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Alta Sabina, il laboratorio contro lo spopolamento: 12 milioni per energia, clima e comunità
Di Lorenzo Berna
La fuga verso i grandi centri urbani e il conseguente abbandono delle aree interne è una realtà che sembra inarrestabile. Per il nostro Paese le previsioni Istat indicano un declino demografico entro il 2043 per l’82% dei comuni, con punte del 93% nel Meridione. Un dato a cui si aggiunge la fuga di capitale umano. Basti pensare che solo tra 2002 e 2022, quasi 330.000 giovani laureati (25-39 anni) hanno lasciato le aree interne verso i centri urbani o l’estero. La buona notizia è che invertire la rotta è possibile, investendo su tecnologia e risorse del territorio e, soprattutto, unendo forze e competenze. A confermarlo è l’esperienza dell’Alta Sabina, un’area che sconta da anni una carenza endemica di servizi e un conseguente spopolamento e dove, sulla scia dei Climate Pacts europei, è stata realizzata la Green Community dell’Alta Sabina, finanziata dalla misura PNRR – Green Communities (NextGenerationEU), uno strumento di governance territoriale integrata.
Da poco questi territori hanno iniziato ufficialmente un percorso di rinascita che si concretizza nell’Atlante per il futuro, il Contratto energia, clima e società, che definisce la roadmap di ripopolamento e sviluppo sostenibile da seguire nel prossimo decennio, per un totale di 12 milioni di € di investimenti da convogliare nel territorio. Il contratto viene firmato a Roma presso lo spazio WeGil, dai sindaci di 10 comuni: Rocca Sinibalda, Belmonte, Colle di Tora, Longone, Marcetelli, Torricella, Monteleone, Poggio Moiano, Poggio S. Lorenzo, Varco Sabino, che contano in totale 7500 abitanti, sostenuti da Università, istituzioni scientifiche e imprese e che uniscono le forze per realizzare i 15 ambiti del progetto ‘IN. Alta Sabina’, dove IN sta per intelligenza naturale. L’obiettivo principale è quello di generare una crescita della popolazione residente del 5% entro il 2035 nei 10 comuni coinvolti, invertendo l’attuale tasso di spopolamento che è quattordici volte superiore alla media nazionale (-4,2%, contro lo -0,3%), attraverso una strategia integrata che tocca energia, ambiente, digitalizzazione e servizi alla persona. Le aree interne valgono ben al di là dei loro confini, ricorda il Contratto. In Alta Sabina, foreste, acque e paesaggi generano quasi 134 milioni di euro l’anno in benefici collettivi: acqua e aria pulite, paesaggio, rifugio climatico. Per continuare a tutelarli bastano 1,2 milioni di euro l’anno (meno dell’1% del valore naturale). È la strada tracciata dall’Atlante per il futuro, che delinea azioni su energia pulita, gestione idrica, mobilità di prossimità, innovazione sociale e filiere locali per il territorio dell’alto Lazio.
Una strategia che tutela la natura e, al tempo stesso, contrasta lo spopolamento e la fuga di capitale umano, rendendo più attrattivi i comuni interni. I 15 ambiti del progetto si sviluppano su 5 filoni principali Energia e clima – La Comunità energetica dell’Alta Sabina prevede impianti fotovoltaici distribuiti su edifici pubblici e aree dismesse. Parallelamente, l’impianto di gassificazione e cogenerazione a biomassa locale (100 kW elettrici, 146 kW termici) alimentato da circa 1.000 tonnellate annue di biomassa da filiera corta garantirà autoconsumo e resilienza energetica. La rete di ricarica elettrica diffusa collegherà tutti i comuni con colonnine da 22+22 kW. Acqua e biodiversità – Otto interventi prioritari per la gestione sostenibile delle acque includono nuove fitodepurazioni, raccolta di acque piovane e riqualificazione di sorgenti.
La valutazione dei Servizi Ecosistemici (PES) quantifica benefici come ritenzione idrica, sequestro di carbonio e raffrescamento climatico, costruendo le basi per futuri sistemi di pagamento dei servizi ecosistemici. Innovazione digitale e sociale – I dati territoriali, ambientali e comunitari saranno integrati in un’unica piattaforma civica, che abilita smart contract per lo scambio di tempo e servizi attraverso il token di valuta dell’Alta Sabina, facilitando cooperazione locale, banca del tempo e trasporto collettivo. Così, attività svolte a beneficio della collettività (offrire passaggi in macchina, piantare e mettere a disposizione di tutti erbe officinali, portare la spesa a persone anziane o malate, e così via) genereranno accumulo della moneta virtuale, con cui sarà possibile acquistare altri servizi e, allo stesso tempo alimentare un circolo virtuoso di azioni che avranno ricadute positive sulla popolazione e sul territorio. Inclusione e partecipazione – Il Patto di Comunità ha costruito l’ossatura sociale del progetto attraverso laboratori territoriali e mappature partecipative per validare la strategia. Programmi specifici garantiscono inclusione digitale degli over 65 con 11 tutor giovani formati e 12 moduli didattici.
