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Dazi USA: a rischio vini, formaggi e sidro made in Italy

12
Marzo 2025
Di Elisa Tortorolo

L’ombra dei dazi americani si allunga sui prodotti agroalimentari italiani e mette a rischio un settore da miliardi di euro. L’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di introdurre nuove tariffe a partire dal 2 aprile potrebbe avere impatti potenzialmente devastanti sull’export nostrano, secondo quanto traccia l’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, basata su dati Nomisma e dell’Ufficio studi confederale e presentata in questi giorni. 

A risentire di più degli effetti negativi di questa guerra commerciale, secondo il report, sarebbe innanzitutto il mercato del sidro di mele: ben il 72% della produzione nazionale viene destinata alla distribuzione nordamericana, per un valore stimato di 109 milioni di euro nel 2024. Significativo anche il caso del Pecorino Romano, di cui il 57% delle esportazioni totali (pari a circa 151 milioni di euro) finisce sulle tavole statunitensi: con dazi al 25%, il rischio concreto è quello che l’industria casearia oltreoceano possa sostituire il nostro formaggio con alternative più economiche, compromettendo il settore. 

Ma anche il vino è sotto attacco: gli Stati Uniti rappresentano infatti il principale sbocco per le etichette italiane –  con un giro d’affari che nel 2024 ha raggiunto quasi i 2 miliardi di euro. Eppure, non tutte le vigne sarebbero colpite allo stesso modo. I più esposti, secondo Cia, sarebbero i bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia (48% dell’export verso gli USA, per 138 milioni di euro); i rossi toscani (40%, 290 milioni); i piemontesi (31%, 121 milioni); infine, il Prosecco Dop, che dipende per il 27% dal mercato americano, con un valore di 491 milioni di euro. 

Più contenuti – anche se non azzerati – i rischi per i prodotti italiani non facilmente sostituibili, che, proprio perchè difficilmente riproducibili altrove,  risentirebbero meno delle nuove tariffe. Non c’è pertanto (troppa) preoccupazione per l’olio d’oliva – che ha un export verso gli USA pari a 937 milioni di euro (32% del totale);  per i liquori italiani – esportati negli States per il 26% (143 milioni di euro); per Parmigiano Reggiano e Grana Padano – i quali destinano al mercato americano il 17% delle loro esportazioni (253 milioni di euro); infine, per pasta e prodotti da forno –  la cui esposizione si ferma al 13% (1,1 miliardi di euro).

Comunque, al netto degli insostituibili e senza troppi giri di parole, è indubbio che l’introduzione dei dazi potrebbe assestare un duro colpo al mercato delle eccellenze: perdite economiche difficili da recuperare; quote di mercato ridotte; concorrenza di competitor internazionali sono solo alcuni dei principali rischi. E, secondo Cia, a risentire maggiormente di tutto ciò regioni come Sardegna e Toscana, il cui tessuto economico dipende fortemente dall’export agroalimentare verso il mercato USA. Su questi territori, il pericolo che l’impatto della nuova politica tariffaria voluta da Trump si abbatta come una scure.

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