Ambiente

Caldo record in Europa. Svolta green in Svizzera: neutralità climatica entro il 2050

25
Giugno 2023
Di Filippo Fanuele

Non è una novità che negli ultimi due decenni siano stati registrati, in Europa e in tutto il mondo, aumenti regolari di temperatura in prossimità della superficie. Molti paesi europei hanno rilevato in questi anni le temperature più elevate di sempre sul proprio territorio, meno precipitazioni, un innalzamento del livello del mare ed altri fenomeni riconducibili al riscaldamento globale. Un esame approfondito dei dati sul clima è stato condotto nel “State of the Climate in Europe,” documento di analisi meteorologica pubblicato di recente, frutto della collaborazione fra il WMO (organo climatico dell’ONU) e il Copernicus Climate Change Service (finanziato dall’Unione Europea). Il testo presenta ed esamina in quaranta pagine la situazione climatica del continente, dal livello del mare ai disastri naturali, inserendo anche sezioni sul mix energetico e la transizione ecologica. Sul tema del caldo e della crescita delle temperature, lo “State of the Climate” conferma che l’Europa è il continente che si sta scaldando più velocemente, a un tasso circa il doppio rispetto alla media mondiale (dal 1980 a +0.5°C per decennio.) La media delle temperature in Europa, inoltre, ha reso il 2022 l’anno dell’estate più calda, con sbalzi in particolare nella regione del sud-ovest del continente. Riguardo le precipitazioni invece, lo studio sottolinea un deficit registrato negli anni recenti, con la maggiore scarsità verificatasi fra la Francia meridionale e l’Italia settentrionale. Questa carenza continua ad avere ripercussioni sul settore agricolo e sull’ecosistema di queste regioni. Fra i dati più allarmanti che vengono citati ci sono sicuramente quelli sullo scioglimento della criosfera europea. Le regioni ghiacciate e nevose del continente includono i ghiacciai dei Pirenei, delle Alpi, quelli islandesi e scandinavi. Dal 1997 al 2022 questi ghiacciai hanno perso un volume netto di 880 km^3 di ghiaccio, fattore che influisce fortemente sul clima in Europa per la capacità della criosfera di trattenere grandi quantità di acqua dall’oceano per lunghi periodi. Uno dei temi votati nell’ultimo referendum tenutosi in Svizzera il 18 giugno 2023 puntava proprio a limitare lo scioglimento dei ghiacciai alpini, a rischio per l’aumento delle temperature. Il 59,1% dei cittadini svizzeri ha votato “sì” al referendum che prevede di rendere legge l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Il governo elvetico dovrà ora attuare una serie di misure, composte da incentivi e sussidi statali per raggiungere l’equilibrio fra emissione e rimozione di gas serra dall’atmosfera. Sono già stati stanziati 3 miliardi di franchi svizzeri (circa 3 miliardi di euro) per accelerare la ristrutturazione green del paese. Parte di questo stanziamento verrà coperto dalla nuova aliquota minima del 15% per le aziende multinazionali, anch’essa una misura che faceva parte dei referenda svizzeri votati il 18 giugno. La svolta verde della Svizzera è anche sostenuta da un settore energetico ormai ben avviato sulla strada delle rinnovabili: quasi il 77% dell’energia del paese proviene da fonti rinnovabili. Questa percentuale è composta in gran parte da centrali idroelettriche e in minor parte da una produzione fotovoltaica ed eolica, nonché da una piccola componente nucleare. Con il risultato del referendum la Svizzera si unisce ad altri 26 paesi che hanno legiferato su un obiettivo climatico, fra questi Germania (neutralità entro il 2045), Spagna e Francia (entrambe per il 2050), ma non l’Italia. Lo “State of the Climate in Europe” sottolinea l’urgenza di un intervento deciso da parte dei governi europei in vista di disastri naturali e
condizioni climatiche insostenibili in un futuro non troppo remoto.

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