Economia

Il Dl Ristori ignora le attività degli immobili storici

30
Ottobre 2020
Di Redazione

Lo scorso 29 ottobre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto Ristori che prevede lo stanziamento di 5 miliardi di euro per imprese, partite Iva, ristoranti, bar, palestre, piscine, cinema, teatri e discoteche costretti a ridurre la propria attività a causa della pandemia. L’erogazione di questi aiuti inizierà il 15 novembre direttamente sui conti correnti di chi coloro che hanno fatto domanda in occasione del lockdown nazionale. Il decreto vuole tutelare i settori più a rischio, ma purtroppo non li comprende tutti.

Non sono state prese in considerazione le attività legate agli immobili storici, e in merito si è espresso il Presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane Giacomo Di Thiene: «Con dispiacere e incredulità apprendiamo che, ancora una volta, la categoria degli immobili storici è stata esclusa e penalizzata dai provvedimenti del Governo. Il Dl Ristori, attraverso le fattispecie dei codici ATECO, interviene infatti a favore delle sole attività ricettive, convegnistiche e di organizzazione eventi svolte in forma di impresa. Eppure, proprio per espressa previsione normativa del codice civile, i soggetti che svolgono questo genere di prestazioni all’interno di edifici storici sono autorizzati a farlo in forma individuale. Ne consegue la totale esclusione delle attività svolte dagli immobili storici ai sensi del Decreto Ristori, che risulta quindi discriminatorio. Rivolgiamo pertanto un nuovo appello al Governo e in particolare al Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha già dimostrato una spiccata sensibilità sul tema, affinché nei successivi passaggi parlamentari il testo del decreto venga opportunamente modificato apprestando un fondamentale aiuto per chi, con i propri investimenti quotidiani, determina non solo la sopravvivenza di un vasto indotto, ma garantisce anche l’alta qualità dei borghi nei quali le dimore sorgono».

«Gli effetti dell’attuale formulazione del decreto ci appaiono ancora più assurdi – continua Di Thiene – se si considera che le dimore storiche, con il loro grande valore artistico e culturale simbolo del nostro Paese, sono e rimangono i luoghi ideali per svolgere l’attività turistica, ricettiva nonché di organizzazione eventi, congressi e fiere (si pensi solo ai matrimoni o alle fiere di artigianato locale)».

Al pari di molti altri operatori delle filiere colpite, i proprietari di immobili storici vincolati che fanno attività ricettiva stanno subendo un ulteriore tracollo del proprio giro di affari. Dopo lo stop forzato del lockdown nazionale c'è bisogno di aiuto. Da inizio 2020 il settore ha già fatto segnare perdite per oltre 1,8 miliardi di euro.

Senza un'inversione di rotta saranno inevitabili numerose chiusure. E sarà una perdita inestimabile per l'intero patrimonio storico-culturale italiano.

 

 

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