Economia

Gentiloni in audizione su Next Generation: “La risposta UE all’emergenza è ispirata alla solidarietà”

03
Marzo 2021
Di Valentina Ricci

Una risposta europea “ispirata alla solidarietà”. E’ chiaro il pensiero di Paolo Gentiloni nella veste di Commissario UE all’Economia rispetto alla linea europea di gestione dell’emergenza Covid: la sospensione dei vincoli di bilancio ha portato ad una risposta economica tempestiva che non ha di fatto vincolato in alcun modo l’autonomia degli Stati membri.

Alla base dei criteri di ripartizione del Next Generation Eu c’è la volontà di evitare che la crisi aumenti il divario all’interno dell’Unione, un rischio che Gentiloni giudica “attuale” da dover affrontare. La Commissione Europea ha ricevuto le bozze dei piani da parte di alcuni Paesi membri, ma nessuno ha ancora consegnato un piano definitivo. Motivo per cui il lavoro in questi giorni è molto intenso. Il primo organo a darne l’approvazione sarà il Consiglio europeo, che però erogherà solamente il 13% del prestito, mentre il restante 87% arriverà plausibilmente con rate semestrali. Gentiloni specifica che il lavoro frenetico di queste settimane è funzionale a far arrivare ai Paesi membri queste risorse prima dell’estate.

Il Pnrr relativo all’Italia è importante perché “in termini assoluti avrà il maggior numero di risorse e dentro queste ci sono 70 miliardi di trasferimenti, pari al 4% del nostro PIL del 2019. La bozza trasmessa al Parlamento dal governo precedente è una base di lavoro importante, coerente con alcune soglie di priorità che la Commissione e il Consiglio hanno stabilito”.

Trancassini (FdI): “Rispettare i tempi non è nelle corde della nostra nazione. Serve un completo cambio di rotta e strategia”. Lucaselli (FdI) fa notare l’insoddisfazione, trapelata durante le audizioni, per la bozza del piano e chiede: “Quindi a cosa si riferisce quando parla di una base importante? Secondo le tempistiche europee l’Italia è in ritardo?”. Gentiloni puntualizza che l’Italia ha vissuto uno stop&go causa formazione del nuovo governo, ma ha anche specificato che il termine ultimo è fissato a fine aprile e che “il lavoro procede a buon ritmo abbiamo, riunioni settimanale con tutti i 27 Paesi per valutare e chiarire dubbi, perché la regolamentazione è complessa, non siamo in ritardo ma non è una passeggiata completare un lavoro di questo tipo”.

Candiani (Misto): “Il piano presentato dal governo è valido?” Premettendo che ci sia ancora molto lavoro da fare per rafforzarlo Gentiloni risponde: “E’ un punto di partenza coerente con grandi orientamenti e priorità. Si sta lavorando con contatti continui tra gli uffici del governo e quelli coinvolti a Bruxelles”.

Una proposta di cui va molto orgoglioso Paolo Gentiloni è quella relativa agli Sure che “ha avuto più successo”, infatti è stata utilizzata da 18 Paesi, mentre nessuno Stato membro ha opzionato la linea di credito sanitaria del Mes.

Il nodo “aiuti di Stato” alle imprese è la questione posta dalla Senatrice Ferrero (Lega): “Come potrà essere superata questa problematica?”. Gentiloni chiarisce che per le garanzie uno schema semplice sono le richieste di accesso agli aiuti temporanei di Stato, ma “queste richieste, che hanno un ammontare intorno ai 4mila miliardi, sono state diseguali tra Paesi che hanno più risorse e quindi hanno messo sul tavolo richieste e garanzie maggiori di altri, la Germania in particolare. L’utilizzo effettivo di queste risorse fa emergere che la situazione è meno squilibrata di quanto appaia, quindi tutti i Paesi hanno potuto far fronte a rischi di fallimenti e questo ha portato a livelli di fallimenti bassi”.

Per restituire fiducia all’economia l’obiettivo primario è difendere la salute, e sul tema è impossibile non citarne i ritardi sia italiani sia europei. Gentiloni affronta la questione: “E’ chiaro che nelle prossime settimane bisognerà andare su cifre molto più alte sia nella distribuzione che nella somministrazione dei vaccini” rafforzando le capacità organizzative della campagna sul territorio.

Bonino (+Europa) sottolinea errori e limiti per i vaccini, compresi i pareri contrastanti tra gli Stati membri: “Come stanno esattamente le cose e che opinione ha a riguardo? Ci sono Paesi che annunciano che faranno da soli, come l’Ungheria, ci può dare una chiarificazione su questo?” A sottolinearne la lentezza della distribuzione e a porre sul tavolo la questione relativa al comportamento dell’Ema nell’approvazione dei vaccini è Vigna (Lega), mentre Comaroli (Lega) chiede: “Ci sarà un’implementazione della fornitura per gli Stati?” Gentiloni risponde: “La Presidente Von der Leyen ha riconosciuto ritardi e difficoltà sulla nostra capacità di tenere sotto pressione la capacità produttiva delle grandi aziende farmaceutiche”. Questa è la sfida “perché il fatto che molti Paesi europei nelle loro ordinazione, che la Commissione ha centralizzato, avessero privilegiato i vaccini AstraZeneca e poi AstraZeneca abbia annunciato ritardi nelle sue consegne ha evidenziato un grande problema”.

Incrementare la capacità produttiva non è una cosa che accade dall’oggi al domani. Gentiloni ammette che qualche ritardo deriva anche da meccanismi di autorizzazione dell’UE. Ma sottolinea che si tratta di meccanismi di garantismo per la salute dei cittadini. Le dosi distribuite sono 52mln di dosi entro fine febbraio e di queste ne sono state somministrate 30mln. Ne deriva che c’è bisogno di impegno per la Commissione nel mantenere sotto pressione la capacità produttiva e per gli Stati membri di somministrare le dosi.

I dati non collocano l’Ue agli ultimi posti a livello globale, tiene a precisare Gentiloni. Paese come la Russia, di cui si parla per il vaccino di produzione propria, sono dietro l’Italia per il numero di vaccinazioni effettutate in patria. Non per pregiudizio, spiega Gentiloni, ma credo che “l’Ema sia disponibile a valutare anche lo Sputnik, ma ad oggi queste richieste non sono pervenute. Paesi come l’Ungheria vi hanno fatto ricorso e comunque dispongono di quantità di dosi limitate”. Poi chiede ai deputati: “Provate a immaginare in che situazione ci troveremmo oggi se non avessimo il procurement comune europeo? Ognuno riconosce le proprie responsabilità, ma abbiamo un procurement comune che ci risparmia difficoltà che, altrimenti, sarebbero state enormi”.

Photo Credits: La Repubblica