Innovazione

Tra tecnologia e diritto: quando lo screenshot diventa una prova

01
Dicembre 2021
Di Nicolò Marcon

2.000 screenshot: questo l’impressionante numero, certificato dagli esperti, per ogni smartphone utilizzato nel mondo che contenga, all’interno della propria memoria, foto, commenti e conversazioni “cristallizzate” grazie a un semplice click. Per non parlare del successivo fenomeno di condivisione degli stessi file con amici e parenti. Ma che succede quando uno screenshot può costituire una prova in tribunale per inchiodare un presunto colpevole di stalking? Quale il valore legale dello ‘scatto’? Gli ambiti di applicazione sono molteplici: dal civile al penale, dall’amministrativo allo stragiudiziale, dai casi di cyber-bullismo e revenge porn fino alla diffamazione online.

TrueScreen si è posta – e ha risolto – questo problema grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate imprimendo al file, dopo un rigoroso scanner, un documento forense che ne garantisce il massimo valore probatorio. Il fondatore, Fabio Ugolini, è un giovane avvocato specializzato in informatica giuridica che ha avuto l’intuizione all’inizio dello scoppio della pandemia e ha messo a punto l’app nello spazio di co-working e convettore di idee chiamato “Spazio01”, anche sede per incontri di formazione ed eventi nel pieno centro di Bologna. L’app è stata creata da un team di giovani specializzati in diverse discipline – provenienti da tutto il mondo – che è partito dalla considerazione comune che la possibilità di modificare gli screenshot è ormai alla portata di tutti, così come per foto, video e registrazioni audio.

«Abbiamo creato una soluzione che permette di dare più credibilità a queste prove in modo tale che lo screenshot diventi un’arma a vantaggio delle persone offese in diversi tipi di reati e che consente quindi di andare dal giudice con qualcosa di estremamente più credibile e molto meno opinabile – spiega il fondatore e CEO di TrueScreen Fabio Ugolini –. Abbiamo mixato diverse tecnologie in un determinato ambito della protezione del dato. Queste tecnologie combinate insieme permettono di ottenere una cassaforte digitale che rende di fatto immutabile il file. Così facendo si garantisce l’intera catena di custodia della prova digitale sia nel momento in cui viene generata, sia nel momento in cui viene condivisa. Le nostre prospettive prevedono di crescere in diversi ambiti, cavalcando la necessità di dotarsi in ambito assicurativo e in ambito legale di molti più strumenti che vadano nella direzione di comprovare i dati digitali, ma anche impegnandoci nel sociale collaborando con associazioni e contribuendo in qualche modo a quello che per noi è un obiettivo: rendere accessibili queste prove a chi ne avesse bisogno».

In poco tempo l’intuizione di questi giovani startupper ha scalato le graduatorie del consenso, riuscendo a farsi spazio nel mercato digitale. Recentemente, infatti, anche la Regione Emilia Romagna ha scelto di investire su di loro, ammettendoli tra i beneficiari di un bando dedicato alle start up innovative, riconoscendoli finanziabili con un contributo a fondo perduto di 100mila euro.

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