Politica

Dl Aiuti vicino al sì. Cosa prevede e perché Conte protesta

08
Luglio 2022
Di Giuliana Mastri

Il Decreto Aiuti (Dl n. 50 del 17 maggio 2022), alla fine ha incassato la fiducia da parte del parlamento. Lunedì alle 14 è attesa la seconda votazione sui singoli articoli, forse con emendamenti. Poi il passaggio al Senato per l’approvazione definitiva che deve arrivare entro il 16 luglio. Alla Camera 410 sì, 49 no e un astenuto. 28 gli astenuti grillini su 104, di cui 15 assenti, 13 in missione. Ma a quanto pare lo scoglio principale, ossia la messa di traverso da parte dei Cinque Stelle, sembra essere superato. Il gruppo parlamentare grillino si incontrerà prima a Montecitorio e, qualora dovesse trovarsi ancora in disaccordo, si asterrà uscendo dall’Aula. Un segnale, che comunque è tutt’altra cosa rispetto alle minacce di uscita dal governo con appoggio esterno. Anche se al Senato c’è il sentore di una maggiore bagarre. Giuseppe Conte ha fatto intendere che rompere adesso sarebbe incongruo sulla base dell’incontro avuto con Draghi il giorno prima del voto di fiducia e che prima aspetta delle risposte in merito ai punti discussi. Forse è solo un modo per giustificare la retromarcia. O una strategia politica e soprattutto comunicativa che prepara l’uscita futura dall’esecutivo, presumibilmente a ottobre. Del resto, viene molto difficile pensare che Draghi possa assecondare il leader del M5S sulle sue richieste. Semmai fare piccole concessioni facilmente giudicabili non sufficienti. Tenendo conto che, al contempo, a spazientirsi potrebbe essere la Lega, al contrario poco ascoltata, che non ha ancora digerito la messa in calendario delle proposte sulla cannabis legale e la cittadinanza per gli studenti stranieri minori.

I punti del Decreto Legge

Il Dl Aiuti, dopo i passaggi nelle Commissioni, contiene sostegni economici e disposizioni urgenti a favore di privati e imprese in virtù della crisi energetica e della montante inflazione per un totale di 26 miliardi. Più i provvedimenti per l’Ucraina. Il testo incorpora il Decreto Bollette (qui i dettagli) recentemente approvato dal governo. Contiene le risorse per il caro bollette a beneficio delle classi più svantaggiate, il bonus da 200 euro per pensionati e dipendenti e alcune tipologie di autonomi sotto i 35.000 euro di reddito, finanziamenti garantiti da Sace e crediti d’imposta per l’acquisto di energia alle imprese, inclusi gli autotrasportatori. Poi rigassificatori, norme per il Comune di Roma sulle politiche dei rifiuti in ragione del prossimo Giubileo, semplificazioni per l’autorizzazione di impianti di energie rinnovabili e fossili, agevolazioni sulle cartelle esattoriali, fondi per la formazione, regole sul Superbonus e il reddito di cittadinanza. In particolare, sulle cartelle esattoriali, l’innalzamento a 120.000 euro della soglia utile a ottenere la rateizzazione con modalità semplificata, per ogni singola cartella, del pagamento delle somme iscritte a ruolo. La norma prevede inoltre che chi non paga otto rate (in luogo di cinque) decada dal beneficio e che il carico non possa essere nuovamente rateizzato. È stata inoltre estesa ai crediti derivanti da prestazioni professionali la possibilità di valersi della compensazione con le somme iscritte a ruolo.

Cosa non piace ai Cinque Stelle

Per il Movimento Cinque Stelle si tratta di misure a ribasso. Soprattutto riguardo al Superbonus, per cui non è prevista una proroga (i crediti per i condomini che hanno già iniziato i lavori su unità immobiliari, scadranno il 31 dicembre 2022, a patto che entro il 30 settembre 2022 sarà completato almeno il 30% dei lavori) Si evince che è stato prorogato di tre mesi il termine per completare i lavori. La norma precisa che il conteggio del 30% va riferito all’intervento nel suo complesso, comprensivo anche dei lavori non agevolati dal bonus. Modifiche poi rispetto alla cessione dei crediti. Sempre fino a un massimo di quattro, ma con l’ultima che può essere effettuata dalle banche ai correntisti con partita Iva (cioè anche aziende) o ad altre banche. Per uno sblocco più deciso sarebbe servito uno scostamento di bilancio da 3 miliardi, che il Movimento chiedeva. Il reddito di cittadinanza resta e adesso vengono considerate valide anche le offerte derivanti da soggetti privati, oltre a quelle tramite i centri per l’impiego. Al terzo rifiuto il beneficiario perde il reddito. Giuseppe Conte ha ceduto anche sul termovalorizzatore progettato per la Capitale.