Ambiente

Sostenibilità, imprese e istituzioni sulla stessa linea

18
Aprile 2023
Di Giampiero Cinelli

Le imprese di oggi, se vogliono avere vantaggi e peso anche sul mercato finanziario, devono essere attente alla sostenibilità. Che oggi si declina non solo nei cicli produttivi, ma anche in aspetti più sociali e inerenti alle relazioni che un’azienda instaura all’interno e fuori di sé. Intanto però si corre sempre più spediti verso nuovi modi di usare l’energia. L’occidente non vuole perdere tempo a seguito del mutamento dei rapporti internazionali, in particolare con la Russia.

Ne ha parlato stamattina anche il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, in collegamento streaming intervenendo all’evento “Corporate Sustainability Hub”, promosso dal Sole24ore e dall’Università Luiss Guido Carli. In procinto di imbarcarsi sull’aereo tornando dal G7 di Sapporo, Pichetto Fratin ha spiegato che i temi della sostenibilità sono stati al centro del summit e lo saranno anche l’anno prossimo nel G20 che si svolgerà in Italia e che presiederemo con l’intento di mostrarci battistrada. Il ministro non ha nascosto che il percorso è abbastanza inevitabile perché è spinto da dinamiche globali, ma ritiene possa essere un’opportunità se appunto si parte dal definire quale energia usare ai fini di reimpostare i processi, «sia produttivi che di consumo». Secondo Pichetto Fratin il gas è ancora importante per compiere il passaggio e se si vuole abbandonare il carbone non si può smettere di fare ricerca sul nucleare. Ma la sua battaglia è anche sui biocarburanti, che tutto sommato hanno un buon equilibrio tra emissioni causate ed emissioni generate per produrli. Oltre ai biocarburanti, Pichetto Fratin conta di raggiungere 70 GW di produzione da rinnovabili con il fotovoltaico e l’eolico nel 2030 e poi avverte che si lavorerà a sostegni economici per aiutare i residenti di immobili a passare in classe D, se la direttiva Ue dovesse essere confermata. Inoltre il ministro ha annunciato la revisione del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) entro il 30 giugno.

La transizione per le aziende procede a varie velocità. Secondo un report di EY di quest’anno con metodo sondaggistico, oltre l’80% delle aziende quotate ha sviluppato un piano di sostenibilità (circa +32 punti percentuali rispetto al 2020) e il 30% ha definito target quantitativi. Il 47% delle aziende intervistate ha definito degli obiettivi e azioni di adattamento al cambiamento climatico (nel 2021 era il 39%), incrementando l’uso di energie rinnovabili. Secondo l’analisi sulle performance economico-finanziarie, esiste una potenziale relazione tra gli investimenti reali sulla sostenibilità sul breve periodo e l’eventuale crescita sul lungo: la crescita dell’indebitamento è correlata al miglioramento della performance di sostenibilità. I risultati dello studio confermano come nel complesso le aziende italiane siano sempre più impegnate concretamente per integrare la sostenibilità nel business e questo avviene sia per le piccole-medie imprese sia per quelle di grandi dimensioni. Due anni fa, al contrario, erano le grandi aziende ad avanzare più velocemente delle Pmi sulle tematiche di sostenibilità. Questo avviene però a velocità variabile sui singoli temi e con disomogeneità tra i settori in quanto alcuni (energy e textile) procedono più velocemente rispetto ad altri (media & telecomunication e construction) nell’integrazione della sostenibilità. Secondo il 65% delle aziende intervistate, la guerra in Ucraina non ha ridimensionato i piani di sostenibilità: continua la transizione a modelli di business più sostenibili.

Senza dimenticare che grandi player possono giocare un ruolo nell’accelerare i processi e posizionare il Paese a livello internazionale. Il caso di Enel, che nel 2024 aprirà a Catania una fabbrica di pannelli solari, con una capacità produttiva di 200 MW l’anno a circa 3 GW l’anno, sviluppando tecnologie via via più avanzate, aumentando la prestazione di oltre il 30% e con l’obiettivo dichiarato di competere con la Cina. Il progetto ha l’appoggio dell’Unione Europea e può arrivare a intercettare fino a 118 milioni di risorse. Un esempio di quando pubblico e privato sanno cooperare e coordinarsi verso obiettivi ambiziosi. Il percorso continua ad essere monitorato e tutti i governi, da ambo le parti, sono più o meno incanalati in questa sfida di sviluppo.