Economia

Moody’s, il rating rassicura l’Italia prima di importanti tavoli europei

18
Novembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Sospiro di sollievo dopo il giudizio più aspettato e temuto, quello di Moody’s che ha confermato il rating dell’Italia a Baa3 e che soprattutto ha alzato l’outlook, cioè le prospettive future, da “negativo” a “stabile”. Significa che il mondo finanziario si fida che l’Italia manterrà delle performance positive dovute, come dice l’agenzia, alla tenuta del sistema bancario, agli effetti del Pnrr, ma anche alla fase istituzionale compatta e alla capacità di reggere allo shock energetico.

Nel caso Moody’s avesse abbassato il rating italiano anche solo di un livello, il debito pubblico italiano sarebbe finito al di sotto dell’investement grade, ovvero il grado di affidabilità minimo per gli investimenti sulle obbligazioni pubbliche, lo spread sarebbe schizzato, probabilmente a 250 punti, e le previsioni sul rapporto debito-pil avrebbero incamerato altri tre punti, sconfessando le aspettative di Palazzo Chigi al 140.1%. Le borse oggi sono chiuse, ma ieri prima del verdetto avevano chiuso bene (Milano +0,8, Spread in calo a 176), segno del fatto che il parere dell’agenzia di rating era già nell’aria, anche perché segue ad altre tre conferme: il BBB con outlook stabile di Standard & Poors, il BBB High con oulook stabile di Dbrs e l’altro BBB con outlook stabile di Fitch.

Il governo di Giorgia Meloni può quindi guardare al nuovo anno con ottimismo. sebbene il contesto macroeconomico resti intricato, non solo per le tensioni esterne di cui tutti sappiamo, ma perché si sta discutendo su passaggi molto importanti riguardanti la governance economica dell’Ue. Sul tavolo ci sono la riforma del Patto di Stabilità e del Mes. Quella del Mes è già ultimata ma l’Italia è stata l’unica nazione a non ratificarla in Parlamento, per motivi legati principalmente alla parte del testo legata all’unione bancaria e al Fondo di tutela degli istituti di credito comunitari, su cui la premier non è convinta. Qualora la ratifica venisse ulteriormente rinviata, o se anche fosse chiarita la non intenzione di ratificare, il Mes rimarrebbe ma non mutato. Alla Camera se ne dovrebbe discutere la prossima settimana.

Sul Patto di Stabilità invece si fatica a trovare la quadra, con i Paesi del nord rigoristi e quelli del sud che propalano un assetto più dinamico sulla gestione dei deficit. L’Italia ha sempre affermato di volere scorporati gli investimenti dal computo del deficit, eppure non ci sono grandi speranze che questa linea passi, dunque si lotterà assieme ad altri per ottenere nelle norme, un piano di rientro dal debito più agevole e prolungato. Nel frattempo, però, il Documento Programmatico di Bilancio che Roma ha inviato a Bruxelles è prudente e martedì la Commissione trasmetterà la sua valutazione ufficiale, dopo pareri comunque buoni. In tutto ciò la domanda, appunto, è se le analisi incoraggianti delle agenzie di rating possano infondere a Giorgia Meloni e a Giancarlo Giorgetti una maggiore sicurezza nelle delicate trattative.