Esteri

Houthi duri da battere, il commercio nel canale di Suez è calato del 63%

15
Aprile 2024
Di Giuliana Mastri

Dopo cinque mesi il pericolo rappresentato dagli Houthi, gruppo militare yemenita di religione sciita, che con azioni violente blocca il traffico delle merci nelle stretto di Bab el-Mandeb, non è ancora sventato, tutt’altro. Lo stretto di Bab el-Mandeb collega Mar Rosso e Golfo di Aden, qui le navi mercantili passano per arrivare al canale di Suez, lo snodo fondamentale per gli scambi nel Mediterraneo, dove le attività sono ora più che dimezzate. Il calo dei volumi dei traffici mercantili è del 63% nella prima settimana di aprile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale.

A risentirne le economie europee e anche quelle asiatiche, ma le autorità occidentali lamentano l’aiuto nullo della Cina per risolvere lo stallo, nonostante Pechino disponga di una base a Gibuti, vicina alla zona delle ostilità. A Genova, importante scalo per l’export italiano, nella prima settimana di aprile il calo dei volumi in uscita è stato del 60%, gli operatori stanno virando sul trasporto su gomma, il cui tragitto richiede sedici giorni in più per far arrivare la merce in Nord Europa. Anche lo scalo di Ravenna appare in affanno, registrando un calo dei volumi in entrata del 76% e in uscita del 91,5%.

Va male in tutta l’area e le difficoltà potrebbero diventare strutturali. Il porto del Pireo, peraltro controllato da una società cinese, ha perso il 58% dei volumi di export sempre nella prima settimana di aprile, mentre il porto di Damietta in Egitto, altro punto strategico, nella prima settimana di aprile ha lasciato sul piatto l’84% dell’export.

Sebbene gli Houthi da anni siano bombardati da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi risultano addestrati bene e in grado di resistere agli attacchi occidentali, dal lato sia europeo che americano. Negli ultimi due mesi risulta agli osservatori internazionali che abbiano lanciato contro i cargo 91 droni e 44 missili balistici antinave. Le missioni occidentali sono servite a rispondere con potenza analoga, riuscendo a scortare 68 imbarcazioni civili. Le forze dispiegate da Europa e Stati Uniti sono ingenti vista la minaccia molto seria al sistema e coinvolgono mezzi per un valore complessivo di miliardi.

Le due missioni occidentali, ricordiamo, sono l’americana Prosperity Guardian, che riunisce 14 Paesi dalla Gran Bretagna all’Australia e l’europea Aspides, a giuda italiana e greca, assieme a Francia, Belgio e Germania. Entrambe impegnate tra l’Oceano Indiano e Suez.