I Green Ambassador, formati attraverso workshop strategici, assicurano leadership territoriale diffusa. Agricoltura e territorio – La filiera della lavanda integra biodiversità e rigenerazione dei suoli su terreni marginali recuperati. A Marcetelli, il caso pilota “Esodi e ritorni” sperimenta un modello replicabile di contrasto allo spopolamento. L’Hub comunitario a Rocca Sinibalda offrirà uno spazio multifunzionale in legno a basso impatto per attività agricole, formative e comunitarie. “L’esperienza dell’Alta Sabina – dice Marco Bussone, presidente di Uncem – dimostra che le Green Community possono diventare uno strumento per costruire alleanze vere tra comuni, imprese, scuole e terzo settore. Il salto di qualità sta nel fare un patto con le città basato sul riconoscimento dei servizi ecosistemici. Roma e Rieti, ad esempio, possono stringere accordi con i territori montani riconoscendo il valore concreto di ciò che questi offrono ogni giorno, come l’assorbimento di CO2 attraverso la gestione forestale e la garanzia delle risorse idriche. La normativa sulle Green Community già prevede meccanismi per valorizzare questi servizi. È il momento di costruire relazioni durature tra aree urbane e montane che vadano oltre la logica delle compensazioni, puntando su una vera corresponsabilità territoriale”. “Per decenni abbiamo pensato che delle idee di prodotto, processo o dei servizi innovativi ci potessero illuminare come epifanie e si potessero diffondere come virus, magari attraverso ingenti investimenti in comunicazione promozionale, influencer o la forza di legami deboli”, dichiara Elena Battaglini, sociologa del territorio, progettista e direttore scientifico della strategia.
“Il Contratto territoriale Energia, Clima e Società 2026-2035 vuole invece dimostrare che non è esodo demografico, richiede il rinforzo di esperienze condivise, di nuove regole e, soprattutto, di fiducia. In questa prospettiva, In. Alta Sabina abbiamo infrastrutturato innanzitutto spazi di risonanza e rinforzo sociale: per affrontare sfide complesse serve infatti una convalida collettiva e non forme o modalità di persuasione individuale”. “Il Contratto territoriale Energia, Clima e Società è tra i primi del suo genere in Italia. È un documento che traccia le nostre priorità politiche e i programmi condivisi tra tutte le amministrazioni coinvolte”, aggiunge Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, comune capofila del progetto. “Noi amministratori lo abbiamo voluto per dare forza alla Green Community, un vero e proprio laboratorio di innovazione capace di rendere più attrattivo il territorio. Il nostro obiettivo è quello di fornire una risposta sistemica e interistituzionale alle due grandi emergenze che colpiscono le aree emergenza climatica e lo spopolamento progressivo”.
Ogni intervento del Contratto è associato a indicatori specifici (Voluntary Local Review), e il sistema di monitoraggio integra vulnerabilità climatica, indicatori territoriali e modelli di governance, fornendo strumenti per valutare in tempo reale l’efficacia delle politiche e adattare le strategie. Una dashboard pubblica permetterà a cittadini, istituzioni e investitori di seguire l’avanzamento del piano programmatico, garantendo massima trasparenza e accountability. “L’esperienza dell’Alta Sabina dimostra che le Green Community possono diventare uno strumento per costruire alleanze vere tra comuni, imprese, scuole e terzo settore. Il salto di qualità sta nel fare un patto con le città basato sul riconoscimento dei servizi ecosistemici”, sottolinea Marco Bussone, presidente di UNCEM. “Roma e Rieti, ad esempio, possono stringere accordi con i territori montani riconoscendo il valore concreto di ciò che questi offrono ogni giorno, come l’assorbimento di CO2 attraverso la gestione forestale e la garanzia delle risorse idriche.
La normativa sulle Green Community già prevede meccanismi per valorizzare questi servizi. È il momento di costruire relazioni durature tra aree urbane e montane che vadano oltre la logica delle compensazioni, puntando su una vera corresponsabilità territoriale”. L’Atlante per il Futuro dell’Alta Sabina rappresenta un modello pilota per le aree interne italiane ed europee. L’approccio integrato che collega energia, clima e società in un unico strumento di governance, la misurazione puntuale degli impatti attraverso tecnologie digitali e l’attivazione di economie collaborative certificate in blockchain costituiscono elementi di innovazione significativi nel panorama delle politiche territoriali. La firma collettiva del Contratto da parte delle 10 amministrazioni è anche l’occasione per approfondire con esperti, stakeholder e cittadini le diverse dimensioni del progetto: governance partecipata, innovazione energetica, strumenti digitali, gestione delle risorse naturali e nuovi modelli di sviluppo rurale.





