Politica

L’audizione completa del Generale Vecciarelli (Capo di Stato Maggiore) alle Commissioni Difesa

11
Novembre 2020
Di Flavia Iannilli

The Watcher Post dedica attenzione al Generale Enzo Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa, che è intervenuto in audizione informale presso le Commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato, in merito al Documento programmatico pluriennale per la Difesa relativo al triennio 2020-2022.

Il Generale Enzo Vecciarelli apre così l’audizione: “Il documento programmatico pluriennale, il cosiddetto DPP, intende presentare al Parlamento lo stato di previsione della spesa della Difesa per l’anno finanziario 2020 e il triennio 2020/2022 quale attuazione dell’atto di indirizzo politico ricevuto dal Ministro della Difesa e fornisce un puntuale aggiornamento delle attività della Difesa in chiave tanto previsionale quanto consuntiva, con particolare riferimento alle linee programmatiche del piano di sviluppo dello strumento militare – inoltre il Generale ha specificato – Il documento ha una veste a forte connotazione informativa e divulgativa ed è strutturato in tre parti: l’impegno nazionale nel contesto di riferimento, lo sviluppo dello strumento militare e il bilancio della Difesa”.

Vecciarelli, facendo riferimento al rilevante ruolo svolto dalla Difesa nella gestione dell’emergenza relativa al Covid-19 ha dichiarato che: “Emerge la necessità di perseguire il rafforzamento delle peculiari capacità esprimibili nelle situazioni di crisi”.

Il consolidamento a cui fa riferimento il generale riguarda anche altri aspetti: “A fronte delle attuali minacce alla sicurezza globale e dell’incremento di crisi e conflitto nelle aree di diretto interesse del nostro Paese, lo stato di salute dello strumento militare ed il correlato livello di prontezza, efficienza ed interoperabilità presentano oggi significative criticità generali con conseguenti riflessi sull’efficacia complessiva. Si tratta di problematiche organizzative, di disponibilità di personale, ma soprattutto di inadeguatezza dei mezzi e dei sistemi a disposizione”.

Il capo di Stato maggiore della Difesa espone i dati riguardanti il Documento: “Il bilancio ordinario della Difesa ammonta a 22,9 miliardi di euro. Tale volume, sottratta la funzione sicurezza del territorio assolta dall’Arma dei Carabinieri, si riduce a 15,3 miliardi di euro, valore che rappresenta la funzione Difesa così ripartita nei classici tre settori di spesa: personale 10,36 miliardi ovvero il 68%; esercizio 2,14 miliardi ovvero il 14%; investimento 2,81 miliardi ovvero il 18%. In ottica di bilancio integrato, a questi volumi si associano le risorse del Mise e il finanziamento delle missioni internazionali di pace, fattori che mitigano in parte le criticità di bilancio, portando il totale delle risorse effettivamente disponibili per l’approntamento dello strumento militare a circa 20 miliardi euro, così ripartite: 11,3 miliardi per il personale (57%); 2,9 miliardi per l’esercizio (14%); e quest’anno 5,8 miliardi di euro per l’investimento (29%)”.

Nell’ambito dell’Alleanza atlantica Vecciarelli ha dichiarato che: “Nel Documento viene colta l’opportunità di declinare il bilancio della Difesa in chiave Nato derivante dal Defence Investment Pledge e che tuttora evidenzia un disallineamento significativo tra l’obiettivo del 2% in termini di rapporto budget Difesa/Pil rispetto all’ultima rilevazione ufficiale a chiusura dell’esercizio dell’anno 2019 che si attesta all’1,21%”.

Il generale interviene sul tema del Mediterraneo: “I risultati nel tempo conseguiti dalla nostra peculiare capacità politica e culturale di mediare efficacemente nell’area mediterranea e di saperne promuovere lo sviluppo all’insegna dei valori e dei principi costituzionali della Repubblica, sono stati intaccati nell’ultimo periodo da un ampio numero di competitor internazionali. Tali attori, assertivamente decisi a riconquistare posizioni e ruoli di riferimento nelle aree tradizionalmente di nostra privilegiata influenza, hanno quasi ribaltato la partita che ci vedeva in netto vantaggio nei rapporti bilaterali con i Paesi di quelli regioni del mondo. In particolare il Mediterraneo di oggi, rispetto al passato, è divenuto un’area multivettoriale a complessità crescente, dove la competitività strategica tra Stati è più marcata, tanto da minare le basi della valenza nazionale presso interlocutori di primo piano per l’Italia, destando giustificata preoccupazione”.

Vecciarelli conclude il suo intervento dichiarando che: “Nella convinzione che nel prossimo futuro si dovrà operare attraverso strutture organizzative più snelle efficientate da metodologie di lavoro reticolari adottando processi operativi più agili e concreti per il conseguimento degli obiettivi. Questo richiede investimenti urgenti nei nuovi domini cyber e spazio, delle reti del tattical cloud, dei sistemi abilitanti di controllo, nell’intelligenza artificiale, della robotica, dei big data, dell’edge quantum computing e digital collaboration. Sono settori di prioritario potenziamento che si intendono perseguire senza ritardo. La sfida che le forze armate devono vincere, per portare a compimento le missioni, è la completa integrazione interforze che può essere raggiunta solo con un approccio interforze del progetto”.

