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Oltre Istanbul: la Türkiye come crocevia delle origini cristiane

26
Dicembre 2025
Di Elisa Tortorolo

Per il pubblico italiano la Türkiye resta spesso un binomio: Istanbul e Cappadocia. Ma la strategia turistica del Paese, sempre più orientata a destagionalizzare, aumentare la spesa media e distribuire i flussi nelle regioni interne, spinge in un’altra direzione. Nel 2024 la Türkiye ha superato i 62 milioni di visitatori e i 61 miliardi di dollari di ricavi e nei primi 9 mesi del 2025 ha già accolto oltre 50 milioni di turisti. Numeri che confermano quanto il turismo sia diventato un pilastro tanto della politica economica nazionale, quanto del racconto identitario del Paese.

In questo scenario cresce anche lo spazio per il turismo religioso e spirituale, che è insieme domanda reale e strategia. Opera Romana Pellegrinaggi (ORP) ha presentato a Roma, l’11 dicembre 2025 nella Sala degli Imperatori del Palazzo Apostolico Lateranense, i propri itinerari in Türkiye nell’ambito dell’incontro “1700 anni dalla celebrazione del primo Concilio di Nicea”. Durante l’evento, organizzato in collaborazione con l’ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Türkiye, la direttrice Zeynep Selvi ha ricordato che la Turchia è «terra di accoglienza e condivisione», ribadendo che la collaborazione con Opera Romana Pellegrinaggi «mira a sottolineare il forte spirito di unità e fratellanza tra i nostri popoli» a conferma che l’obiettivo non è soltanto la promozione turistica, ma una forma di relazione istituzionale che lega territori, memoria e diplomazia culturale.

Il primo fulcro del turismo religioso in Türkiye è İznik, l’antica Nicea, tornata centrale quest’anno per il 1700° anniversario del Concilio del 325. In un passaggio storico segnato da tensioni regionali e competizione di narrative, Nicea funziona come destinazione-simbolo: ecumenismo, identità cristiana delle origini, stratificazione tra Oriente e Occidente. ORP aggancia esplicitamente questa ricorrenza alla propria proposta, trasformando un anniversario religioso in un’occasione di mobilità, relazioni e racconto internazionale. A rafforzare ulteriormente questa centralità ha contribuito anche il fatto che Papa Leone XIV abbia scelto proprio la Türkiye come prima missione apostolica internazionale del suo pontificato, con una tappa chiave del suo viaggio proprio a İznik, dove sono stati numerosi i momenti esplicitamente improntati al dialogo ecumenico.

Un’altra zona ricca di spiritualità è quella egea, dove la fede si innesta su un patrimonio archeologico vastissimo. Il percorso delle Sette Chiese dell’Apocalisse Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea – è uno degli esempi più solidi di “geografia spirituale” capace di spostare i flussi fuori dai circuiti saturi e di attrarre viaggiatori interessati a storia, biblica e paesaggio.

Qui entra in gioco anche la leva UNESCO, a cui la Türkiye affida una parte importante della sua reputazione internazionale. Nel 2025, infatti, Sardi e i Tumuli di Bin Tepe sono entrati nella Lista del Patrimonio Mondiale, consolidando l’idea di un Egeo non solo balneare o archeologico, ma strategico per itinerari culturali di lungo periodo e fuori stagione. 

Un’altro modo di vivere la Türkiye immergendosi in esperienze dedicate allo spirito è attraverso i cammini, dove il viaggio è sia fisico, sia interiore. Antalya non è soltanto riviera: la Via Licia e il Sentiero di San Paolo, due rotte lunghe e riconosciute, permettono di unire natura, rovine e memoria storica in un formato perfetto per la bassa stagione. È anche il tipo di prodotto che, dal punto di vista economico, distribuisce reddito lungo la filiera territoriale, perché vive di ospitalità piccola, servizi locali e accoglienza dei pellegrini.

Infine, c’è la Türkiye che sorprende davvero: Mar Nero e Anatolia profonda, dove la dimensione spirituale diventa anche narrazione civile. I pellegrinaggi sulle orme di don Andrea Santoro, sacerdote romano ucciso a Trabzon nel 2006, portano in primo piano itinerari “fuori mappa” rispetto ai grandi flussi, includendo la traiettoria da Trebisonda a Costantinopoli con passaggio per Nicea e, in altre proposte, Urfa come soglia verso la Mesopotamia. In termini turistici significa rendere accessibili aree che senza mediazione organizzativa resterebbero marginali per il pubblico europeo, in termini politici significa offrire una cornice di senso a luoghi che, altrimenti, l’immaginario collettivo assocerebbe solo a instabilità o distanza.

Il turismo spirituale integra e supera l’idea della Türkiye come Istanbul, mongolfiere, Cappadocia, baklava e islam perché porta contenuto, stagionalità più lunga, una domanda meno volatile e sollecita riflessioni profonde sulle origini del continente europeo, indossolubilmente legate alle radici cristiane della nostra cultura. Per la Türkiye è un modo di trasformare patrimonio e geografia in vantaggio competitivo attraverso un canale ad alto valore, in cui cultura e spiritualità diventano anche lettura del presente: dei rapporti tra Ankara e l’Europa, della diplomazia culturale, e di un Paese che prova a raccontarsi oltre le sue due immagini più esportate.