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Al via la Presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue: cosa aspettarsi dai prossimi sei mesi

07
Luglio 2023
Di Diana Adly

Il primo luglio la Spagna ha assunto la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, succedendo alla Svezia. La presidenza è esercitata a turno dagli Stati membri dell’Ue ogni sei mesi: ciò significa che, durante ciascun semestre, presiede le riunioni a tutti i livelli nell’ambito del Consiglio, contribuendo a garantire la continuità dei lavori dell’Ue.

Questo ruolo risulta particolarmente significativo oggi: numerose sfide provengono non solo dall’attuale contesto geopolitico globale che rende necessarie continue soluzioni di policy per rispondere alle crisi e all’incertezza economica, ma anche dal fatto che la Spagna è chiamata a presiedere il Consiglio dell’Ue a meno di un anno dalle elezioni europee del 2024. Non per ultimo, le elezioni anticipate in Spagna previste per il 23 luglio potrebbero complicare ulteriormente un semestre che già appare pieno di sfide.

Le priorità di Madrid
Madrid ha individuato quattro linee di azione per i lavori per i prossimi sei mesi: reindustrializzare l’Ue e garantire la sua autonomia strategica aperta; portare avanti la transizione verde e l’adattamento ambientale; promuovere una maggiore giustizia sociale ed economica; rafforzare l’unità europea.

Appare evidente come queste priorità siano forgiate dall’attuale complesso contesto geopolitico. I numerosi recenti shock, la crisi energetica, le interruzioni della catena di approvvigionamento e la frammentazione globale stanno rallentando la crescita e diffondendo un’inflazione elevata in tutto il mondo, con una conseguente vulnerabilità finanziaria degli Stati. Le tensioni geopolitiche e l’incertezza economica portano alla crescita di preoccupazioni per possibili guerre commerciali o per il riorientamento della capacità industriale europea verso altre regioni. La sostenibilità fiscale, l’autonomia strategica e la competitività degli Stati europei sono minacciate, e il programma di Madrid non poteva non essere focalizzato su una risposta efficace volta a ridurre le vulnerabilità dell’Ue. É evidente come la definizione delle priorità per il 2023 e il rafforzamento della cooperazione per far fronte a un mondo frammentato, ai cambiamenti climatici e alla rivoluzione digitale assumano una dimensione strategica.

In questo contesto, la Presidenza di turno del Consiglio dà alla Spagna non solo l’onere, ma anche l’onore di identificare le aree principali su cui agire per i prossimi sei mesi, ed influenzare l’agenda politica e legislativa dando priorità alle sfide. Tra queste, figurano l’intesa sul Patto sulla migrazione e l’asilo e sul Patto di stabilità e crescita, e lavorare a un’Europa “più federale”.

Verso le elezioni 2024
Concretamente, prima della fine della legislatura la Spagna dovrà portare a termine i negoziati su centinaia di provvedimenti legislativi – dalle misure previste dal Green deal alla riforma del mercato dell’elettricità.

L’ambizioso programma della Presidenza spagnola dovrà infatti tenere in considerazione il particolare timing: è la quinta volta nella storia che Madrid detiene la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, ma questa volta ricoprirà questo ruolo nel tratto finale del ciclo istituzionale europeo, prima delle elezioni del Parlamento europeo e della successiva nomina della nuova Commissione europea. Di fatto quindi, è l’ultima presidenza a pieno regime prima delle elezioni di giugno 2024.

Solitamente, tali mesi vengono impiegati per chiudere i dossier in sospeso prima di andare alle urne, e ciò significa che la Spagna avrà la sfida di completare i negoziati su dossier aperti relativi ad alcuni dei pilastri strategici dell’Europa per il rilancio della competitività, come la transizione digitale e verde e l’agenda sociale. Tuttavia, non sarà così semplice: gli scontri tra famiglie politiche europee caratterizzano (e caratterizzeranno sempre di più nei prossimi mesi) il lavoro a livello legislativo dell’Ue. Basti pensare alle discussioni in corso sulla legge sul ripristino della natura, messa a dura prova dal Partito popolare europeo, o alle recenti difficoltà nel trovare un accordo tra i Ventisette sui motori a combustione interna.

