Ambiente

Trattato globale per la protezione degli oceani, il Cile apripista

21
Gennaio 2024
Di Redazione

Il Cile è ufficialmente il primo Paese al mondo a ratificare il Trattato globale per la protezione degli Oceani. L’accordo internazionale è stato approvato il 4 marzo 2023 dalle Nazioni Unite e adottato ufficialmente nel giugno dello stesso anno. A settembre invece sono state poste le singole firme degli Stati sulla Convenzione, allo scopo di promuovere la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina.

Un passo decisivo nel sistema globale. L’accordo introduce la regolamentazione delle risorse genetiche marine d’alto mare, l’equa distribuzione dei loro benefici, meccanismi per la creazione di aree marine protette, l’attuazione di misure ambientali, valutazioni di impatto e creazione di capacità e trasferimento tecnologico verso i Paesi in via di sviluppo.

Il Trattato è stato ratificato all’unanimità dal Senato cileno con 29 voti favorevoli. Non è ancora sufficiente, perché per l’entrata in vigore serve la ratifica parlamentare di 60 Paesi, ad ogni modo le nazioni ad aver sottoscritto il Trattato sono già di più (84, qui la lista) e c’è anche il voto dell’Unione Europea. L’Italia ha firmato, pur non avendo ratificato. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto prima della Conferenza sugli oceani delle Nazioni Unite che si terrà in Francia nel giugno 2025.

La creazione del documento aveva rischiato di arenarsi sul tema della condivisione delle risorse genetiche marine e della loro commercializzazione, oltre che sull’individuazione di zone marina protette. L’accordo è stato trovato anche grazie al forte impegno dell’Unione Europea, che ha messo sul piatto 40 milioni dedicati alle attività contemplate (anche a beneficio dei Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adottare i piani), ottenendo l’assenso di Usa, Cina e Gran Bretagna.

Secondo il Trattato, gli aderenti dovranno impegnarsi a proteggere almeno il 30% degli Oceani entro il 2030. Per la precisione, ci si riferisce alle zone d’alto mare, cioè oltre le 200 miglia nautiche, dove è consentito a tutti gli Stati di navigare, pescare e fare ricerca, diversamente dalle Zee (Zone economiche esclusive). Le acque internazionali rappresentano il 95% della biosfera terrestre e i due terzi degli oceani, inclusi i fondali.

il ministro degli Esteri del Cile Alberto van Klaveren ha osservato che la ratifica «conferma la vocazione oceanica che ha avuto il nostro Paese, che si è espressa in molteplici occasioni nel corso dell’ultimo secolo e in questo». «Dobbiamo sentirci orgogliosi della rapida approvazione di questo nuovo trattato ambientale internazionale, molto coerente con la politica estera e ambientale», ha affermato la ministra dell’Ambiente cilena Maisa Rojas.

L’Unione Europea, attraverso un comunicato, aveva dichiarato precedentemente: «L’alto mare offre all’umanità inestimabili benefici ecologici, economici, sociali e di sicurezza alimentare e deve essere protetto con la massima urgenza». Ad oggi i maggiori agenti di squilibrio per i mari sono l’inquinamento, il cambiamento climatico, l’eccessivo sfruttamento con conseguente riduzione della biodoversità.

Bruxelles ha a mente queste sfide e aveva sottolineato: «In vista della crescente domanda futura di risorse marine per ricavarne, tra le altre cose, alimenti, medicinali ed energia, la stragrande maggioranza degli Stati ha convenuto sulla necessità di questo trattato sull’alto mare, che assume la forma di un nuovo accordo di attuazione nell’ambito della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) al fine di proteggere e utilizzare in modo sostenibile le risorse di queste zone. L’accordo porterà avanti l’attuazione dei principi vigenti in seno all’UNCLOS per conseguire una gestione più olistica delle attività svolte in alto mare. Questi principi comprendono il dovere di cooperazione, il dovere di proteggere e preservare l’ambiente marino e il dovere di effettuare una valutazione preliminare dell’impatto delle attività».

Ancora l’Ue aveva specificato: «Questo accordo di attuazione è il terzo di questo tipo, dopo gli accordi specifici sull’estrazione mineraria dei fondi marini (1994) e sulla gestione degli stock ittici transnazionali e altamente migratori (1995). Il nuovo accordo permetterebbe all’UNCLOS di stare al passo con gli sviluppi realizzati e le sfide emerse da quando la convenzione è stata elaborata trent’anni fa e sosterrebbe ulteriormente la realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in particolare dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (“la vita sott’acqua”)».