Politica

Amministrative 2020, resiste la maggioranza di governo

05
Ottobre 2020
Di Andrea Maccagno

Chi non muore si rivede. Così possono essere sintetizzate le amministrative 2020 per il centrosinistra. Sull’orlo della disfatta, prima, e sul gradino più alto del podio, poi.

I ballottaggi confermano il trend positivo per Zingaretti, che non fa un exploit ma sicuramente regge. E dopo aver mantenuto tutte le regioni al comando – tranne le più piccole Marche – ha fatto man bassa in tutti i comuni da nord a sud. Eccetto la Sicilia, che votava per il primo turno, dove il centrosinistra si afferma solo a Termini Imerese.

Così, degli undici capoluoghi al voto, sei vanno al centrosinistra (Aosta, Bolzano, Lecco, Chieti, Andria e Reggio Calabria), due a un candidato civico (Crotone ed Enna), uno al centrodestra (Arezzo), uno all’inedita coalizione M5S-Volt-Verdi (Matera), mentre Agrigento tornerà alle urne dopo due settimane per il ballottaggio.

Se estendiamo lo sguardo ai 68 comuni con più di 15mila abitanti, poi, scopriamo che il centrosinistra ne ha vinti 23, a cui si devono aggiungere i 4 strappati grazie all’alleanza giallorossa, tra cui Pomigliano d’Arco, terra natia di Luigi Di Maio.

Il centrodestra, invece, si ferma a 18, a cui vanno aggiunti due comuni vinti da Fratelli d’Italia contro i propri alleati storici. Bene infine i civici, che in questo secondo turno ottengono 16 poltrone da primo cittadino, oltre i tre comuni vinti in Sicilia.

Nota di colore: a Cascina, ex comune di cui fu sindaca Susanna Ceccardi – candidata presidente in Toscana, leghista e sconfitta – ha vinto il centrosinistra; a Senigallia, comune che vedeva come sindaco uscente Maurizio Mangialardi – candidato presidente nelle Marche dello sconfitto centrosinistra – ha vinto il centrodestra. Non proprio due belle settimane per loro.

Ma quali sono i dati che più sorprendono? Sicuramente una Lombardia in cui il centrodestra non è ovunque competitivo: questo stranisce soprattutto se confrontato con i “colleghi” del Veneto. E le differenze tra le due Leghe – tanto per dire – le conosciamo già.

Forse, però, il dato che maggiormente bisogna sottolineare è quanto la coalizione Pd-5Stelle possa essere un’alternativa più che credibile al sud. Questa alleanza, infatti, sembra rinvigorire due poli che a queste latitudini avrebbero faticato. L’unione di queste due forze, infatti, è riuscita a sconfiggere il centrodestra in molti territori e sicuramente sarà ricordato come un test rilevante da continuare a monitorare.

Ad oggi, tuttavia, sembra difficile che una simile alleanza possa rappresentare una valida opzione a livello nazionale: in tutte le competizioni in contesti più grandi e al centro-nord, per esempio in Umbria o in Liguria, il finale è sempre stata la figuraccia. Ma la primavera 2021 è alle porte e lì si deciderà il futuro delle città più importanti del Paese, partendo dalle grilline Roma e Torino e passando per Milano.

Una cosa è certa, se queste amministrative ci dovevano raccontare di un Paese pronto a dare la spallata al governo questo non è successo. Anzi, forse con un po’ troppo ottimismo da parte dei proponenti, si pensa ora di fare l’inverso: costruire un nuovo polo sulla spinta di questi risultati. Rimane però il dubbio che, ponendo l’asticella sempre più in basso, ci si creda vittoriosi con poco e si ricamino così strategie che alla fine potrebbero risultare un enorme autogoal.

Photo Credits: Elzeviro.eu