È quindi chiaro come le vicine elezioni del 2024 rappresentino da un lato un’opportunità per Madrid – che ha la possibilità di identificare le aree prioritarie su cui agire, promuovendo di conseguenza nuove iniziative e plasmando l’agenda del prossimo ciclo europeo – ma anche un ulteriore ostacolo per il raggiungimento di progressi dal punto di vista legislativo.

Le elezioni anticipate in Spagna
Un’ulteriore sfida per la Spagna si affaccia anche sul piano nazionale: le elezioni anticipate del 23 luglio rappresentano una grande incognita per Madrid. Il Premier, Pedro Sánchez, ha infatti convocato elezioni anticipate (inizialmente previste per dicembre 2023) per cercare di frenare l’ascesa nelle urne del Partito Popolare (PP) di centrodestra dopo il successo alle elezioni locali di fine maggio, che hanno visto il PP sconfiggere il Partito socialista dei lavoratori (PSOE), il partito del Premier Sanchez, in carica dal 2018. Secondo i sondaggi, il partito di Alberto Núñez Feijóo è in testa, e sembrerebbe quindi probabile un cambio di Governo, a favore del Partito Popolare, con il possibile ingresso di Vox in un governo di coalizione.

Eppure, se da un lato la divisione all’interno della sinistra spagnola ha contribuito a deteriorare la fiducia dell’elettorato, la partita per le elezioni nazionali è ancora aperta, nonostante il successo della destra alle amministrative.

Un cambio di Governo potrebbe portare a un significativo rallentamento nell’agenda europea. È necessario infatti ricordare che la Presidenza del Consiglio, sebbene non abbia il ruolo di imporre file o dibattiti a livello europeo, ha comunque il delicato compito di dare un orientamento ai dossier esistenti. Tale compito appare ancora più significativo nell’attuale congiuntura europea, con centinaia di fascicoli sul tavolo dei legislatori di Bruxelles a meno di un anno dalle elezioni europee.

La pausa estiva e il processo di formazione del governo, che potrebbe durare mesi o addirittura portare a nuove elezioni, potrebbero distogliere l’attenzione della Spagna da Bruxelles e “annacquare” un semestre di presidenza che avrebbe dovuto rafforzare la posizione internazionale del Paese nel mondo e dare visibilità all’importanza della Penisola Iberica come ponte naturale tra l’Ue e l’America Latina e l’Africa.

Il team incaricato della Presidenza, come l’attuale Ambasciatore, è stato nominato dal governo attuale. Cambiarlo prima di dicembre porterebbe probabilmente a rallentamenti nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, nonostante il nucleo centrale della Presidenza non dovrebbe essere toccato in caso di cambio di governo.

In ogni caso, secondo Sánchez il voto durante la Presidenza del Consiglio dell’Ue rappresenta un grande problema: «non è la prima volta che si tengono elezioni durante la presidenza di turno e ci sono stati anche cambi di governi durante la Presidenza». E fiducia arriva anche dai vertici dell’Ue: «Qualunque sia il risultato delle elezioni, confido che il governo spagnolo e le istituzioni saranno in grado di assicurare una presidenza efficace e ho piena fiducia nel profondo spirito europeo della Spagna», ha dichiarato lunedì Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, durante la sua visita a Madrid.

Sebbene sia vero che non si tratta della prima volta che un Paese indice elezioni nel corso della sua presidenza (per esempio, Emmanuel Macron è stato rieletto durante il semestre francese), sarà necessario vedere se chi subentrerà (eventualmente) a Pedro Sánchez alla guida del Governo e della Presidenza spagnola vorrà proseguire nella leadership del predecessore con continuità o aprire una nuova strada a Bruxelles.