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Economia nel Mediterraneo, Urso: crescere con l’Africa e il Medioriente

18
Aprile 2024
Di Giampiero Cinelli

Il Mediterraneo, ponte tra gli Oceani, è sempre stato un crocevia importantissimo in tutte le epoche. Oggi lo è ancora, nonostante gli assi dell’economia globale si stiano spostando, perché il suo ruolo geopolitico non ha perso centralità, anzi ne acquisisce rispetto alla questione africana, alle tensioni in Asia e ai conflitti vicini. Quale politica europea e italiana avere in questo mare si è parlato al Festival Euromediterraneo dell’Economia, al Centro Congresso dell’Università Federico II di Napoli.

Oltre agli squilibri causati dai contrasti militari, che rendono l’Italia una «linea di faglia», uno dei problemi che il Paese incontra nell’improntare lo sviluppo economico all’interno del Mediterraneo è anzitutto rappresentato dalle risorse che si possono mettere in campo. Come ha fatto notare Giuliano Noci, docente universitario e membro dell’Advisory Board del Festival, la mole di investimenti in processi di intelligenza artificiale è bassa rispetto a quella dei competitor nell’area come la Francia, questo implica la necessità di implementare processi aggregativi e di scala dal punto di vista produttivo e strategico, per cercare di sfruttare un’opportunità rappresentata dal bacino africano, questo per certi versi un’altra linea di faglia a detta di Noci, vista la concorrenza mastodontica della Cina in primis e in parte degli Usa, ma comunque un quadrante impossibile da ignorare in quanto nel 2050 l’Africa sarà il Continente con il più alto numero di giovani al mondo.

Sulla questione delle risorse ha parlato al Festival anche l’ex governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco, secondo cui è «pienamente giustificato l’ammontare di risorse che viene dedicata, ad esempio, nel Pnrr – si tratta di circa 80 miliardi – alla transizione, ma bisognerà farne l’uso migliore possibile e in piena trasparenza. Questa – ha aggiunto – è una sfida che non potrà esaurirsi nei prossimi tre anni, quindi occorreranno altre risorse in piena complementarità tra pubblico e privato. Se c’è un investimento pubblico, deve esserci una risposta privata. Il punto importante è che dovrà mantenersi elevata la natura innovativa degli investimenti, ma questo richiederà una non minore attenzione alla qualità del capitale umano coinvolta nella produzione, nell’utilizzo e nella diffusione di queste tecnologie».

Per Visco, poi, a livello internazionale, «bisogna mantenere al massimo l’apertura, la trasparenza e la cooperazione in un contesto difficilissimo, anche per le tensioni geopolitiche. A livello europeo, è evidente che nessun Paese potrà da solo conseguire gli obiettivi che sono stati stabiliti, ma ciascuno dovrà fare la propria parte nell’interesse comune per salvaguardare la sostenibilità ambientale in un lasso breve di tempo e per assicurare il benessere di chi verrà dopo di noi».

«Oggi far ripartire il Paese vuol dire far ripartire il Mezzogiorno, e di fronte all’opportunità offerta dalla ritrovata centralità del Mediterraneo, e di risorse senza precedenti destinate al Sud d’Italia, c’è una grande opportunità che Cassa depositi e prestiti sta aiutando a cogliere, sia con i finanziamenti che con la consulenza alle pubbliche amministrazioni». Lo ha detto l’amministratore delegato di Cdp Dario Scannapieco nel suo intervento al Festival dell’Euromediterraneo. Scannapieco ha individuato quattro vulnerabilità del Mezzogiorno: carenze infrastrutturali e di capitale umano, tessuto produttivo meno strutturato ed efficienza della pubblica amministrazione. Il Sud, ha detto «è ora destinatario di risorse senza precedenti, 200 miliardi fino al 2027, fra Pnrr, Fondo di sviluppo e coesione e fondi strutturali, e c’è una rinnovata centralità del Mediterraneo con una riorganizzazione delle catene del valore».

Che il Mediterraneo sia una via di sviluppo dell’Europa è convinto anche il Ministro del Made in Italy Adolfo Urso, il quale intervenendo al Fedeuromed ha sottolineato come ora, data la situazione geopolitica totalmente diversa del 2001, quando la Cina entrava nel Wto e le catene del valore si frammentavano parecchio, non si possa più pensare di crescere agganciandosi all’Oriente ma si debba puntare a farlo con Africa e Medioriente. Per Urso il sud può e deve essere un hub del gas e del commercio riguardo alle rotte delle materie prime. Per questo, ha ricordato, il governo ha voluto riappropriarsi della siderurgia e considera il polo dell’ex Ilva fondamentale per la politica industriale.

Il ministro, mostrandosi fiducioso di attrarre investimenti strategici, ha detto dell’impegno della società di Singapore Silicon Box che in Italia realizzerà uno stabilimento di produzione di microchip, con 1.600 ingegneri. L’Italia sarà inoltre protagonista di una linea pilota europea nella zona industriale di Catania, per un valore di 400 milioni volti a costruire chip resistenti all’alta temperatura, atti al settore automobilistico e dell’aerospazio.

I progetti per sfruttare economicamente l’area mediterranea contemplano ovviamente i collegamenti e i trasporti. In tal senso è da sottolineare la linea ferroviaria Napoli-Bari, contenuta nel Pnrr, che collegherà le due città in due ore di viaggio, permettendo così di arrivare da Bari a Roma in tre ore. A parlarne al Festival è stato l’Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris. La linea sarà pronta nel 2026 e pienamente operativa nel 2027. Ferraris ha anche posto l’accento sugli investimenti da fare nell’Italia orientale, aprendo collegamenti con i corridoi d’Europa, pensando alla dorsale adriatica che avvicini Bari a Trieste, senza dimenticare la necessità di rendere sempre più efficienti le comunicazioni con il Nord Africa. «Per vedere i frutti di un grande piano ci vogliono dieci anni e l’Italia ha bisogno di circa 120 miliardi», ha affermato Ferraris.

Insieme all’Africa, il Medioriente come partner. Una delle linee venute fuori dal Festival. E appunto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha annunciato: «Il 13 maggio ci sarà a Napoli una visita ad alto livello della Camera di commercio araba. La prima volta che c’è questa visita a Napoli e quindi è anche un segno importante del nuovo interesse internazionale per gli investimenti in città. È una opportunità significativa che porta avanti questo percorso di internazionalizzazione di Napoli nella cultura ma soprattutto nell’economia».

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