Politica

Come Mario Draghi sta facendo dell’Italia un Paese protagonista in Europa

15
Aprile 2021
Di Redazione

Riportiamo, tradotto in italiano, l’articolo pubblicato sul New York Times.

L'Unione Europea stava arrancando all’inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19, segnata verso fine marzo da carenze e pasticci logistici, quando Mario Draghi ha preso in mano la situazione. Il nuovo primo ministro italiano aveva allora sequestrato una partita di vaccini destinati all'Australia – e insieme a loro, si è dato un'opportunità per dimostrare che una nuova forza, aggressiva e potente era sopraggiunta nel blocco europeo.

La mossa ha scosso la leadership di Bruxelles, che sembrava essersi addormentata. In poche settimane, anche grazie a un forte pressing dietro le quinte, l'Unione Europea aveva autorizzato misure ancora più severe per frenare le esportazioni di vaccini Covid-19 di cui aveva tanto bisogno. L'esperimento australiano, come lo chiamano i funzionari a Bruxelles e in Italia, è stato un punto di svolta, sia per l'Europa che per l'Italia.

Ha anche dimostrato che Draghi, noto come l'ex presidente della Banca centrale europea che ha contribuito a salvare l'euro, era pronto a guidare l'Europa dalle retrovie, posizione in cui l'Italia si trova da anni, in ritardo nei confronti dei partner europei per dinamismo economico e per alcune riforme da approvare tanto necessarie.

Nel suo breve periodo in carica – è arrivato a Palazzo Chigi a febbraio dopo una crisi politica – Draghi ha rapidamente sfruttato le sue relazioni europee, la sua abilità nel muoversi nelle istituzioni dell'UE e la sua reputazione messianica, per fare dell'Italia un attore protagonista nelle dinamiche del continente, discostandosi dall’esperienza degli ultimi decenni.

Con la sua amica cancelliera tedesca Angela Merkel che lascerà il proprio incarico a settembre, il presidente francese Emmanuel Macron impegnato il prossimo anno in dure elezioni e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che fatica a dimostrare competenza, Draghi è pronto a colmare il vuoto di leadership in Europa.

Sempre più spesso sembra parlare a nome di tutta l'Europa.

“La differenza è che tutti, quando parla Mario Draghi, sanno che non sta solo lavorando per l'interesse italiano, ma piuttosto per quello dell’Unione Europea”, ha detto in un'intervista il ministro italiano per gli Affari europei Vincenzo Amendola.

Sapendo benissimo che l’influenza di Draghi deriva dalla sua reputazione internazionale, Amendola ha affermato che, dato il potenziale vuoto di leadership in Europa, "sono necessari leader stabili che portino fiducia".

In Italia, la mossa vaccinale di Draghi è servita a nutrire una popolazione italiana affamata di vaccini, oltre a dare un forte senso di libertà d'azione, ma è stata anche messa a punto per migliorare le mosse europee nel loro insieme.

All'estero, invece, attraverso la sua prima tappa in Libia ha cercato di ripristinare un'influenza italiana ormai in declino nella travagliata ex colonia, ancora oggi fondamentale per il fabbisogno energetico del Paese e per arginare la migrazione illegale dall'Africa. Inoltre, non ha evitato una stoccata al leader autocratico della Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdogan. "Con questi dittatori – chiamiamoli per quello che sono – bisogna essere franchi nell'esprimere la propria diversità di punti di vista e visioni della società", ha detto Draghi.

Ma è all'interno dell'Unione Europea che Draghi ha dimostrato che l'Italia sta ora battendo i pugni sul tavolo.

La scorsa settimana Draghi, che appare a volte buffo e traballante ma sempre diretto, ha mantenuto la pressione su Bruxelles quando si trattava di esportazione dei vaccini. Ha fatto riferimento a sforzi "leggeri" nelle negoziazioni dei contratti con le società farmaceutiche e ha osservato che, nonostante le nuove regole rigide sui divieti di esportazione, l'Unione Europea doveva ancora muoversi.

Ma ha anche abilmente bilanciato le sue critiche all’azione di von der Leyen difendendola dopo che Erdogan le aveva negato una sedia durante una sua visita in Turchia, dicendo che era "molto dispiaciuto per l'umiliazione".

Nel suo debutto a febbraio in un incontro europeo come primo ministro italiano, Draghi, 73 anni, aveva già chiarito di non essere lì per fare il tifo. Durante un vertice economico che includeva grandi attori come il suo successore della Banca centrale europea, Christine Lagarde, aveva detto di "frenare l’entusiasmo" quando si trattava di parlare di un'unione fiscale più ristretta.

Questo tipo di unione è l'ambizione di Draghi nel lungo periodo. Ma prima che possa avvicinarsi a ciò, o affrontare i profondi problemi economici italiani, coloro che lo circondano dicono che Draghi sia profondamente consapevole che la sua priorità deve essere quella di fornire la risposta dell'Europa alla pandemia.

