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Giovani: cosa temono, cosa vogliono. Ecco il Rapporto alla Camera

10
Luglio 2023
Di Giampiero Cinelli

Potersi formare ed entrare nel mondo del lavoro più facilmente, con indipendenza economica e una casa propria, in un Paese che sia più attento alla transizione ecologica e digitale e in cui siano garantiti maggiori diritti civili e sociali. Queste, in una frase, le aspirazioni e i desideri dei giovani raccolte dall’organizzazione e centro studi per le future generazioni “20e30”, che ha presentato, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, un Rapporto sullo stato delle politiche giovanili dall’inizio della legislatura.

Le cinque maggiori aree critiche che appaiono di maggiore interesse per i giovani, e per le quali loro fanno richieste, sono il diritto allo studio e orientamento al mercato del lavoro, la disoccupazione e lavoro povero e precario, il fenomeno dell’eco-ansia, molto diffuso tra gli under 35, gli impatti su salute mentale e sull’economia di una società più inclusiva verso le persone LGBTQ+, la regolamentazione del mercato degli affitti per i giovani e offerta di immobili più accessibile.

Diritto allo studio

Per quanto riguarda il primo capitolo del diritto allo studio, lo studio ha rilevato che il 12,7% dei ragazzi in Italia abbandona precocemente la scuola dell’obbligo. La permanenza agli studi in un Paese con un numero di laureati fra i 25 e i 34 anni molto basso (siamo la penultima nazione nella classifica dell’Unione Europea) appare pertanto prioritaria. Secondo gli analisti una strada percorribile per migliorare l’accesso allo studio può essere quella di seguire da un lato gli esempi europei dove il costo dell’università è completamente gratuito o estremamente irrisorio (Austria, Finlandia, Norvegia), non gravando di conseguenza sugli studenti e sulle loro famiglie e, dall’altro, migliorare l’accesso al cosiddetto prestito d’onore.

«Allo stesso modo, non può essere trascurato che negli ultimi anni le risorse destinate alle borse di
studio stiano tornando a crescere, grazie ai finanziamenti per il diritto allo studio universitario come
anche sostenuto recentemente dal Ministro Bernini. In questo settore appare indispensabile, al fine di migliorare l’efficacia del sistema universitario, individuare e applicare i Livelli Essenziali di Prestazioni in modo da ridurre le disuguaglianze», si legge nel rapporto.

Mercato del lavoro

L’Italia è il terzo paese dell’Unione Europea con la percentuale più alta di disoccupati tra i 15 e i 29 anni nel 2021 (circa 23% rispetto alla media UE del 13%) e detiene il primato negativo di giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione, ovvero i Neet che sono pari al 23,1%, la percentuale più alta a livello EU (valore medio 13,7%). L’anno scorso sono stati 243.000 i giovani usciti dall’Italia e non più rientrati a causa di migliori condizioni di lavoro e di conciliazione vita lavoro.

Fermo restando la ben nota necessità di aumentare la produttività delle imprese, favorendo quadri normativi e di welfare aziendale che vadano a vantaggio delle condizioni economiche dei lavoratori, e considerando la possibilità di un salario minimo, che in Germania ha migliorato le retribuzioni e la produttività senza ridurre l’occupazione, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel marzo del 2023 ha aperto alla proposta della Cgil sulla settimana corta, individuando la possibilità di riflessione sul tema. Preso atto che questa norma non necessita interventi legislativi e che con le regole oggi vigenti in Italia si può già avviare una sperimentazione è evidente però che il ruolo del legislatore possa aiutare questi percorsi, riconoscendo incentivi, fondi o sgravi fiscali, favorendo la produttività al limite orario. Il governo, differentemente dalle opposizioni, appare contraria invece al salario minimo e favorevole ad un incremento della contrattazione collettiva, oltre a favorire un mercato del lavoro più flessibile congiuntamente a una diminuzione del carico fiscale.

