Salute

The Watcher Talk: Screening HCV, un nuovo ruolo di sanità pubblica dei Ser.D.

29
Luglio 2021
Di Alessandro Cozza

C’è un altro fantasma che si aggira al tempo della pandemia da Covid. E’ quello dell’epatite C, a causa della quale direttamente o indirettamente muore nel mondo una persona ogni 30 secondi.

In occasione della Giornata mondiale dell’Epatite, The Watcher Post ha organizzato un talk con l’intento di accendere un faro più luminoso su questa patologia. D’altronde “Hepatitis can’t wait” (l’Epatite non può aspettare) è il titolo dell’edizione 2021 della Giornata che sottolinea l’urgenza di produrre i necessari sforzi per eliminare l’epatite, la quale ha un’altissima capacità di contagio, ancora oggi seria minaccia per la salute pubblica. Gli obiettivi indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in ordine temporale, sono due: la riduzione della mortalità dell’infezione del 65%, prima, e debellarla definitivamente entro il 2030, poi.

Il talk “Screening HCV, un nuovo ruolo di sanità pubblica dei Ser.D.” moderato da Lavinia Spingardi, giornalista conduttrice di Sky TG24, ha ospitato il Sottosegretario al Ministero della Salute Andrea Costa, Filippo Cristoferi del Comitato scientifico Fondazione De Gasperi, Felice Nava di Feder Ser. D., Ivan Gardini Presidente EpaC Onlus, l’Onorevole Michela Rostan, Vicepresidente Commissione Affari Sociali e l’Onorevole Giuditta Pini, membro della Commissione Affari Sociali.

L’occasione è stata utile per riflettere sulla situazione attuale, emergenza nell’emergenza. Ogni anno nel mondo 400mila persone muoiono per epatite e 71 milioni ne vengono contagiati. In particolare, in Italia, 300mila sono i pazienti non ancora diagnosticati e la stima decessi 2021 tocca quota 500.

Per far fronte a tutto questo, e ripartire, la via da intraprendere passa per due tappe fondamentali: prevenzione e screening, che permettono di fare diagnosi precoci e combattere ad armi pari con questa patologia. Anche perché Il virus dell’HCV corre velocissimo. Basti pensare che ogni consumatore di sostanze per via iniettiva (PWID) è in grado di contagiare almeno altri 20 persone entro i primi tre anni. L’Italia, tra l’altro, ha avuto in passato anche il triste primato di essere uno dei paesi con più alta prevalenza dell’infezione da HCV in Europa. Negli ultimi 20 anni, però, come in tutti i paesi dell’Occidente, l’incidenza (numero di nuovi casi all’anno) dell’infezione da HCV è notevolmente diminuita, per una maggior sicurezza delle trasfusioni di sangue e per il miglioramento delle condizioni sanitarie, pur essendoci una continua espansione dell’uso di droghe per via endovenosa e immigrazione di persone che vivono in aree ad elevata diffusione del virus. Proprio per questo la grande sfida in termini di politica sanitaria è raggiungere i gruppi di popolazione più rischio rispetto ai quali, in caso di eventuale positività allo screening, il vero nodo resta il link alla terapia e la compliance. Per questi gruppi è necessaria una politica di test & treat basata su una logica di semplificazione della fase di screening e della fornitura dei farmaci al di fuori dei centri prescrittori e quindi presso la struttura di afferenza del paziente in stretta connessione temporale con la fase di screening che possa quindi avvenire nei Ser. D. Proprio queste strutture, inoltre, dovranno avere un nuovo ruolo di sanità pubblica per rispondere ai bisogni dei pazienti con un quadro clinico complesso e delineare un sistema di presa in carico “integrata” del paziente con dipendenze affetto da HCV.

Purtroppo, la pandemia ha rallentato tutto, anche l’attività di screening e monitoraggio dell’epatite. Il Sottosegretario Costa ha illustrato a riguardo un impegno concreto del Governo: “Nelle prossime settimane istituirò presso il ministero un tavolo delle dipendenze per condividere con chi opera sul territorio quali possano essere le strategie per cercare di affrontare nel migliore dei modi l’epatite, parlando sempre più di prevenzione”. Una proposta che ha incontrato immediato apprezzamento dall’Onorevole Pini: “Perché le politiche sulle dipendenze del nostro paese sono ferme a troppi anni fa, e c’è un pericoloso abbassamento dell’età media di chi consuma sostanze stupefacenti, causato anche da una mancanza di campagne di prevenzione dedicate ai più giovani.” Su questo aspetto ha rilanciato il Presidente Gardini: “Dovremmo introdurre l’educazione sanitaria nelle scuole per parlare di tanti temi delicati sui quali i giovani sono all’oscuro. Tra questi i vaccini, le droghe, le malattie sessualmente trasmissibili e la donazione di organi, tematiche che i nostri ragazzi conoscono ancora troppo poco.”

