Innovazione

IA, lo studio: 80 miliardi di Pil entro il 2030. In Italia il settore cresce

15
Maggio 2024
Di Giuliana Mastri

L’innovazione tecnologica, se adottata a scala, può contribuire ad un significativo miglioramento della produttività delle imprese del Made in Italy lungo tutta la catena del valore, arrivando a generare un valore aggiunto incrementale potenziale stimato in circa 50 miliardi di euro entro il 2030. Altri 30 miliardi potrebbero arrivare dal potenziamento e dall’estensione del “brand Italia” a nuovi settori. L’impatto sull’occupazione, nei settori manifatturieri interessati, si tradurrebbe nella creazione di circa 300mila nuovi posti di lavoro. Sono queste alcune tra le principali evidenze emerse durante il XX Forum del Comitato Leonardo, appuntamento che annualmente riunisce rappresentanti delle Istituzioni e della business community per fare il punto sulle prospettive di sviluppo per il Made in Italy, quest’anno dedicato al ruolo dell’IA Generativa per aumentare la competitività delle imprese italiane, dove è stato presentato lo studio di Accenture sugli impatti dell’AI lungo tutta la catena del valore.

«Oggi l’intelligenza artificiale viene utilizzata in ambiti come quelli del design, della logistica, del marketing, della distribuzione, della vendita e sta già cominciando a dare dei risultati buoni e importanti – ha detto Matteo Zoppas, presidente dell’agenzia Ice, intervenendo in videocollegamento al Forum del Comitato Leonardo al Mimit – . L’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa in alcuni contesti sostituisce l’inventività delle persone generando delle nuove idee ed è proprio per questo che il futuro ci vedrà impegnati ad essere creativi non tanto nelle idee ma nel saper come far generare nuove idee, per cui abbiamo anche noi la nostra possibilità di esprimerci mantenendo il nostro Dna italiano nel Made in Italy. È una partita che non dobbiamo lasciarci sfuggire – ha rimarcato Zoppas – e che sicuramente ci farà accelerare. Se la perdiamo, rischiamo di restare dietro agli altri ed è per questo che dobbiamo fare molta cultura, soprattutto alle imprese, agli imprenditori, ai lavoratori, agli addetti alla progettazione, al design, a tutte le funzioni aziendali affinché ognuna di queste cerchi di capire come può meglio sviluppare il proprio processo attraverso l’utilizzo proprio dell’intelligenza artificiale».

Al convegno è intervenuto il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, il quale ha rimarcato che «l’intelligenza artificiale ha un ruolo chiave per lo sviluppo dell’economia e del tessuto produttivo del Paese perché rivoluzionerà i processi industriali. Il mercato dell’IA in Italia è cresciuto in maniera esponenziale, facendo registrare +52% nel 2023, dopo che nel 2022 aveva già raggiunto un +32% rispetto all’anno precedente. Sei grandi imprese su dieci si stanno muovendo per integrare queste nuove tecnologie nel tessuto produttivo, ma è fondamentale creare le condizioni per coinvolgere anche realtà delle piccole e medie imprese. Proprio per questo, con i ministri Giancarlo Giorgetti e Anna Maria Bernini abbiamo presentato la Fondazione Ai4Industry a Torino, che si occupa di ricerca e trasferimento dell’innovazione legata all’intelligenza artificiale a supporto dello sviluppo delle aziende. È necessario presidiare le applicazioni delle nuove tecnologie nei settori industriali come aerospazio e automotive, ambiti in cui l’Italia ha un vantaggio competitivo da preservare e proiettare nel futuro».

«Il Governo, ha aggiunto Urso, è in prima linea in questo settore e il Consiglio dei Ministri tre settimane fa ha approvato il disegno di legge sull’IA che prevede, tra le altre norme, un miliardo di euro per il Fondo innovazione al venture capital, gestito da Cdp, che servirà a dar vita e a far crescere startup che operino in questo campo, consentendo la nascita di un campione nazionale. Siamo di fronte a una sfida titanica che il Sistema Italia deve cogliere per essere ancora più competitivo a livello globale, diventando protagonista della duplice transizione green e digitale. L’Italia cresce più delle altre grandi potenze europee, in questa prima parte dell’anno più di Francia e Germania. Le esportazioni italiani sono cresciute del 48% negli ultimi anni e continuano a crescere, abbiamo superato la Corea del Sud come quinto esportatore mondiale e se non ci fosse l’handicap dell’auto, che ha più difficoltà rispetto ad altri settori, saremmo quarto esportatore, superando anche il Giappone, che ha qualche abitante più di noi», ha concluso Adolfo Urso.

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