L’eco-ansia

Per “eco-ansia”, secondo Treccani, si intende: “la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali”. Su 300 persone intervistate, il 38% degli intervistati dichiara di stare soffrendo o di avere sofferto di sintomi di eco-ansia nel presente oppure nel passato e il 46% non esclude di subirne in futuro, sostenendo di ricevere quotidianamente notizie su disastri legati al cambiamento climatico, influenzando negativamente la loro percezione di futuro. Per quanto piccola, la consultazione vanno nella medesima direzione dei dati individuati nel sondaggio svolto dal WWF Italia e da EMG Different sul tema dell’eco-ansia, le cui risposte sono state raccolte alla vigilia dello Sciopero Globale sul Clima.

Come fa notare il rapporto, «attualmente l’Italia è particolarmente indietro in merito al tema dell’eco-ansia e in generale ad approntare strategie per combattere la crisi climatica. Oltre alla necessità di intraprendere strade di approvvigionamento energetico che evitino esternalità ambientali di lungo periodo negative interessi, è necessaria la tutela della biodiversità e la lotta alla crisi idrica».

LGBTQ+

«La discriminazione comporta effetti negativi su salute, capitale umano, lavoro e performance
aziendale. Con riferimento alla salute, una società più inclusiva avrebbe importanti ricadute positive sulla salute delle persone LGBTQ+ nel nostro Paese, sia per quanto attiene al rischio di stress e depressione, sia
per quanto attiene alle minacce e alle violenze ricevute. Con riferimento al capitale umano, una società più inclusiva migliorerebbe il livello di istruzione e, sul lavoro, si andrebbe ad incidere sulla produttività e sulle scelte occupazionali con un forte impatto sulla nostra economia, in un ordine di grandezza stimato di circa l’1% di aumento del PIL. In Italia, nonostante gli appurati benefici economici, le politiche di diversity management orientate ad includere il personale LGBTQ+ sono poco diffuse. Secondo un’indagine condotta da Istat e Unar del 2019, solo il 5.1% delle imprese italiane con almeno 50 dipendenti ha preso una qualche misura per l’inclusione delle persone LGBTQ+. All’incirca il 79% delle aziende, infatti, dichiara che non è mai emersa la necessità di adottare alcuna misura».

Durante il governo Draghi, precisamente il 5 ottobre 2022, l’ex ministra per le Pari Opportunità e la
Famiglia Elena Bonetti, ha presentato in Consiglio dei ministri la Strategia nazionale LGBTQ+
2022-2025, elaborata attraverso un processo di condivisione e dialogo con Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), per prevenire e contrastare le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Spetterà al nuovo governo darne attuazione, nonostante ci siano ancora alcune resistenze interne.

La proprietà e il caro affitti

Le politiche pubbliche in questo ambito sono da valutare con particolare attenzione, per evitare effetti
indesiderati che possono addirittura essere controproducenti: se da un lato i prezzi degli immobili per
uso abitativo sono in diminuzione, gli affitti hanno seguito una tendenza opposta. Si è deciso dunque
di dividere il problema tra proprietà e locazione.

Con riferimento alla proprietà, si riscontrano forti asimmetrie nella possibilità di acquistare un immobile con aumento della disuguaglianza intergenerazionale. L’età non è l’unico fattore ad incidere sull’acquisto di una casa, considerato che, a parità d’età, il tasso di proprietà per le generazioni precedenti era maggiore: una spiegazione importante è da riferirsi ai salari reali più bassi. Tale aspetto, insieme al minor capitale, poca o nessuna storia creditizia e una bassa stabilità finanziaria, genera difficoltà di accesso ad un mutuo, passaggio fondamentale per il processo di acquisto di un’abitazione. Una riduzione delle barriere di accesso al mutuo, però, rischia di inflazionare i prezzi del mercato immobiliare e ci sono state esperienze passate negative in tal senso (come il periodo precrisi immobiliare del 2008 ha dimostrato). Il problema va dunque risolto affrontato nella direzione di un miglioramento delle condizioni lavorative dei giovani per garantire capitali e stabilità finanziarie maggiori.

