Politica

Perché è importante la battaglia dello ius soli

16
Giugno 2017
Di Redazione

Se mai ce ne fosse stato bisogno, la zuffa di Palazzo Madama fra sostenitori e oppositori dello ius soli ricorda quanto siano distanti gli schieramenti che ruotano attorno a un tema tanto delicato come quello della concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Il dibattito, curiosamente, è riesploso nella settimana in cui l’Istat certificava l’ennesimo tracollo delle nascite in Italia, da tempo il paese europeo che fa meno figli e per questo motivo suscettibile di mettere in discussione coesione, stabilità e rinnovamento della sua stessa società. È probabile che la decisione di far ripartire l’iter di una legge rimasta dormiente al Senato per quasi due anni risponda all’obiettivo politico del Pd di recuperare il rapporto con la sinistra dell’arco parlamentare in vista del ballottaggio delle comunali, soprattutto dopo che il centrosinistra ha dato buona prova di sé al voto di domenica scorsa. Di certo c’è che il ddl allo studio del Senato prevede un ampliamento dei criteri per acquistare la cittadinanza e riguarda i minori nati in Italia da cittadini stranieri o arrivati in Italia da piccoli: secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, si tratta di circa 800 mila giovani potenzialmente coinvolti e di 60 mila nuovi italiani ogni anno. Il provvedimento introduce due nuovi criteri per diventare italiani prima dei 18 anni: lo ius soli temperato e lo ius culturae. Nel primo caso, è italiano il piccolo nato in Italia con uno dei due genitori che si trova legalmente nel paese da almeno 5 anni. Nel secondo caso, potranno chiedere la cittadinanza i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e superato un ciclo scolastico. L’idea di subordinare lo ius soli ad alcune condizione segue l’esperienza di altri paesi europei ed è pensata per diluire l’impatto di un provvedimento sicuramente divisivo eppure cruciale. Nel Regno Unito, ha la cittadinanza britannica chi nasce nel paese da un genitore legalmente stabilito. In Germania, è invece cittadino tedesco chi nasce da un genitore risieduto regolarmente per almeno 8 anni nella Repubblica Federale. Più in generale, quello della cittadinanza è un tema che si lega direttamente allo sviluppo di politiche migratorie fondate sul miglioramento della qualità dei flussi, un obiettivo che però presuppone sistemi amministrativi rigorosi ed efficienti, forse troppo per l’Italia di questo periodo. In ballo c’è infatti la necessità di facilitare nell’ex immigrato l’identificazione con il paese ospite e di evitare che questi conservi integralmente l’identità di origine o che sviluppi la propria lealtà solo nei confronti dei propri connazionali o correligionari. Ed è proprio su questo punto che si concentrano le critiche probabilmente più fondate al provvedimento, che non fa nulla per tratteggiare i contorni di un processo di integrazione effettivo e che sul piano politico ha il demerito di offrire nuovi argomenti a chi osteggia l’adozione di una legge invisa eppure decisiva per il futuro della Repubblica.

 

Alberto de Sanctis