Politica

Referendum, per i social è ancora no. Divario sempre più netto con i sondaggi

15
Settembre 2020
Di Redazione

Nonostante i sondaggi non diano speranze al no, i social continuano a schierarsi contro la riforma costituzionale. Così si evince dall’ultima analisi di Utopia – società di public affairs e comunicazione – sui temi connessi al referendum e dibattuti sui social.

Partiamo, come di consueto, dal volume delle conversazioni su Twitter e Instagram. Twitter si conferma il social maggiormente utilizzato, con un bacino di oltre 21mila utenti attivi sulla tematica referendum dal 16 agosto al 14 settembre. Ciò si traduce in oltre 118 mila tweet e 294mila retweet. Da notare l’impennata di post occorsa nell’ultimo weekend, quando si è giunti alla cifra record di oltre 7500 tweet in un giorno.

Diverso il discorso per Instagram. Nello stesso periodo gli utenti coinvolti sono stati 924, per 2177 post (con una diminuzione dopo il picco del 7 settembre) e oltre 20mila commenti.

Ma qual è l’elemento che ha caratterizzato questi ultimi sette giorni? Senza dubbio la politicizzazione dell’evento elettorale. Fino ad oggi, infatti, il dibattito era rimasto legato alle questioni tecniche del quesito. Nell’ultima settimana, invece, si è assistito a un cambio di strategia da parte dei sostenitori del no: puntare tutto sul pro o contro i 5 Stelle.

In più post è stato esplicitato un collegamento diretto tra la sconfitta del sì e quella grillina, con un’ipotetica caduta del governo qualora le urne tradissero la maggioranza giallorossa. Si prendano ad esempio, su tutti, il tweet di Brunetta – “Se vince il Sì vincono il M5S e l’antipolitica” – o di Calenda – “Tagliamo i parlamentari. Quelli che devono essere tagliati. Quelli che si sono arricchiti con la politica […] Iniziando da te”, riferendosi a Di Maio.

Più in generale, Brunetta e Calenda, insieme a Bonino, Palmieri, Baldelli, Nobili, Nannicini, Richetti e Garavini, mostrano un altro interessante trend che coinvolge i supporter del no: ovverosia il forte e trasversale impegno del campo liberal.

Ancora una volta, infatti, è Baldelli ad aggiudicarsi il primo posto nel ranking del numero di post su Twitter; social nel quale Calenda risulta essere il politico che raccoglie più like e share. Non solo, molto forte va anche l’account di +Europa.


Discorso in parte diverso su Instagram, dove il Movimento 5 Stelle si classifica secondo per numero di post e di like. Ma la vera new entry nel campo grillino è quella della Vicepresidente del Senato Paola Taverna, che con un suo post su Instagram è arrivata a 1264 like e 233 commenti. La Taverna va quindi ad aggiungersi alle voci di peso del Movimento 5 Stelle che sinora si erano pubblicamente espresse, come quelle di Di Maio, Crimi e Toninelli. Proseguono poi nella loro sovraesposizione i parlamentari Corbetta, Mantovani e De Carlo.

Ma, come spesso capita nelle analisi social, ciò che fa più “rumore” è ciò che non c’è: gli assenti. Tra questi ultimi i democratici per il sì – a cominciare da Zingaretti – nonostante abbiano ottenuto l’ok per il passaggio in Aula della riforma elettorale, loro precondizione per il sì al quesito referendario.

Anche le opposizioni di destra come quelle di Meloni e Salvini, però, latitano. Una nota di colore su quest’ultimo: su Instagram la pagina “Salvini.fanpage” si è contraddistinta come la quarta pagina con più like. La particolarità? Fa campagna per il no e un suo post ha raggiunto addirittura 4048 like.

 Tutto ciò mostra una profonda discrasia tra quello che avviene sui social e quello che i sondaggi ci raccontano circa il possibile esito del referendum. Perché se sulla rete prevalgono i no, per gli istituti demoscopici il sì stravincerà.  

E allora, a maggior ragione, come leggere i dati sugli hashtag? Su Twitter per esempio cresce il divario tra “#iovotono” e “#iovotosi”, col primo al 79% e il secondo al 15,4%. Esito simile su Instagram, anche se con margini più contenuti, con “#iovotono” al 63,2% e “#iovotosi” al 29,9% (sommando la percentuale con “#iovotosì”).

Forse il motivo è che i social funzionano meglio come catalizzatore di chi va in direzione contraria alla maggioranza. Rimane però particolare come chi fino a ieri sulla rete alimentava la polemica anticasta, oggi stia in disparte. Tuttavia, per quanto si possa mobilitare un elettorato tramite social, saranno le urne a sancire vincitori e vinti. E i sondaggi, fin quando pubblicati, sembrano proprio non avere dubbi su chi siano gli uni e chi gli altri.

 

 

Redazione

 

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