Cultura

Sì della Camera al DL Sostegni Bis, aiuti anche alla Cultura

17
Luglio 2021
Di Andrea Maccagno

Dai Ristori ai Sostegni (Bis). Cambiano i nomi dei decreti ma non le finalità: supportare chi ha sofferto le chiusure imposte dalla pandemia. Così, con 363 voti favorevoli, 9 contrari e 38 astenuti (Fratelli d’Italia), la Camera ha dato il via libera al testo che, ora, passa al vaglio del Senato. La conversione finale in legge è attesa entro il 24 luglio, pena la decadenza della norma.

Sono 40 i miliardi che Governo e Parlamento hanno destinato come ulteriore tranche di aiuti a numerose categorie in difficoltà. È stato soppresso il meccanismo del cashback, che tanti italiani aveva appassionato, dirottando quelle risorse sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda il capitolo scuola, si assumeranno 11mila docenti di sostegno a tempo determinato. Prorogati senza alcuna maggiorazione i termini di versamento Irpef, Irap e Iva, mentre è stato confermato lo sblocco dei licenziamenti.

Ma tra i vari comparti che potranno beneficiare dei sostegni, un ruolo di primo piano lo esercita anche il mondo della cultura. 47 milioni per la parte corrente e 120 per gli interventi in conto capitale sono gli incrementi ai fondi destinati ai settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo. Al Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali è stato previsto un incremento di 20 milioni di euro per il 2021, così come aumenta di 20 milioni la spesa per assicurare il funzionamento dei musei e dei luoghi della cultura statali.

Premiate anche le persone fisiche che detengono immobili di interesse storico e artistico. Il DL Sostegni Bis, infatti, istituisce presso il MiC il Fondo per il restauro e per gli interventi conservativi di questi beni. Si tratta di un milione di euro per il 2021 e un ulteriore per il 2022: è la prima volta che viene riconosciuta la centralità di questi immobili.

A riguardo, agrodolce la posizione dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. Spiega Giacomo di Thiene, presidente di ADSI: “Il Fondo riconosce un credito di imposta del 50% delle spese per il restauro e gli altri interventi conservativi sui beni immobili vincolati di interesse storico e culturale. Sebbene con una dotazione assolutamente esigua, rappresenta un segnale nei confronti del settore, a parziale ristoro della grave crisi economica che ha colpito la filiera delle dimore storiche italiane a causa dell’emergenza da COVID-19. Per questo, ringraziamo tutte le forze politiche che hanno sostenuto e votato la proposta”.

Effettivamente partiti sia di maggioranza sia di opposizione hanno convintamente appoggiato la proposta, che però conserva delle criticità a detta di di Thiene, soprattutto a proposito della non cumulabilità con altri contributi: “Data la modesta entità del Fondo – a fronte delle ingenti spese di manutenzione e restauro di questi beni – la non cumulabilità potrebbe disincentivare i proprietari di immobili storici a ricorrervi, facendo decadere i motivi per i quali è stato istituito. Potrebbero peraltro sorgere problematiche qualora – una volta fatta la domanda di accesso – i fondi risultassero esauriti, rendendo a quel punto complessa la richiesta di altri contributi statali”.

Sentiti da The Watcher Post, hanno mostrato soddisfazione per l’istituzione del Fondo anche due dei proponenti dell’emendamento in questione. Da una parte l’On. Faro (M5S): “Questo Fondo segna un inizio e certamente andrà rifinanziato e seguito fino ad arrivare ad un decreto attuativo che possa soddisfare il maggior numero di richieste”. Dall’altra l’On. Mollicone (FdI): “Siamo contenti che possano essere inserite misure per il patrimonio culturale privato come il Fondo per il restauro degli immobili sottoposti a vincolo”.

I parlamentari coinvolti, ad ogni modo, sostengono le criticità sottolineate dal presidente di ADSI. L’onorevole Faro, ad esempio, si concentra sul riconoscimento alle sole persone fisiche, assicurando che “proverà a far leva sul Governo affinché questo Fondo sia aperto anche alle persone giuridiche”. L’onorevole Mollicone, d’altro canto, critica la non cumulabilità, “anche in virtù del fatto che tali immobili rappresentano il 2 per mille dell’intero patrimonio immobiliare italiano”. Discorso analogo alla collega sull’estromissione delle persone giuridiche: “L’esclusione dal credito d’imposta per chi esercita attività d’impresa impedirebbe l’accesso a larga parte dei possibili beneficiari. Il riconoscimento del contributo alle sole persone fisiche circoscrive in modo inspiegabile tale platea, escludendo a titolo esemplificativo chiunque eserciti nella sua proprietà anche attività commerciali”.

Non resta che attendere l’arrivo del testo in Senato e monitorare eventuali modifiche estensive. “Il nostro auspicio è che i prossimi passaggi parlamentari possano finalmente rendere il Fondo conforme alle reali esigenze del settore”, dichiara di Thiene. Gli fa eco Mollicone: “Presenteremo emendamenti per aumentare i fondi a disposizione e risolvere queste criticità che rischiano di causare grovigli normativi e impossibilità di accedere ad altri sostegni, in una situazione già di per sé difficile”. Entro il 24 la soluzione.

Photo credits: ADSI

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