Fill the gap
Orfani di femminicidio, Carfagna: “Serve un registro nazionale per non lasciarli soli”
Di Elisa Tortorolo
Spesso, dopo la cronaca nera di un femminicidio, l’attenzione mediatica si spegne rapidamente. A restare, però, sono le “vittime collaterali”: i figli. Bambini che perdono entrambi i genitori, perché uno uccide l’altro e poi si suicida o viene arrestato. In Italia si stima siano circa 3.500 gli orfani di femminicidio, ma paradossalmente manca un elenco ufficiale che dica allo Stato chi sono e dove si trovano. Il risultato? I fondi e gli aiuti previsti dalla legge spesso non arrivano a destinazione. Per colmare questo vuoto, l’on. Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati, ha presentato una proposta di legge per istituire un registro nazionale presso il Ministero della Famiglia. L’obiettivo è trasformare i diritti di carta in aiuti concreti: supporto psicologico, avvocato gratuito e presa in carico immediata. Ne abbiamo parlato con l’ex Ministra per le Pari Opportunità:
Onorevole, oggi esistono già fondi e tutele per gli orfani di femminicidio: perché è necessario istituire un registro nazionale? Dove si inceppa, concretamente, il sistema degli aiuti?
«Oggi non esiste un dato ufficiale su quanti sono gli orfani di femminicidio: l’unica stima recente, fornita lo scorso maggio dall’Osservatorio nazionale indipendente, parla di circa 3.500 minori. Ma si basa su notizie giornalistiche, potrebbe essere sottostimata. L’istituzione di un registro nazionale, ufficiale e centralizzato, permetterà finalmente di sapere con esattezza quanti sono gli orfani speciali e qual è la loro condizione, se per loro sono state attivate le misure di sostegno previste dalla legge. Perché la normativa vigente riconosce benefici e interventi a favore degli orfani, finanziati con fondi sia pubblici che privati, ma in assenza di un sistema nazionale coordinato questi interventi sono oggi frammentati, disomogenei, per lo più affidati all’iniziativa delle singole amministrazioni territoriali o alla buona volontà delle reti associative e dei centri antiviolenza. È qui che il sistema si inceppa ed è su questo che perciò interviene la mia proposta: con dati aggiornati, verificabili e condivisi tra le amministrazioni competenti sarà possibile orientare meglio le politiche pubbliche e monitorare l’effettiva attivazione delle misure di sostegno. Ma il registro avrà anche funzione strettamente operativa: consentirà infatti di disporre tempestivamente la presa in carico obbligatoria da parte dei servizi sociali territoriali, su segnalazione delle autorità giudiziarie o delle forze dell’ordine. L’obiettivo è dare un volto, un nome e risposte concrete a chi rischia di rimanere invisibile».
La proposta prevede che i servizi sociali intervengano entro cinque giorni dall’iscrizione del minore nel registro. Perché è così importante fissare una tempistica vincolante?
«Perché gli orfani di femminicidio si ritrovano all’improvviso senza madre e senza padre, in una condizione quindi di estrema fragilità. Hanno immediato bisogno di un adeguato supporto psicologico, economico, legale, sanitario, scolastico. Devono essere aiutati a superare un trauma terribile e accompagnati con un sostegno il più completo possibile. Il tempo è un fattore determinante, intervenire entro cinque giorni è una necessità».
Nel testo è prevista la nomina automatica di un avvocato d’ufficio: quanto pesa oggi la burocrazia sulle famiglie che si fanno carico di questi bambini?
Gli orfani di femminicidio vengono il più delle volte affidati a nonni, zii, altri parenti, che, oltre al trauma enorme, sono chiamati a gestire questioni delicate e urgenti e a districarsi tra procedure spesso molto complesse, di cui sanno poco o nulla. Moltissime delle famiglie affidatarie non conoscono l’iter da seguire, non sanno nemmeno che esistono dei fondi dedicati. Si ritrovano a dover assolvere tanti adempimenti, la lista purtroppo è lunga. La nomina di un legale d’ufficio permetterà di assicurare la tutela legale dei diritti dell’orfano e aiuterà chi se ne prende cura ad affrontare la burocrazia.
La sua proposta arriva mentre alla Camera è stato introdotto all’unanimità il concetto di consenso nella definizione di violenza sessuale: vede spazio per una convergenza bipartisan anche sulla tutela degli orfani di femminicidio?
«Me lo auguro, ma sono certa che sarà così. È già successo, anche di recente, che misure importanti contro la violenza di genere siano state approvate con voto unanime. Credo che anche stavolta ci siano tutte le condizioni perché le forze politiche mettano da parte le differenze ideologiche per anteporre il bene comune, in questo caso il bene di bambine e di bambini che lo Stato non può e non deve lasciare soli, che meritano di essere sostenuti con forza e con efficacia. È una responsabilità che ci riguarda tutti».
In vista del 25 novembre si parla molto di prevenzione. Lei invece punta il faro sul “dopo”: perché lo Stato tende a scomparire proprio quando queste vittime collaterali avrebbero più bisogno di un sostegno strutturato?
«È chiaro che la prevenzione rappresenta il primo fondamentale elemento di contrasto alla violenza contro le donne. Occorre affermare la cultura del rispetto, insegnando soprattutto ai più giovani che una fidanzata, una compagna, una moglie non è una proprietà, che nessuna scusa può giustificare mai la violenza. Fatta questa doverosa premessa, è vero che spesso purtroppo c’è un “dopo” a cui fare fronte. Un “dopo” drammatico, reso ancora più difficile dalla mancanza di omogeneità nei sostegni: come dicevo in precedenza, è proprio questa frammentarietà a rendere gli strumenti disponibili spesso inefficaci o quanto meno non in grado di dare risposte tempestive, coordinate e adeguate. La mia proposta punta a colmare lacune strutturali e vuoti operativi così da trasformare i diritti potenziali degli orfani di femminicidio in tutele effettive e accessibili a tutti. È un lavoro nato dal confronto con chi si occupa ogni giorno dei piccoli orfani speciali, come la Fondazione “Le Stelle di Marisa”, che svolge un’attività straordinaria e che merita per questo un grande ringraziamento».