Proprio della prevenzione fa il suo punto di forza la Fondazione De Gasperi. Spiega Cristoferi: “I Ser. D. svolgono una funzione utile in quanto riescono non solo ad intercettare le persone malate che rischiano di contagiarne altre, ma prendono direttamente in carico questi casi. Il servizio va implementato e il Pnrr garantisce fondi a cure domiciliari e territoriali, e consentirà di investire su questi servizi”. Della stessa idea anche l’Onorevole Pini che specifica: “Sappiamo tutti quanto sia importante l’opera di monitoraggio che fanno queste realtà, che però devono essere fornite di strutture adeguate e soprattutto di personale sufficiente.”

Oltre alla prevenzione anche il trattamento è un aspetto fondamentale. E il modello immaginato prevede l’aiuto delle regioni nella gestione dei consumatori di sostanze, abbattendo le barriere legate alle difficoltà di fare screening che continua ad oggi a essere l’unico metodo per contenere la trasmissione dell’epatite.

Ma per migliorare il sistema, cosa servirebbe ai Ser. D.? Risponde Felice Nava: “Abbiamo bisogno di costruire reti cliniche, di godere di maggiore flessibilità e di lavorare insieme, di ripensare il servizio in maniera organica e flessibile. Dobbiamo sperimentare nuovi percorsi che ci permettano di essere più economicamente sostenibili e allo stesso tempo più efficaci. La nostra sfida è sempre portare il più alto numero di consumatori HCV positivi in trattamento. Questo è l’unico modo per trattare e quindi guarire dalla patologia, ma anche per ridurre le reinfezioni.”

In questo senso il rapporto con le Regioni diventa imprescindibile. Proprio per questo Gardini spiega l’importanza del lavoro che EpaC Onlus sta portando avanti: “Stiamo lavorando, perché non esiste nessun percorso specifico per i Ser.D.  e poche sono le strutture autonome per screening e avviamento terapeutico. Non solo. Rispetto al Fondo sperimentale voluto dal Governo, che nell’ultimo Milleproroghe è stato prorogato a Dicembre 2022 e prevede la realizzazione di screening per 17 milioni di cittadini, le Regioni sono incredibilmente indietro.”

L’implementazione di un Network operativo tra Ser.D. e Centri di cura dell’HCV rappresenta una risorsa cruciale nella lotta all’eliminazione dell’HCV. La collaborazione e la comunicazione tra le varie figure sanitarie che intervengono nella gestione del paziente con HCV e dipendenze sono fondamentali per superare le problematiche strutturali e organizzative che ritardano la diagnosi e l’accesso alle terapie. Su questo, l’Onorevole Rostan specifica: “In questa legislatura stiamo combattendo per trovare tutte le soluzioni economiche e organizzate possibili per raggiungere l’obiettivo indicato dall’OMS, ovvero debellare l’HCV entro il 2030, che ritengo ancora un obiettivo raggiungibile. La nostra linea d’azione deve concentrarsi su questi temi: migliorare il servizio di presa in carico dei pazienti dipendenti, implementazione di campagne di screening e prevenzione, integrazione con altri percorsi di cura e servizi (Point of Care) e ampliamento dell’adesione ai trattamenti. I fondi ci sono, questo è il momento in cui queste cose si possono fare davvero”.

I fondi ci sono, ma sono vincolati ad un percorso sperimentale. Su questo Gardini: “Rendiamo questo Fondo strutturale e inseriamo i test per l’epatite nei LEA.” La proposta viene accolta dal Sottosegretario Costa: “L’idea di rendere il fondo strutturale la trovo giustissima perché credo davvero che raggiungere l’obiettivo posto dall’OMS sia realmente fattibile, ma per farlo serve continuità. Così come concordo nel potenziare i Ser. D. e finanziare i LEA, entrambi punti presenti nell’agenda di Governo, perché la pandemia ha dimostrato quanto sia sbagliato risparmiare sulla sanità pubblica. Strutture e personale sono temi troppo delicati sui quali tagliare costi. Il Governo ha una mission chiara: creare servizi che vadano verso i cittadini e le proprie esigenze.”

Tutto questo confronto va inserito in quanto già sta facendo il nostro Paese che sta dando corso a quanto previsto dal decreto firmato dai ministri Roberto Speranza e Daniele Franco “Esecuzione dello screening nazionale per l’eliminazione del virus dell’HCV”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 luglio, che definisce criteri e modalità per l’avvio gratuito degli screening per l’epatite C. In particolare, il provvedimento definisce i criteri e le modalità per l’attuazione dello screening da parte delle Regioni e stabilisce che sia rivolto, in via sperimentale, a tutta la popolazione iscritta all’anagrafe sanitaria nata tra il 1969 e il 1989, inclusi gli Stranieri temporaneamente presenti, ai soggetti seguiti dai servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e ai detenuti, indipendentemente dalla coorte di nascita e dalla nazionalità.

Sconfiggere l’epatite entro il 2030 è possibile. Ma c’è ancora molto da lavorare.

Photo Credits: il Sole24Ore