«In merito alla locazione, l’indicatore più comunemente usato per valutare la sostenibilità del costo di una casa è il rapporto tra spese in alloggio e reddito mensili, che si deve attestare attorno al 35%; nell’85% delle province italiane il rapporto tra reddito e affitto è pari o inferiore a questa soglia. Questi dati rendono la complessità di un fenomeno diffuso in tutto il mondo, quello dell’urbanizzazione, per cui da una parte, grandi città come Milano, Roma e Bologna sono così richieste da alimentare fenomeni come la gentrificazione e quello degli affitti alti, mentre dall’altra le zone rurali si spopolano, con una conseguente riduzione della pressione sul mercato degli affitti».

Il governo Meloni ha prolungato fino al 30 giugno 2023 le condizioni agevolate per gli under 36 con ISEE inferiore ai 40.000 per il mutuo sulla prima casa, stabilite nel 2013, anche se spesso difficilmente applicabile ai giovani. Per il sostegno all’affitto, in Italia il Reddito di Cittadinanza era la misura più sostanziosa, offrendo un massimo di 260€ al mese per i beneficiari che vivono con un contratto di locazione. Ora l’assegno di inclusione attiva prevederà dal 2024 un’integrazione per l’affitto fino a un massimo di 3.360 euro annui o pari a 1.800 euro per nuclei composti da over 67 o con disabili gravi o non autosufficienti.

Come buone pratiche si può sottolineare quanto segue. A livello di proprietà ci sono esperienze virtuose regionali come quelle dell’Emilia Romagna con un contributo simile al “Fondo prima casa” Nazionale ma aperto anche a categorie più svantaggiate e, inoltre, si è provato ad incentivare con contributi a favore dei comuni montani, per facilitare il ripopolamento.

«Siamo nati in forma quasi spontanea, durante la campagna elettorale, per chiedere un maggiore impegno della politica. Presentiamo in forma strutturata un’analisi sullo stato delle politiche giovanili dall’inizio della legislatura, con la presenza e il contributo di esponenti attraverso tutto l’arco parlamentare», ha dichiarato Lorenzo Pavanello, Presidente di 20e30, che ha poi continuato: «Volgere lo sguardo ai giovani significa investire anche sull’aumento della competitività del Paese. La nostra analisi mostra che l’Italia è pronta, ma serve fare di più e serve un impegno bipartisan, o non ci sarà futuro. L’impegno non può passare solo attraverso l’ascolto delle istanze ma anche attraverso un’adeguata presenza dei giovani all’interno delle istituzioni che oggi sono sotto rappresentati».

Anna Ascani (Pd), vicepresidente della Camera dei Deputati, portando i suoi saluti al convegno ha dichiarato: «Sono troppi i giovani che non hanno fiducia nella classe politica e che non partecipano al voto, questo è un dato che deve preoccupare tutti. Dobbiamo coinvolgere i giovani e non solo citarli, è necessario un forte protagonismo giovanile a tutti i livelli istituzionali. Occorre poi ascoltare le loro richieste sui diversi temi: scuola, ambiente, diritti civili, questione abitativa, le sfide non mancano, tocca alla politica essere concreta nelle azioni per diventare credibile».

Intervenuto anche Alessandro Cattaneo, Vice Coordinatore nazionale di Forza Italia: «ho sempre sostenuto che, specialmente in politica, sia importante partire dai giovani e puntare su di loro. I giovani devono essere protagonisti già oggi, in questo tempo, e non all’interno di schemi e limiti pensati in maniera artificiosa. Protagonisti a titolo pieno della nostra società dove possono portare punti di vista
preziosi e tanta energia. Dobbiamo essere in grado, come classe dirigente, di dar loro delle opportunità
in grado di soddisfare le loro aspettative, . Il convegno di oggi, di cui mi sono fatto promotore, dimostra
che ci sono diverse istanze. Sta alla politica coglierle e esprimerle al meglio. Con questo governo
cominciano ad arrivare alcuni segnali, misure che coinvolgono in prima persona i giovani, penso al voto
per gli studenti fuori sede e alle misure fiscali che vanno ad agevolare principalmente i giovani
lavoratori».