I funzionari italiani dicono che la sua distanza dai negoziati contrattuali, che sono stati completati prima del suo insediamento, gli ha dato la libertà di agire. Ha suggerito che AstraZeneca ha ingannato l'Europa sulle forniture di vaccino, vendendo le stesse dosi due o tre volte, e si è subito concentrato su un divieto di esportazione.

"Ha capito subito che la questione era quella delle vaccinazioni e che il problema erano le forniture", ha detto Lia Quartapelle, membro del Parlamento responsabile degli affari esteri per il Partito Democratico italiano.

Il 25 febbraio, si è unito a una videoconferenza del Consiglio europeo con Ursula von der Leyen e altri leader dell'Unione europea. I capi di stato gli hanno dato un caldo benvenuto. "Ti dobbiamo molto", gli ha detto il primo ministro della Bulgaria.

Poi von der Leyen ha illustrato un'ottimistica presentazione slide sul lancio dei vaccini in Europa. Ma, secondo un funzionario presente alla riunione, il nuovo membro del club ha detto senza mezzi termini alla von der Leyen che ha trovato le sue previsioni sui vaccini "poco rassicuranti" e che non sapeva se i numeri promessi da AstraZeneca potessero essere affidabili.

Ha implorato Bruxelles di essere più dura e di andare più veloce.

Merkel si è unita a lui nell'esaminare i numeri illustrati da von der Leyen, il che ha messo la presidente della Commissione, ex ministro della difesa tedesco, in difficoltà. Macron, che aveva sostenuto la nomina di von der Leyen ma ha rapidamente formato un'alleanza strategica con Draghi, ha infierito. Ha esortato Bruxelles, che aveva negoziato i contratti sui vaccini per conto dei suoi membri, a "fare pressione sulle aziende non ottemperanti".

In quei giorni von der Leyen stava ricevendo aspre critiche in Germania per la sua debolezza sulla questione dei vaccini, anche se i suoi stessi commissari sostenevano che rispondere troppo aggressivamente, con un divieto di esportazione dei vaccini, avrebbe potuto danneggiare l'Europa nel percorso.

Draghi, con il suo discorso diretto durante la riunione di febbraio, ha serrato le file. Così come ha fatto Macron, che è emerso come suo partner – i due sono soprannominati "Dracon" dai tedeschi – spingendo per un'Europa più muscolare.

Dietro le quinte, Draghi ha affiancato la sua dura linea pubblica con una campagna di corteggiamento. L'italiano, che è noto per chiamare privatamente i leader europei e i dirigenti farmaceutici sui loro cellulari, ha cercato von der Leyen.

Secondo la Commissione europea e i funzionari italiani, tra tutti i player europei era quella che conosceva meno bene, per questo voleva rimediare e assicurarsi che lei non si sentisse isolata.

Poi, all'inizio di marzo, mentre le carenze del vaccino Covid di AstraZeneca continuavano a interrompere la campagna in Europa e ad aumentare la frustrazione pubblica e la pressione politica, Draghi ha trovato il regalo perfetto per von der Leyen: 250.000 dosi di vaccino AstraZeneca, destinate all'Australia e sequestrate.

Quartapelle ha parlato con il consigliere diplomatico di Draghi il giorno dopo il blocco delle spedizioni, il quale le ha riferito che Draghi "era stato a lungo al telefono con von der Leyen" e che "ha lavorato molto con von der Leyen per convincerla".

L'episodio è diventato un chiaro esempio di come Draghi costruisce relazioni con il potenziale di produrre grandi profitti non solo per se stesso e per l'Italia, ma per tutta l'Europa.

Il 25 marzo, quando la Commissione si è insospettita per oltre 29 milioni di dosi di AstraZeneca in un magazzino fuori Roma, von der Leyen ha chiamato Draghi per chiedergli aiuto, hanno riferito i funzionari a conoscenza delle chiamate. Lui ha risposto, e la polizia è stata rapidamente inviata sul posto.

Nel frattempo, Draghi e Macron, insieme alla Spagna e ad altri Paesi, hanno continuato a sostenere una linea più dura della Commissione sulle esportazioni di vaccini. I Paesi Bassi erano contrari, e la Germania, con un vivace mercato farmaceutico, era contraria.

Quando i leader europei si sono incontrati di nuovo in una videoconferenza il 25 marzo, von der Leyen sembrava più fiduciosa rispetto ai vantaggi politici e pragmatici di fermare le esportazioni di vaccini Covid prodotti nell'Unione europea. Ha di nuovo presentato delle diapositive, questa volta autorizzando un più largo freno di sei settimane alle esportazioni, che ha avuto l'appoggio di Draghi.

"Lasciatemi ringraziare per tutto il lavoro che è stato fatto", ha detto.

Dopo l'incontro, Draghi, anche se modestamente, ha dato all'Italia – e per estensione a se stesso – il credito per i passaggi che hanno permesso i divieti di esportazione. "Questa è più o meno la discussione che ha avuto luogo", ha detto ai giornalisti, "perché questa era la questione originariamente sollevata da noi".

 

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