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Salvate il soldato Referendum

10
Giugno 2025
Di Paolo Bozzacchi

A sinistra il presupposto dell’analisi che considera i 13 milioni di SÌ come tutti elettori di sinistra è sbagliato.

La CGIL ha pensato di proporre quesiti di difficile comprensione. Il PD li ha fatti propri per sanare errori politici del suo passato a guida Renzi (solito redde rationem interno). Entrambi hanno confermato di ascoltare molto più se stessi che i propri elettori e iscritti.

Contestualmente il PD ha dato una nuova prova tecnica di separazione dalla sua ala riformista.
La CGIL non è stata da meno. In nome di questa battaglia referendaria che non ha convinto la CISL, ha sacrificato il futuro dell’unità sindacale italiana. Peggiorando la condizione dei lavoratori anziché migliorarla.

A destra è sbagliata la linea politica di aver ideologizzato la tornata e più o meno apertamente aver fatto campagna elettorale per l’astensionismo, la vera maggioranza silenziosa del Paese. Ha ferito a morte uno strumento democratico agonizzante come il referendum. Il governo nell’occasione ha guardato molto di più alla conservazione del potere che agli interessi reali del proprio elettorato di riferimento.

È più che mai urgente per salvare il referendum ripartire da battaglie civili come legalizzare la prostituzione o le droghe leggere o abbassare l’età minima per il diritto di voto a 16 anni. Quesiti semplici che potrebbero riguardare una platea più larga di elettori e rivitalizzare l’istituto referendario, con l’obiettivo squisitamente politico di riavvicinare le persone alla politica, ricostruendo fiducia nella democrazia, nel diritto di voto, nella partecipazione democratica e nelle Istituzioni.

Perciò destra e sinistra diano prova di maturità, collaborino seriamente a un progetto di riforma del referendum che lo renda più efficace e funzionante, in linea con una partecipazione democratica in piena crisi. Trovino una quadra semplice, anche da comunicare.

Si renda più concreto anche il meccanismo che regola le leggi di iniziativa popolare. Rivitalizzare il referendum e ampliare la gamma di strumenti di partecipazione democratica diretta oltre il diritto di voto, sarebbe il punto di ripartenza del civismo italiano. Sarebbe un defibrillatore per l’insufficiente battito della passione politica popolare.

È un’occasione per tutte le forze politiche, una battaglia di civiltà da non ideologizzare, prendendosi cura seriamente del futuro del Paese. Con la P maiuscola. La stessa di Politica.

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