Politica

Referendum eutanasia, Igor Boni (RI/+E): “Bilancio ottimo, mettiamo il Parlamento davanti alla necessità di legiferare”

30
Luglio 2021
Di Andrea Maccagno

Oltre 250mila firme raccolte in appena un mese. L’obiettivo è 500mila in tre. Si dice fiducioso Igor Boni, Presidente nazionale di Radicali Italiani e membro dell’Assemblea nazionale di +Europa, sul referendum eutanasia legale: “Le persone accorrono ai nostri tavoli a firmare, mentre i grandi partiti come il PD stanno alla finestra ripetendo l’errore commesso con aborto e divorzio”. Da ex candidato alle primarie del centrosinistra di Torino, dichiara infine appoggio incontrastato a Lo Russo, per sconfiggere il “cinico” Damilano.

Boni, il primo mese di raccolta firme per il referendum eutanasia è passato. Un bilancio?

Il bilancio non potrebbe essere migliore. In poco più di un mese aver raccolto oltre 250.000 firme è un risultato incredibile. Firme che potrebbero essere molte di più se vi fossero più volontari e più autenticatori disponibili. Stiamo vivendo settimane che lasceranno il segno in questo Paese: spero molti vogliano salire su questo carro di libertà e di autodeterminazione.

Qual è la norma che chiedete di abrogare? Basterà a introdurre l’eutanasia legale in Italia?

Verrebbe abrogata parte della norma che punisce l’omicidio del consenziente, lasciando in vigore tutte le aggravanti. Se il referendum raggiungesse le firme necessarie, superasse il vaglio della Corte Costituzionale, raggiungesse il quorum e vincessero i SI, metteremmo il Parlamento davanti alla necessità di legiferare. Una necessità che ci sarebbe già oggi dopo le azioni di Marco Cappato e Mina Welby, ma che purtroppo vede una politica ufficiale che mette la testa sotto il tappeto.

Perché finora la politica non è mai riuscita ad intervenire in materia? A sorpresa la Camera ha recentemente approvato un testo base sul fine vita: è la strada corretta?

Stiamo rivivendo dopo 50 anni quello che i Radicali vissero nelle battaglie su aborto e divorzio. Allora la consapevolezza dei cittadini era enormemente più avanti dei grandi partiti. Sta accadendo lo stesso sull’eutanasia. Le persone accorrono ai nostri tavoli a firmare, mentre i grandi partiti come il PD stanno alla finestra ripetendo l’errore di allora. Il testo base in Parlamento è solo figlio di questo mese di lotta e di raccolta firme: si sente lo scricchiolio nell’inerzia del Parlamento, dobbiamo moltiplicare gli sforzi per rompere gli argini.

Sulla raccolta delle firme una svolta storica: la Camera ha approvato un emendamento per l’utilizzo della firma digitale. Perché lo ritenete un passo decisivo? Sarà lo slancio finale per arrivare a quota 500.000?

Un emendamento presentato dal “nostro” Riccardo Magi, che apre a una svolta storica. Ciascuno di noi oggi interloquisce con la pubblica amministrazione tramite lo Spid. Che nel 2021 i referendum e i progetti di legge di iniziativa popolare siano sottoposti a una burocrazia cartacea d’altri tempi – con autenticazione sui fogli, timbri, certificazione di ogni firma – è folle. Da quando la firma digitale sarà attiva apriremo porte e finestre alla partecipazione dei cittadini, che è il nostro DNA da oltre mezzo secolo. Sarà un’ulteriore spinta per raggiungere il nostro obiettivo.

Come sempre i temi dei diritti civili dividono più o meno trasversalmente i campi politici. State ricevendo appoggio anche da esponenti di partiti solitamente avversari?

Molti elettori di centrodestra e molti elettori cattolici stanno firmando. È questo il bello dei referendum, le logiche solite vengono rotte e si aprono spazi per riforme di libertà. Per ora però i partiti di centrodestra stanno ben coperti e non dicono nulla. Se raggiungeremo le firme necessarie non potranno stare più in silenzio. Vale per loro e vale per il PD.

Veniamo a +Europa, di cui lei è membro di Assemblea Nazionale. Domenica 18 luglio si è chiuso il II Congresso, che ha rieletto Della Vedova segretario e Magi presidente. La scelta migliore per il rilancio del soggetto? Quali prospettive per il partito che, dopo alcuni mesi, ritrova la leadership di Emma Bonino?

La presenza di Emma non è un dettaglio, è essenziale per il futuro e il presente di +Europa. Abbiamo vissuto mesi molto difficili, di scontri apparentemente rivolti solo all’interno. In realtà il tema che abbiamo davanti è quello della vita democratica dei partiti che, come +Europa o Radicali Italiani, sono contendibili, fanno congressi aperti e dove gli iscritti contano davvero. Gli altri che i congressi non li fanno, da una parte saltano i problemi, ma dall’altra violano la Costituzione e prefigurano modalità antidemocratiche che mettono sulle spalle di un solo leader tutto quanto. Io auspico partecipazione e leadership condivise, non un uomo solo al comando. Lo dico anche al nostro segretario Della Vedova: oggi abbiamo trovato un rilancio, vedremo nei prossimi mesi se sapremo fare tesoro delle difficoltà passate.

Infine Torino. Lei è stato uno dei quattro candidati alle primarie del centrosinistra. +Europa appoggerà con convinzione il vincitore della competizione Lo Russo? Con il proprio simbolo? Il centrosinistra riuscirà a riconquistare la guida della città?

Ho sempre sostenuto che il vincitore delle primarie sarebbe stato il mio candidato. Così è e così sarà, pur nella convinzione che Torino avrebbe necessitato un cambio di metodo e una visione più coraggiosa. +Europa con ogni probabilità non presenterà un proprio simbolo, ma candiderà propri esponenti di spicco nella lista civica del candidato sindaco Stefano Lo Russo. La battaglia è aperta. Noi dobbiamo contribuire alla costruzione di un nuovo modello di città, connessa, umana e sostenibile, che guardi sempre all’Europa e stringa alleanze con Milano. Chi oggi si fida delle promesse del “civico” (che io definisco “cinico”) Damilano, deve sapere che si tratta di un’operazione che serve a mascherare – con una faccia presentabile – la peggiore destra, che in Piemonte da decenni è peggio che altrove, rivendicando alleanze con Orban e con Putin.

Photo Credits: Igor Boni