Economia
Il recupero del greggio: geopolitica, incognite e transizione energetica
Di Francesco Tedeschi
Negli ultimi anni, il petrolio ha riaffermato la sua centralità nel panorama energetico globale, nonostante l’avanzamento delle energie rinnovabili. La guerra in Ucraina, le tensioni tra Stati Uniti, Cina e Russia, e la difficoltà di trovare alternative immediate al greggio hanno messo in evidenza l’indispensabilità di questa risorsa in un contesto incerto.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha scosso i mercati energetici, facendo salire il prezzo del Brent fino a superare i 130 dollari al barile. La Russia, uno dei principali esportatori di petrolio, è stata oggetto di sanzioni che hanno ridotto le sue esportazioni, influenzando l’offerta globale. Nonostante una parziale stabilizzazione nel 2024, con i prezzi che si aggirano intorno agli 85-95 dollari al barile, l’incertezza geopolitica continua a essere un fattore determinante per la volatilità dei prezzi.
Il petrolio, sebbene un tempo considerato un “bene rifugio”, ha dimostrato di non esserlo. La sua natura volatile, alimentata da conflitti geopolitici e variazioni nell’offerta e nella domanda, ha reso il mercato petrolifero estremamente sensibile. Dopo il picco dei prezzi nel 2022, i costi sono diminuiti, ma restano incerti e dipendono dagli sviluppi politici. La domanda globale nel 2024 ha raggiunto i 101 milioni di barili al giorno, quasi ai livelli pre-pandemia, a conferma che il petrolio rimane una risorsa fondamentale, ma sempre esposta a forti oscillazioni.
L’OPEC+, l’alleanza che include l’Arabia Saudita, la Russia e altri produttori, ha cercato di stabilizzare i prezzi riducendo la produzione. Nel 2024, ha abbassato l’output di circa 1 milione di barili al giorno, riuscendo a mantenere un prezzo relativamente alto. Tuttavia, il mercato è ancora fortemente influenzato dalle politiche interne dei grandi produttori e dai continui conflitti geopolitici. Gli Stati Uniti, grazie alla produzione di shale oil, rimangono il primo produttore mondiale, ma le dinamiche globali sono in continua evoluzione.
Anche nelle industrie ad alta intensità energetica, come la produzione di acciaio, la chimica e l’agricoltura, il petrolio e i suoi derivati rimangono essenziali per i processi di produzione e trasporto. Le alternative rinnovabili, come l’elettrificazione o l’idrogeno verde, sono ancora in fase di sviluppo e non sono in grado di soddisfare la domanda globale in tempi brevi.
L’IEA prevede che, almeno fino al 2040, il petrolio rimarrà una risorsa fondamentale, anche se con una crescente pressione per la decarbonizzazione. La transizione verso fonti di energia più sostenibili sta accelerando, ma è un processo lungo e complesso, che richiede enormi investimenti in tecnologie rinnovabili, infrastrutture e un cambiamento strutturale in molte economie.
Il petrolio ha recuperato un ruolo centrale nell’economia globale, soprattutto in un contesto geopolitico instabile, ma non può più essere considerato un bene sicuro. La sua volatilità continua a essere un fattore critico, soprattutto in un mondo che affronta conflitti, sanzioni e sfide nella transizione energetica. L’OPEC+ rimane un attore chiave, ma la dipendenza dal petrolio persisterà almeno nel breve e medio termine, nonostante l’avanzamento delle rinnovabili. In questo scenario, il mercato del greggio rimane soggetto a forti incertezze e fluttuazioni, legate a fattori politici ed economici globali.





