Politica

Elezioni europee e il voto degli inglesi

20
Maggio 2019
Di Redazione

 

Giovedì 23 maggio saranno gli inglesi, coloro che hanno votato per la Brexit, i primi cittadini (ancora) europei a dare il via al weekend elettorale per rinnovare il Parlamento europeo. Diversamente da quanto accade nel nostro Paese, tradizionalmente è proprio il giovedì per gli inglesi la giornata tipica per esprimere la propria preferenza.  Questa volta, però, si tratta di una situazione più paradossale considerata l’elezione di 73 membri del nuovo Parlamento europeo che saranno costretti a tornare a casa quasi immediatamente.

Ieri, Theresa May ha lanciato l’ultimo grido disperato per la salvezza: chiedere ai parlamentari di votare l’opzione di un secondo referendum, se possibile anche prima del nuovo accordo sulla Brexit. La proposta però non è stata ben accolta da nessuno degli attori in campo, a partire da Jeremy Corbyn che ha dichiarato “Non se ne parla”. Tra l’altro, proprio nelle ultime ore, i sondaggi danno in testa, anzi come trionfatore di questa tornata elettorale, Nigel Farange, ex leader per l’Indipendenza del Regno Unito, il purista della Brexit, che dovrebbe raccogliere tra il 30 e il 37% dei voti. La Premier invece pare che non riesca a superare un misero 12% che, se confermato, non farebbe altro che accelerare la sua uscita di scena. Molti infatti non credono che la Premier possa arrivare a inizio giugno; anzi potrebbe lasciare Downing Street già lunedì 27 maggio. Un’eventuale crisi di governo di questo tipo potrebbe portare però un premier conservatore, euroscettico, che andrebbe a rinforzare il No Deal, cioè l’uscita dall’Ue senza accordo.

Ma secondo la May uscire con un buon accordo è la cosa migliore e ha provato a spiegarlo nei giorni scorsi prima in un consiglio di gabinetto e poi durante un discorso a Londra. La Premier ha illustrato le novità di una nuova proposta di uscita che prevedono, tra le altre cose, una serie di concessioni su maggiori garanzie riguardanti i legami economici con l’Ue dopo l’uscita, il mantenimento di standard europei di tutela ambientale e dei lavoratori e mantenere temporaneamente l’unione doganale (proposta del laburista Jeremy Corbyn) fino alle prossime elezioni politiche. Tuttavia non sembra che quanto avanzato dalla May abbia fatto breccia nei cuori sia dei membri del suo partito sia degli altri leader politici.

Per tale ragione, con il passare delle ore, sembra sempre più vicino un epilogo tutto orientato al No Deal. Staremo a vedere.

 

Fabiana Nacci

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