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La Svezia dichiara guerra alla solitudine: nasce la prima strategia nazionale per rafforzare i legami sociali
Di Redazione
Alla fine di febbraio 2025, la Svezia è diventata il primo paese nordico a dotarsi di una strategia nazionale contro la solitudine. Il documento, presentato dalla Folkhälsomyndigheten – l’Agenzia svedese per la sanità pubblica – al governo, si intitola Tillsammans – för god gemenskap i hela befolkningen, cioè “Insieme, per una buona comunità in tutta la popolazione”. Coprirà il periodo 2025-2029 e nasce da un incarico diretto del governo al fine di affrontare un problema che, secondo gli esperti, è tanto invisibile quanto profondo.
La Svezia è un paese in cui il vivere da soli non è un’eccezione ma una norma. Circa il 40% dei nuclei familiari è composto da una sola persona e, sebbene molti cittadini apprezzino l’indipendenza come valore, la sanità pubblica ha cominciato a registrare segnali preoccupanti. Secondo i dati diffusi dalla stessa Agenzia, circa il sei per cento della popolazione dichiara di sentirsi spesso o sempre sola. Gli anziani e i giovani adulti sono i gruppi più vulnerabili, ma il fenomeno tocca anche persone con disabilità, immigrati e chi vive in zone rurali.
La nuova strategia non è solo un piano sanitario, ma un progetto sociale e culturale. Il governo svedese l’ha definita un impegno di “tutta la società”, che coinvolge non solo le istituzioni sanitarie ma anche comuni, regioni, associazioni civiche e imprese. L’obiettivo è creare una rete di luoghi e opportunità in cui i cittadini possano incontrarsi, conoscersi, sentirsi parte di una comunità. Il principio di base è che la solitudine non può essere risolta individualmente, ma richiede ambienti sociali inclusivi e accessibili.
La Folkhälsomyndigheten ha collaborato alla stesura del piano con la Socialstyrelsen, l’Ente nazionale per la salute e il welfare, e con rappresentanti del mondo accademico e della società civile. Il documento riconosce la solitudine involontaria come un fattore di rischio per la salute pubblica, al pari della sedentarietà o del fumo, e sottolinea come la mancanza di relazioni significative incida su benessere psicologico, aspettativa di vita e costi sociali.
Il governo ha accompagnato la strategia con un primo stanziamento di 49 milioni di corone svedesi, circa quattro milioni e mezzo di euro, destinati a organizzazioni della società civile impegnate in progetti contro l’isolamento. Tra gli attori centrali figurano i movimenti di educazione popolare, o folkbildning, un pilastro della cultura svedese che promuove attività di apprendimento e socialità per adulti. Questi centri dovranno fungere da spazi d’incontro aperti, dove si impara, si discute e, soprattutto, si costruiscono legami.
Il quotidiano Le Monde, che ha dedicato un ampio reportage all’iniziativa nel giugno 2025, ha descritto la Svezia come “un paese che suona l’allarme sulla solitudine”, evidenziando quanto il fenomeno sia radicato persino in una società efficiente e tecnologicamente avanzata. Alcune aziende hanno già cominciato a sperimentare misure proprie, come concedere ai dipendenti ore retribuite per partecipare ad attività comunitarie o di volontariato.
Non mancano tuttavia le sfide. I ricercatori sottolineano che la solitudine non è facilmente misurabile e che non sempre le iniziative sociali producono effetti immediati. Studi longitudinali sugli anziani svedesi mostrano che, pur non essendo aumentata negli ultimi decenni, la solitudine resta stabile in gruppi fragili. L’efficacia della strategia dipenderà dalla capacità di coordinare livelli di governo, garantire risorse stabili e coinvolgere attivamente chi rischia di restare ai margini.
La visione svedese è chiara: una comunità coesa è una comunità più sana. “La solitudine non riguarda solo chi la vive, ma la società intera”, ha affermato il ministro della Salute nel presentare il piano. Nei prossimi anni saranno monitorati gli effetti della strategia, con l’obiettivo di ridurre l’isolamento prolungato e promuovere un senso di appartenenza diffuso.
La dinamica sociale svedese era stata già catturata da un interessante documentario “La teoria svedese dell’amore” del 2015, una dinamica appunto non certo sorprendente, giacché anche altri Paesi scandinavi hanno intrapreso azioni, tuttavia non incanalate in una strategia integrata. Parliamo di Finlandia e Danimarca. Non è da meno l’Inghilterra, che nel 2018 ha istituito un Ministero della Solitudine e ha lanciato diversi programmi. Questi includono il sostegno a iniziative locali, la promozione di eventi comunitari e il supporto a programmi di volontariato e gruppi di supporto. Un esempio è il sistema di “social prescribing” dove i medici consigliano attività come gruppi di camminata, club di conversazione o corsi di ginnastica, e il supporto da parte di organizzazioni come Age UK che si occupa specificamente degli anziani.






