Economia

L’allarme OCSE, le conseguenze della guerra su Pil mondiale e inflazione

18
Marzo 2022
Di Alessio Ambrosino

L’impatto economico e sociale di quanto sta accadendo in Ucraina, avrà delle forti ripercussioni sulla crescita a livello globale. È quanto rilevato dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto riguardante le implicazioni che la guerra russo-ucraina avrà sull’economia nel medio periodo. Le stime sulle variabili macroeconomiche mondiali promettevano una risalita dopo i due anni di pandemia, con un riassestamento sui livelli della fine del 2019. Il monito che giunge dall’OCSE è che oltre ad una crisi umanitaria associata ad un alto numero di rifugiati in fuga dall’Ucraina, le conseguenze saranno piuttosto significative in termini economici, con effetti sul Pil mondiale e sull’inflazione.

CRESCITA, INFLAZIONE E NUOVE POLITICHE ENERGETICHE

La crescita economica globale sarà di più di 1 punto percentuale inferiore rispetto a quanto stimato prima dell’inizio del conflitto in Ucraina. Nel report si sottolinea come nonostante Russia ed Ucraina siano relativamente piccole in termini di output economico, esse risultino comunque Paesi grandi produttori ed esportatori di materie prime alimentari, minerali e soprattutto energetiche. Lo shock in particolare si sta verificando sul mercato del petrolio, del gas e del grano, con i prezzi che stanno raggiungendo vette mai viste in precedenza. Per questa motivazione, sin dallo scoppio della guerra, le stime sulla crescita del PIL mondiale sono state riviste al ribasso, con l’inflazione che potrebbe spiccare il volo alzandosi approssimativamente del 2,5%.

Questi sostanziali impatti sulla vita economica mondiale, evidenzia l’OCSE, potranno essere ridotti attraverso supporti fiscali ad hoc; la politica monetaria invece per quanto possibile dovrà cercare di mantenere il corso previsto dalla maggior parte delle banche centrali, naturalmente con l’eccezione dei Paesi maggiormente coinvolti da un punto di vista strategico nella crisi ucraina. A completare il quadro, vi sono le sanzioni internazionali comminate alla Russia, che stanno causando forti squilibri sui mercati internazionali, dato che la quasi totalità degli asset “congelati” a banche ed oligarchi russi sono presenti nelle economie occidentali.

Diminuire la dipendenza energetica dalla Russia è uno dei punti chiave sottolineati dall’Organizzazione internazionale con sede a Parigi: i policymakers soprattutto europei dovranno rivedere in maniera sostanziale le proprie politiche a tema energia, mettendo in campo incentivi per supportare la tanto attesa transizione green.

UNA CRISI ANCHE UMANITARIA

L’OCSE ha definito l’ondata di rifugiati ucraini in arrivo in Europa come la più rapida dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Circa tre milioni di persone hanno già abbandonato l’Ucraina, in tre settimane di guerra: per fare un paragone, molto di più del flusso di richiedenti asilo nelle nazioni europee durante la crisi siriana del 2015-2016.

Proprio nella prospettiva della spesa delle economie nazionali per l’assistenza ai rifugiati, l’OCSE ha fatto una stima dei costi per i Paesi europei che accoglieranno i flussi migratori scaturiti dalla guerra: si parla di circa lo 0,25% del PIL dell’Unione europea. Da qui l’esigenza di un’azione coordinata da parte delle istituzioni europee, soprattutto per supportare i Paesi membri che stanno fornendo primo supporto ai rifugiati ucraini per via della loro posizione geografica, come l’Ungheria, la Polonia o la Romania. La condivisione degli oneri a livello sovranazionale sarà fondamentale per affrontare questa nuova crisi umanitaria, con la speranza di una risoluzione del conflitto in tempi brevi.