Per mancanza di tempo il presidente Pinotti della Commissione Difesa chiede di poter procedere con le domande degli onorevoli così da poter dare modo di rispondere al generale.

Prende la parola per primo l’Onorevole Ferrari (LN): “In merito alle risorse allocate presso il Mise per il 2020, nel DPP viene tenuto conto di queste risorse? E’ possibile che alcune delle attività che non sono state finanziate possano trovare un avvio all’interno del bilancio ordinario del 2021?”. Per la specificità delle domande Vecciarelli lascia la risposta al generale Conserva, capo ufficio di programmazione e bilancio: “Ci sono risorse sul prossimo comma (Comma 14) ci saranno 1,9 miliardi proiettati nel prossimo 15ennio. Nel 2020 non ci sono risorse calcolando che partiranno dal 2021, sono presenti programmi sia sul bilancio ordinario che sul Mise. L’inversione di tendenza che auspichiamo possa essere approvata dal parlamento dovrebbe garantire riscorse significative”.

Il senatore Gasparri (FI) fa una considerazione: “Un quadro complicato, emergono carenze che devono essere oggetto di riflessione, facciamo quel che possiamo nelle circostanze date.” In merito alle difficoltà emerse dal Documento anche l’Onorevole Perego (FI) interviene: “Lo stato attuale di finanziamento della Difesa non permette al nostro Paese di rispondere adeguatamente alle imminenti sfide, tenendo presente l’estensione al dominio cibernetico e a quello spaziale delle contese geopolitiche. L’attuale 1,21% di budget della Difesa sul Pil rispetto al target del 2% standard Nato, è la rappresentazione plastica del quadro generale che si combina in termini negativi ad una limitata capacità della politica estera italiana di trarre pieno beneficio dallo sforzo militare. La definizione – prosegue – dello strumento militare secondo la dottrina del ‘joint by design’, insieme alla costituzione del nuovo Comando Operativo di Vertice Interforze COVI, va nella giusta direzione di efficienza ed efficacia del sistema difesa: vale la pena ricordare al governo che ogni euro investito nell’industria della difesa genera 2,9 euro di ritorno con ampie ricadute occupazionali. Il governo inverta immediatamente la tendenza è riporti la Difesa, come chiesto anche dal presidente Mattarella, al ruolo degno di un Paese del G7″. Il generale risponde a entrambi: “Ritengo che un buon rapporto budget PIL del 2% riesca a soddisfare tutte le esigenze di tutti i teatri. La prossima crisi potrebbe non essere una pandemia, non viviamo in un mare calmo. Ciò che succede nei Balcani e in Africa è diverso rispetto a qualche anno fa, i cambiamenti si muovono con molta rapidità. Arrivare all’1,58% significa che molti settori non possono essere soddisfatti. Dobbiamo iniziare ad avere delle priorità, dobbiamo soffermarci sul cambio strategico in modo da conseguire, il prima possibile, l’integrazione interforze”.

Prende la parola l’Onorevole Frusone (M5S): “Rischiamo di perdere professionalità interne alle forze armate? La ricerca tecnologica ha una cifra inferiore a 50 milioni di euro, sarebbe utile aumentare questo numero per lo sviluppo di progetti per piccole e medie industrie?”. Il capo di Stato maggiore della Difesa risponde: “Assegnare il lavoro alle ditte vuol dire perdere di efficientamento delle forze armate, si è vero, ma oggi siamo arrivati ad un giusto compromesso, si ricorre a una ditta quando è indispensabile e si tenta di ottimizzare quello che abbiamo tentando di quadrare anche lo sviluppo delle aziende. 50 milioni sono pochi e la ricerca è sviluppo questa è una competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, gran parte dei nostri sistemi va a occupare la fetta di ricerca. Questo è un budget che supporta lo sviluppo delle industrie nazionali e lo facciamo rientrare anche nei calcoli Nato. Non mi preoccupa la scarsità di risorse mi preoccupa la volontà al rischio e all’innovazione che il Paese ha perso negli anni. Ce ne fossero di aziende che volessero investire in intelligenza artificiale, in robotica, in biotecnologie tutto ciò che ci fa muovere verso il futuro, bisogna vedere anche qui il costo efficacia”.

Interviene l’Onorevole D’Uva (M5S): “Penso sia importante investire nel mondo chimico biologico radiologico e nucleare, quali sono gli intenti? Il monitoraggio ambientale, quante imprese italiane saranno coinvolte?”. Vecciarelli risponde: “Monitoraggio ambientale e biochimica io ci metterei anche la sanità, bisogna essere preparati a operare in un contesto da virus e di contaminazione, invece abbiamo ridotto un settore vitale quello della sanità. Dobbiamo riprendere questo discorso stiamo lavorando a un riordino della sanità, sicuramente, nei prossimi mesi, la ristrutturazione di uno sviluppo capacitivo chimico batteriologico e della capacità di cura intensiva. Io penso che in questo muoversi con discontinuità, con cambi governativi, dobbiamo avere continuità di intenti di non perderci in dialettica demagogica, le forze armate sono un bene per il Paese anche quando ci viene richiesto il supporto alle emergenze, per quanto possibile continueremo a dare una mano per la sicurezza, ma non vogliamo vedere sminuito il personale”.

Photo Credits: SASSATE

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