Ucraina per il momento sia stata lasciata completamente sola.

«L’ipotesi più probabile è che Vladimir Putin, sferrando l’attacco all’Ucraina, voglia installare a Kiev un governo amico, per scongiurare il grande rischio di adesione del paese alla Nato, rischio che tra l’altro era inesistente perché non si sono le condizioni essenziali», è stato il commento questa mattina dell’ex capo di stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica Vincenzo Camporini facendo una prima analisi di quanto sta avvenendo in Ucraina. «Al momento – sottolinea – abbiamo l’evidenza di un attacco diretto delle forze armate russe a quelle ucraine, alle sue installazioni e in particolare alle capacità aeronautiche. E questo, almeno nelle intenzioni russe, dovrebbe fiaccare la capacità di resistenza ucraina per indurla a comportamenti più consoni alle aspettative di Mosca». Meno chiari al momento gli obiettivi dell’attacco. «Possiamo ipotizzare che il desiderio sia quello di installare un governo amico – ribadisce Camporini, che poi aggiunge: anche perché se invece l’idea è quella di prendere il controllo del territorio, avere la garanzia di non avere ostacoli sul terreno è molto complicato. Controllare il paese non sarebbe facile e non sarebbe poco costoso poiché la popolazione ucraina non nutre simpatia verso Mosca». Dunque, conclude «Putin non può sperare di controllare il territorio senza mettere in conto una guerriglia logorante».

E mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello affinché i cittadini ucraini donino il sangue, il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi è in queste ore riunito in Consiglio dei ministri e nel pomeriggio è previsto alle 16.30 un Consiglio supremo di Difesa con il presidente Mattarella. Domani, invece, si terrà una prima informativa con i presidenti dei gruppi parlamentari.