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Nutri-score: l’ambigua etichetta alimentare che solleva polemiche in Francia e che potrebbe arrivare anche in Italia

18
Giugno 2023
Di Filippo Fanuele

“Semplificando la scelta dell’opzione salutare.” Così legge il manifesto di Nutri-score dell’Organizzazione dei Consumatori Europei (la BEUC), un documento in cui l’organizzazione sostiene l’applicazione del progetto a livello comunitario. In Italia il nome “Nutri-score” è ancora ben poco conosciuto, mentre in altri paesi dell’Unione Europea è ormai un logo ben visibile in grassetto sulla maggior parte dei prodotti di un qualunque supermercato. Nutri-score è infatti un sistema di etichettatura di beni di consumo alimentari, attraverso cui i prodotti vengono classificati in base ai loro valori nutrizionali. Proprio questo metodo di classificazione è stato messo in discussione di recente in Francia (dove il Nutri-score è di uso comune dal 2018), causando molte polemiche sull’efficienza dell’approccio attuale.

Ad aver sollevato la questione Nutri-score è stata la presidente della regione Occitania Carole Delga, prima ad un comizio nella zona di Aveyron e in seguito su Twitter, denunciando le mancanze del sistema e la sua inadeguatezza a classificare determinati prodotti. La presidente sottolinea in particolare ciò che accade agli alimenti DOP/IGP, spesso penalizzati dal sistema di catalogalizzazione Nutri-score per il loro – a volte – alto contenuto di grassi, sodio e altri elementi percepiti come poco salutari. Madame Delga cita come esempio il Roquefort, formaggio simbolo della regione di Aveyron, un latticino erborinato ottenuto dal latte di pecore di razza Lacaune e da qualche anno marchiato con una “E” rossa, stampata sull’etichetta. Questa “E” fa riferimento alla scala di valutazione di Nutri-score per categorizzare i prodotti dove ad ogni colore corrisponde una lettera, partendo dalla “A” verde per indicare gli alimenti considerati più “sani” fino alla “E” rossa per quelli apparentemente più dannosi alla dieta del consumatore.

La lettera e il corrispettivo colore assegnati a un determinato alimento vengono decisi attraverso il punteggio che ottiene il prodotto da un calcolo di vari parametri effettuato su 100g di cibo o, in caso, su 100ml di liquido. Fibre, proteine, frutta e verdura si traducono in un punteggio positivo, mentre alti contenuti di grassi, energia e zucchero risultano in un punteggio più basso, talvolta negativo. Nutri-score, dunque, nasce con l’intenzione di poter indicare ai consumatori il prodotto più sano con un solo sguardo al colore o alla lettera sull’etichetta. Tuttavia ad aver fatto molto discutere sono stati i casi in cui Nutri-score classifica alcuni prodotti in maniera discutibile, dando punteggi molto alti (“A” e “B”) a generi come pizze surgelate e alimenti fritti confezionati. Molte di queste aziende produttrici di confezionati infatti, hanno alterato le loro ricette per rientrare nelle fasce alte del sistema Nutri-score. Tale sistema non prende in considerazione che i fritti confezionati verranno poi probabilmente immersi in grandi quantità d’olio.

Madame Delga ha anche contestato il fatto che Nutri-score non valuti per niente nel suo calcolo la presenza di vitamine, omega-3, minerali o additivi, tutti fattori potenzialmente essenziali nell’ottenere un quadro completo dell’alimento. Le obiezioni di Delga, tuttavia, non finiscono qui. Poiché il campione di un determinato prodotto usato da Nutri-score per valutarlo equivale a 100 g o 100 ml, formaggi o l’olio d’oliva, consumati di certo in quantità diverse, ne sono fortemente penalizzati e posti sugli scalini più bassi della classifica Nutri-score.

A oggi, Nutri-score è stato adottato in ben sei paesi dell’Unione europea e sembrerebbe essere uno dei candidati favoriti ad accomodare la strategia dell’UE di standardizzare l’etichettatura nutrizionale all’interno della comunità con un singolo metodo. Nutri-score, tuttavia, va sicuramente perfezionato ed adattato sotto molti aspetti alle varietà dei prodotti della cucina europea con le sue innumerevoli ramificazioni regionali, sicuramente non sempre classificabili in base a un contenuto più o meno alto di grassi e zuccheri.

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